Concetti Chiave
- Risparmiare denaro è una sfida crescente, spesso intralciata da figure che si spacciano per consulenti finanziari affidabili.
- Beppe Scienza critica un sistema mediatico che promuove prodotti bancari complessi invece di informare correttamente i risparmiatori.
- La stampa italiana ha pubblicato contenuti sui fondi comuni curati dai venditori stessi, anziché da giornalisti indipendenti.
- Esiste un conflitto di interessi poiché le banche finanziano i giornali attraverso la pubblicità, limitando l'indagine giornalistica.
- "Il risparmio tradito" offre un'analisi indipendente di fondi e polizze, realizzata da un matematico dell'Università di Torino.
Indice
Il complotto dei consulenti
Beppe Scienza svela, per chi non se ne fosse ancora accorto, un mondo di veri e propri truffatori mascherati da consulenti finanziari e, purtroppo, accreditati giornalisti economici di ancor più accreditate testate giornalistiche.
La stampa e la truffa
L'autore denuncia, citando meticolosamente giornali, giornalisti e articoli specifici, questo complotto ai danni del risparmiatore. Sostanzialmente la truffa consiste nel convincere il risparmiatore che le banche, con i loro prodotti di anno in anno sempre più ricchi e complessi (fondi comuni, gestioni patrimoniali, polizze vita), sono in grado di fare di gran lunga di meglio del risparmiatore 'fai da te'. Ma chi misura quanto i gestori di professione sanno fare di meglio rispetto a chi acquista direttamente semplici BTP, CCT; BOT? I primi fondi comuni in Italia nascono nel 1984. Nello stesso periodo le compagnie di assicurazione riprendono a collocare le polizze vita. Era in grado la stampa italiana di informare correttamente i lettori di ciò che stava succedendo? E' questa la domanda chiave intorno alla quale ruota il libro del prof. Scienza. La risposta è no e l'autore la motiva nelle sue 190 pagine ben argomentate.
Il ruolo dei giornali italiani
Cosa avrebbero dovuto fare i giornali italiani? Testate come il settimanale tedesco Der Spiegel assunsero economisti, matematici e attuari in grado di seguire i nuovi prodotti finanziari e assicurativi per esprimere pareri e confronti autonomi. La stampa italiana, invece, fin da subito, pubblicò inserti e speciali sui fondi di investimento che avevano, e hanno tutt'ora, una pecca ontologica di base: essi erano curati non da giornalisti indipendenti ma dagli stessi gestori di fondi comuni, per esempio Banca Fideuram. La strada più comoda per il giornalismo economico italiano è stata sempre quella di andare a prendere grafici, tabelle e analisi da chi li aveva già realizzati, cioè dagli opuscoli degli stessi venditori. Per anni, giornali come Il Sole 24 Ore, il Mondo, Milano Finanza e altre si sono avvalsi del supporto del gruppo Fideuram. "E' come se Quattroruote - osserva il prof. Scienza - invece di procedere a prove e misurazioni autonome, ricorresse ai dati forniti neppure dalla FIAT, ma addirittura dai suoi concessionari." Non avrebbero dovuto i giornalisti economici rifare i conti autonomamente per calcolare rendite, capitali, rischio, sulla base delle clausole contrattuali?
Il circolo vizioso della pubblicità
Purtroppo, spiega l'autore, i direttori di giornali, tranne rarissime eccezioni, usano ogni precauzione per non creare dispiaceri a chi compra spazi pubblicitari sulle loro testate, che purtroppo sono sempre le stesse banche e assicurazioni. In altre parole è un circolo vizioso: banche e assicurazioni pagano e sostengono i giornali attraverso la pubblicità dei loro prodotti, quegli stessi giornali che dovrebbero andare a spulciare i contratti, le rendite reali e informare correttamente i lettori. Eppure, anche i lettori finanziano i giornali comprandoli nelle edicole, ma in Italia c'è l'idea che gli ultimi della catena siano polli da spennare.
Un caso emblematico
Milano Finanza rende pubblica una vicenda emblematica: nel 1997 l'Istituto San Paolo di Torino revocò la pubblicità a Milano Finanza e Italia Oggi, perché era stato pubblicato un articolo in cui erano state riportate le "critiche mosse dal vicepresidente Ottolenghi al prescindete Mandano durante l'ultimo consiglio d'amministrazione". Chi vuole informarsi su grafici, tabelle, analisi, rendimenti e confronti onesti di fondi comuni, polizze vita, gestioni patrimoniali contro BTP, CCT, BOT, realizzati da un giornalista indipendente, matematico presso l'Università di Torino, può leggersi "Il risparmio tradito".
Domande da interrogazione
- Qual è la principale denuncia di Beppe Scienza nel suo libro?
- Come si comporta la stampa italiana riguardo ai prodotti finanziari?
- Qual è il problema con la pubblicità nei giornali economici italiani?
- Qual è l'esempio emblematico di conflitto tra giornali e istituti finanziari?
- Cosa offre il libro "Il risparmio tradito" ai lettori?
Beppe Scienza denuncia un complotto ai danni del risparmiatore, orchestrato da truffatori mascherati da consulenti finanziari e giornalisti economici, che promuovono prodotti bancari complessi come superiori al risparmio fai da te.
La stampa italiana ha pubblicato inserti e speciali sui fondi di investimento curati dai gestori stessi, senza un'analisi indipendente, a differenza di testate come Der Spiegel che hanno assunto esperti per valutazioni autonome.
I giornali economici italiani evitano di creare dispiaceri a banche e assicurazioni che comprano spazi pubblicitari, creando un circolo vizioso che compromette l'informazione corretta ai lettori.
Nel 1997, l'Istituto San Paolo di Torino revocò la pubblicità a Milano Finanza e Italia Oggi dopo la pubblicazione di un articolo critico, dimostrando la pressione esercitata sugli organi di stampa.
"Il risparmio tradito" offre analisi indipendenti e oneste su fondi comuni, polizze vita e gestioni patrimoniali, realizzate da un giornalista indipendente e matematico, per chi cerca informazioni affidabili.