Concetti Chiave
- Il vero piacere epicureo è stabile e deriva dalla soddisfazione dei desideri naturali e necessari, identificandosi con l'aponia e l'atarassia.
- La felicità del saggio epicureo si raggiunge attraverso l'assenza di dolore fisico e la tranquillità dello spirito.
- Il saggio epicureo è consapevole dell'ignoranza dell'umanità, che insegue falsi valori, e affronta la vita con imperturbabilità divina.
- Epicuro distingue tra desideri vani, naturali non necessari e naturali necessari, con l'obiettivo di eliminare la sofferenza fisica per raggiungere la felicità.
- Lucrezio sottolinea la sacralità della saggezza, che avvicina l'uomo alle divinità, e fa riferimento a concetti epicurei e platonici.
Riprende i principi fondamentali della dottrina epicurea, il vero piacere è stabile o catastematico, che deriva dalla soddisfazione dei desideri naturali e necessari, e si identifica con l’aponia, assenza di dolore, ed atarassia, assenza di turbamento, e mira alla gioia di una vita ritirata. Il saggio epicureo gusta la sua felicità, alla quale bastano assenza di dolore fisico e tranquillità dello spirito. Il saggio è inoltre consapevole della cieca ignoranza in cui si trova l’umanità, inseguendo falsi valori, e, simile agli dei imperturbabili, guarda imperterrito alle tempeste della vita. Epicuro in un’epistola a Meceneo scriveva che i desideri degli uomini possono essere vani, naturali non necessari e naturali necessari, che hanno di vista la felicità e vogliono eliminare la sofferenza fisica. Lucrezio allude alla sacralità della saggezza, che equipara l’uomo alle divinità. Il verso 43° non è presente nei manoscritti, ma alcuni storici sono convinti che Lucrezio lo volesse aggiungere. Riprende il verso 55 dal Fedone di Platone, che scriveva Forse dentro di noi c’è un fanciullo che ha paura di queste cose. Cientis del verso 41 deriva dal greco chinén, movimento. Species e ratio sono due termini epicurei che significano teoria, osservazione e fisiologhia, studio della natura.