Concetti Chiave
- Lucrezio utilizza arcaismi e varianti morfologiche antiche, influenzato da Ennio e in contatto con Catullo e i neoterici.
- La poesia di Lucrezio è caratterizzata da una cura formale intensa e da una poetica basata su grazia e ricercatezza.
- Il suo stile include perifrasi descrittive al posto di sostantivi semplici, arricchendo il lessico poetico.
- L'esametro di Lucrezio è un esapodia dattilico spondaico, con una struttura metrica precisa e complessa.
- Le cesure nell'esametro di Lucrezio sono posizionate strategicamente, creando equilibrio nel verso poetico.
Rilevante è l’influenza di Ennio nell’uso di arcaismi, nella metrica, nell’elaborata stesura e nella grandiosità del poema, ma molti sono anche i contatti con Catullo e i neoterici, infatti condivide con loro non solo la preferenza per la tecnica narrativo-descrittiva, ma anche la poetica fondata sul lepos, quella grazia sottile e ricercata, e la concezione della poesia come frutto di un’intensa cura formale. Tra i caratteri dello stile si distingue il gusto per l’arcaismo, accanto alle forme di uso corrente infatti compaiono varianti morfologiche arcaiche, come il genitivo singolare in –ai per sostantivi e aggettivi della prima declinazione, il genitivo plurale in –um per i nomi della seconda, parole sincopate, sinalefe, ossia l’elisione della esse per motivi metrici, che si ricollega al sermo subrusticus di Cicerone, ossia il linguaggio parlato dai contadini, aferesi con la 3° persona singolare di sum, accusativo singolare della seconda in –om, accusativo plurale della terza in is e ablativo in i, preferisce le forme del gerundio in undi e gli aggettivi in bundus, ama le forme pronominali arcaiche.
Sul piano lessicale vi sono frequenti perifrasi che sostituiscono il sostantivo semplice introducendo una nota descrittiva.È un’esapodia dattilico spondaico catalettica in bisillabam. L’esametro dattilico è così chiamato perché è composto da sei piedi, dei quali i primi quattro sono dattili e possono essere sostituiti da spondei, il quinto è di regola un dattilo, raramente sostituito da uno spondeo, e in tal caso il verso è spondaico, mentre l’ultimo piede, sempre ridotto a due sillabe, è uno spondeo o trocheo. La cesura cade di solito dopo il quinto mezzo piede, meno facilmente dopo il terzo mezzo piede, equilibrata da una seconda cesura dopo il settimo mezzo piede.