ely90
Genius
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Concetti Chiave

  • Il poema "De Rerum Natura" di Lucrezio si conclude con una narrazione dettagliata della peste di Atene, evidenziando il suo approccio didascalico e morale.
  • Lucrezio si distingue per l'esagerazione dei tratti letterari e per l'influenza della filosofia di Democrito, con un'attenzione particolare ai dettagli tecnici degli atomi.
  • La descrizione della peste enfatizza il pessimismo di Lucrezio, con immagini macabre che illustrano la rottura dei legami familiari causata dalla morte.
  • La critica di Lucrezio alla religione emerge attraverso la rappresentazione della morte incontrollabile, in contrasto con l'epicureismo che cerca l'atarassia.
  • Lo stile del brano finale è caratterizzato da iperbati e allitterazioni, in netto contrasto con il tono quotidiano, riflettendo un modello negativo opposto all'iniziale inno a Venere.
De Rerum Natura: Conlcusione
Il poema di Lucrezo "De Rerum Natura" è composto da sei libri, e nella parte terminale del sesto si ritrova la celebre narrazione della "peste di Atene". I versi che vanno dal 906 al 1286 concludono definitivamente il VI libro e conseguentemente il De Rerum Natura. In questi ultimi trecento versi si notano molti aspetti che distinguono Lucrezio da tutti gli altri letterati di quel tempo o precedenti. Stiamo parlando della sua evidente inclinazione all’esagerazione dei tratti ripresi dal passato, da Pacuvio ad esempio ma si può anche ritrovare in Lucrezio l’inclinazione alla filosofia di Democrito (metà del V sec. AC). Gli sforzi di portare esempi particolarmente tecnici, con la sottolineatura in questo caso degli atomi e dei loro movimenti, sono caratteri preponderanti del suo tipico didascalismo letterale che però non ritaglia troppo spazio così da far passare in secondo piano il campo pedagogico e morale. Quest’ultimo aspetto è riscontrabile nei versi finali quelli della peste di Atene. “Ora spiegherò quale sia la causa delle malattie e donde la forza maligna possa sorgere d'un tratto e arrecare esiziale strage alla stirpe degli uomini e alle torme degli animali": L’epidemia del 430 AC, già narrata dallo storico greco Tucidide è descritta in maniera particolareggiata. Soprattutto gli effetti e le conseguenze della peste sono testimonianza palese del tipico pessimismo dell’autore latino. La tragicità prende il sopravvento in scene macabre come queste in cui perfino il rapporto genitore-figlio viene duramente troncato dall’arrivo della morte: “Su esanimi fanciulli corpi inanimati di genitori avresti potuto talora vedere, o viceversa, figli esalare la vita su madri e padri”. Proprio la mors e il suo incontrollabile agire rappresenta per Lucrezio un ennesimo spunto per criticare la religio, quel senso cioè di sottomissione timorosa agli dei (timor deorum) che prevedeva cura scrupolosa nei riti e nei sacrifici. Diversi critici hanno sottolineato come la drammaticità di queste descrizioni, dominate dal caos e dalla morte, appaia in contraddizione con i fondamenti dell’epicureismo, che mira a liberare l’uomo dal timore dell’amore e alla conquista dell’atarassia, cioè l’imperturbabilità dell’animo (“La gola, nell'interno nera, sudava sangue, e occluso dalle ulcere il passaggio della voce si serrava, e l'interprete dell'animo, la lingua, stillava gocce di sangue, infiacchita dal male, pesante al movimento, scabra al tatto[…]”, “E benché sulla terra giacessero insepolti mucchi di corpi su corpi, tuttavia gli uccelli e le fiere o fuggivano balzando lontano, per evitare l'acre puzzo”, “[…]molto sangue corrotto, spesso con dolore di testa, colava dalle narici intasate”). In realtà la scena conclusiva del poema offre un modello negativo che riflette parallelamente il positivo affresco iniziale tratteggiato nel celebre Inno a Venere, dominato dalla luce delle immagini e dal senso preponderante di vita, aspetti che Epicuro conosce e che il sapiente ha il compito di costruire attorno a sè. Dal punto di vista stilistico il brano è intessuto di violenti iperbati e allitterazioni che contrastano con il solito parlato quotidiano.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema principale della conclusione del "De Rerum Natura" di Lucrezio?
  2. La conclusione del "De Rerum Natura" si concentra sulla narrazione della peste di Atene, evidenziando il pessimismo di Lucrezio e la sua critica alla religio attraverso la descrizione dettagliata degli effetti devastanti dell'epidemia.

  3. Come si distingue Lucrezio dagli altri letterati del suo tempo?
  4. Lucrezio si distingue per la sua inclinazione all'esagerazione dei tratti ripresi dal passato e per l'influenza della filosofia di Democrito, oltre al suo didascalismo letterale che integra aspetti tecnici come il movimento degli atomi.

  5. In che modo la descrizione della peste di Atene contrasta con i principi dell'epicureismo?
  6. La drammaticità e il caos delle descrizioni della peste sembrano contraddire l'epicureismo, che mira a liberare l'uomo dal timore e a raggiungere l'atarassia, ma in realtà offrono un modello negativo che riflette il positivo affresco iniziale del poema.

  7. Quali elementi stilistici caratterizzano la conclusione del poema?
  8. La conclusione del poema è caratterizzata da violenti iperbati e allitterazioni, che contrastano con il solito parlato quotidiano, contribuendo a creare un'atmosfera drammatica e intensa.

Domande e risposte