Desolante quadro psicologico
La narrazione del tentato assassinio di Agrippina mostra
Tacito che delinea la
psicologia dei personaggi. Di tutti vengono messi in risalto solo tratti negativi: l’ipocrisia di Agrippina che, nel tentativo di salvarsi dopo il fallito naufragio, finge di non aver capito le intenzioni omicide del figlio; la viltà di Nerone, schiacciato dalla paura alla notizia che la madre si è salvata; il cinismo dei suoi collaboratori, tra i quali Seneca, che gli consigliano di portare a termine quanto intrapreso. In questo quadro negativo neppure i personaggi minori offrono uno spiraglio di luce: emblematica la figura di Acerronia che, contando su un trattamento di favore, finge di essere Agrippina durante il naufragio e finisce così per decretare la propria condanna a morte.
Solitudine di fronte alla morte
Il racconto dell’esecuzione è uno dei molti passi tacitiani che narrano la morte di personaggi e sicuramente uno di quelli artisticamente più riusciti. Esso si apre con la scena affollata e rumorosa della gente comune che, appena saputo del naufragio, accorre alla spiaggia per portare soccorso. Alla gioia per la notizia che Agrippina è salva fa riscontro lo sgomento destato dalla vista di un corpo di guardia schierato di fronte alla sua villa: la folla si dilegua. Seguendo quindi il percorso dei sicari, lo storico conduce il lettore all’interno della casa, fino alla camera da letto, dove Agrippina, nella penombra, si trova in compagnia di una sola ancella, che subito la abbandona, come già hanno fatto gli altri servi, terrorizzati. La donna più potente di Roma si trova sola di fronte alla morte e inutilmente finge di non credere a un coinvolgimento del figlio nella vicenda (se c’è una possibilità di salvarsi, essa passa attraverso la dissimulazione).
Figura energica e una fine tragica
Energica e volitiva fino in fondo, quando tutto è perduto ed è stata già colpita alla testa, ordina ai suoi assassini di trafiggerla al ventre, evidentemente per punire la parte di sé che ha nutrito il “mostro”. La contrapposizione tra la caotica scena di apertura e la solitudine in cui si consuma l’ultimo atto della vita di Agrippina, il ricorso a discorsi diretti brevi e intensi, la situazione stessa del potente vittima della propria smodata ambizione fanno di questo episodio un esempio notevole della tendenza tragica che caratterizza la
storiografia tacitiana. Insomma, tutto il racconto mostra quanto Tacito sia bravo a descrivere i sentimenti dei personaggi e a creare tensione. Si vede bene la differenza tra la folla che corre sulla spiaggia e Agrippina da sola nella stanza, che resta coraggiosa anche davanti alla morte. I dettagli dei gesti, dei silenzi e dei discorsi brevi rendono tutto più intenso e realistico, e permettono al lettore di capire meglio la psicologia dei protagonisti. Anche i personaggi secondari, come Acerronia o i collaboratori di Nerone, servono a far risaltare ancora di più l’egoismo e la viltà che circondano Agrippina, mostrando quanto il potere possa corrompere e allontanare le persone dalla moralità. La storia è tragica, ma fa capire che l’ambizione e la paura possono portare alla rovina, non solo di chi detiene il potere, ma anche di chi gli sta vicino.