Concetti Chiave
- Persio, influenzato dalla dottrina stoica, vedeva il vizio come il nemico e la virtù come l'obiettivo.
- La sua satira, ispirata da Lucilio e Orazio, attaccava il vizio piuttosto che le persone viziose, puntando alla purificazione degli altri.
- Persio trattava personaggi immaginari nelle sue opere, portando il critico a definire la sua satira "libresca".
- Le satire di Persio mancano di una pars construens, concentrandosi principalmente sulla condanna morale.
- Il suo stile è caratterizzato da un lessico complesso, metafore ardite e bruschi passaggi tra argomenti, noti come iunctura acris.
L'intransigenza morale di Persio
Condizionato dalla rigida educazione stoica, Persio concepiva due opposte realtà: il vizio da un lato e la virtù dall’altro. Il vizio fu per lui il nemico da sconfiggere, la virtù la meta da raggiungere. Persio considerava la dottrina stoica il rimedio migliore contro il vizio e la stoltezza degli uomini. Persio, infatti, era poco incline al vizio. La rigidità morale, le limitate frequentazioni amichevoli e la convinzione di essere nel giusto determinarono le caratteristiche della sua satira: a Lucilio egli attinse l’aggressività, che però indirizzò contro il vizio in sé piuttosto che contro le persone viziose, in modo simile a Orazio.
Tuttavia, mentre Orazio mirava, in primo luogo, a migliorare se stesso, Persio puntò alla purificazione degli altri, convinto di essere esente dai mali che intendeva colpire e curare. Egli venne soprattutto influenzato dalle Epistole e dalle Sermones di Orazio a sfondo morale traendone alcuni temi tipici della dottrina stoica; mentre nelle Sermones Orazio trattava personaggi veri o verosimili, Persio, invece, trattava di personaggi immaginari, tanto’’è che la sua satira venne definita “libresca”. La poetica di Persio è stata anche definita “poetica del vero”, in quanto descrive sempre scene tratte dalla vita quotidiana. Il limite della satira di Persio è rappresentato dalla mancanza di una pars construens che dovrebbe seguire alla condanna morale del vizio (pars destruens): evidentemente non era questo l’intento dell’autore romano.Le satire sono caratterizzati da un lessico complesso nel quale, ai termini di uso quotidiano, se ne affiancano altri dal significato figurato e allusivo. Molto frequente, è l’uso di metafore che appaiono ardite, o inconsuete e rare. Infine, vi sono bruschi passaggi da un argomento all’altro e questo procedimento è stato definito da Persio una iunctura acris, cioè un nesso aspro.