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Concetti Chiave

  • Nel componimento, il vizio è rappresentato come una malattia, con il poeta satirico che agisce come un chirurgo che incide i costumi malati.
  • I sintomi del malato, metafora del vizio, sono descritti con dettagli vividi, evidenziando la sua pelle deforme, l'addome gonfio e l'alito mefitico.
  • L'atteggiamento incauto dell'ingordo, che ignora i consigli e precipita la propria condizione, esemplifica la passività e l'impotenza di fronte al vizio.
  • Il dialogo tra il malato e l'amico è incalzante e caratterizzato da una sintassi paratattica, che esalta la tensione e il ritmo della narrazione.
  • La satira è ricca di richiami letterari, con riferimenti a Orazio e Virgilio, sottolineando un intento parodico attraverso il tono aulico di alcune sequenze.

Indice

  1. Rappresentazione del vizio come malattia
  2. Descrizione dei sintomi del malato
  3. L'atteggiamento incauto dell'ingordo
  4. Sintassi del dialogo tra il malato e l'amico
  5. Sequenza dell'incauto bagno e del funerale
  6. Passaggio al racconto della morte del malato
  7. Reminiscenze letterarie nella satira
  8. Dialogo tra il crapulone e l'amico
  9. Tono aulico e intento parodico

Rappresentazione del vizio come malattia

Nel componimento ricorre la rappresentazione del vizio visto come malattia, una metafora cara a Persio, che vede il poeta satirico come un chirurgo intento a pallentis radere mores ("incidere i costumi malati", Satira V, v. 15).

Descrizione dei sintomi del malato

La rappresentazione del malato, pur rimandando metaforicamente a quello che potrebbe essere il concetto astratto del vizio, assume una sua certa autonomia; il poeta si sofferma infatti a descriverne i sintomi e le azioni, indugiando sui dettagli: è pallido (v. 94), anzi la sua pelle appare deforme e gialla (v. 95), il suo addome è gonfio e biancastro (v. 98), l'alito mefitico (v. 99).

L'atteggiamento incauto dell'ingordo

L'atteggiamento incauto dell'ingordo che, ignorando i consigli dell'amico, fa il bagno dopo cena, fa precipitare la situazione; l'organismo si ribella e il malato non riesce a controllare il proprio corpo: ai vv. 100-102 il soggetto non è più il crapulone ma si riscontrano tre soggetti diversi (tremor, dentes, pulmentaria), che rendono l'idea della passività e impotenza dell'uomo.

Sintassi del dialogo tra il malato e l'amico

Il dialogo tra il malato e l'amico è caratterizzato da un ritmo incalzante: nel giro di quattro versi (vv. 94-97), si susseguono le battute dei due, ora estremamente laconiche (Heus bone, tu palles; Nihil est; Perge, tacebo), ora più articolate, ma caratterizzate sempre dalla paratassi.

Sequenza dell'incauto bagno e del funerale

Le sequenze successive, quella dell'incauto bagno del crapulone (vv. 98-102) e quella del suo funerale (vv. 103-106), sono anch'esse prevalentemente paratattiche; solo in due casi si hanno delle proposizioni dipendenti implicite: l'ablativo assoluto al v. 99 (gutture ... exhalante), e i participi attributivi al v. 104 (compositus e lutatus).

Passaggio al racconto della morte del malato

Il passaggio dalla fresca immediatezza del dialogo tra i due amici al racconto della morte del malato è, comunque, segnato, dal punto di vista dell'ordo verborum, dall'iperbato, che rende più contorto l'andamento della frase (cfr. vv. 99, 102, 103-104, 106) e conferisce alla scena un tono tragico.

Reminiscenze letterarie nella satira

La satira è intessuta di reminiscenze letterarie, che rinviano ad autori dell'"età aurea" come Orazio e Virgilio, divenuti ormai, al tempo di Persio, veri e propri "classici".

Dialogo tra il crapulone e l'amico

Il dialogo tra il crapulone e tra il suo amico, ad esempio, ricalca, in alcune vivaci espressioni, le Satire di Orazio. Il v. 96 richiama Sermones II, 3, 87-88 (neu sis patruus mihi, "non farmi da zio", cioè da censore, da ammonitore); il v. 97 riprende Sermones 1, 9, 28: Omnes composui. Felices! Nunc ego resto (in un dialogo tra Orazio e un seccatore che, alludendo ai suoi parenti, dice di "averli seppelliti tutti", il poeta, non riuscendo a liberarsi del suo interlocutore, esclama disperato: "Beati loro! Ora resto io!").

Tono aulico e intento parodico

Nella sequenza successiva, in cui come si è osservato il tono si fa aulico, con intento parodico, il v. 99 rimanda all'Eneide (VII, 84: saevam exhalat ... mephitim, "emana violente esalazioni sulfuree", riferito alla selva Albunea).

Domande da interrogazione

  1. Qual è la metafora centrale utilizzata nel componimento?
  2. La metafora centrale è la rappresentazione del vizio come malattia, un concetto caro a Persio, che vede il poeta satirico come un chirurgo intento a incidere i costumi malati.

  3. Come viene descritto il malato nel testo?
  4. Il malato è descritto con dettagli che ne evidenziano i sintomi: è pallido, con pelle deforme e gialla, addome gonfio e biancastro, e alito mefitico.

  5. Qual è l'atteggiamento dell'ingordo e quali sono le conseguenze?
  6. L'ingordo ha un atteggiamento incauto, ignorando i consigli dell'amico e facendo il bagno dopo cena, il che porta a una ribellione del suo organismo e alla sua impotenza.

  7. Quali sono le caratteristiche del dialogo tra il malato e l'amico?
  8. Il dialogo è caratterizzato da un ritmo incalzante e paratattico, con battute laconiche e più articolate, che si susseguono rapidamente.

  9. Quali reminiscenze letterarie sono presenti nella satira?
  10. La satira contiene reminiscenze letterarie che rinviano ad autori classici come Orazio e Virgilio, con espressioni che richiamano le Satire di Orazio e l'Eneide di Virgilio.

Domande e risposte