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Concetti Chiave

  • Virgilio nacque nel 70 a.C. ad Andes e proveniva da una famiglia agiata, che gli permise di studiare a Mantova e Milano.
  • Nonostante l'intervento di Asinio Pollione, Virgilio perse i suoi possedimenti a causa delle confische terriere dei triumviri, evento che influenzò la sua produzione artistica.
  • Si trasferì a Roma, dove Mecenate gli offrì ospitalità, e successivamente si avvicinò alla filosofia epicurea a Napoli.
  • Le Bucoliche, scritte tra il 42 e il 39 a.C., esprimono il suo dolore per la perdita delle terre e lo introducono nel circolo di Mecenate.
  • Nonostante desiderasse distruggere l'Eneide, Virgilio morì prima di poterlo fare e l'opera fu pubblicata su ordine di Augusto.

Nacque nel 70 a.C. ad Andes, nella pianura padana. Si formò negli anni dopo la guerra civile, dunque rimase folgorato dal clima di quegli anni. La sua famiglia era agiata, perciò riuscì a permettersi l'istruzione a Mantova e a Milano. Finiti gli studi tornò nel suo paese e diventò amico di Asinio Pollione che, incaricato della confisca delle terre, cercò di evitare che subisse la confisca delle terre da parte dei triumviri ma, di fatto, non vi riuscì.
La perdita dei propri possedimenti colpì profondamente il poeta e influenzò la sua produzione artistica. Si trasferì a Roma, dove gli venne offerta dimora in una villa di Mecenate; da qui si spostò a Napoli dove si avvicinò alla filosofia epicurea.
Iniziò la sua produzione il 42 a.C.; infatti dal 42 al 39 a.C. scrive le Bucoliche in cui esprime il suo dolore per la confisca delle terre. Grazie a queste riesce a entrare nel circolo di Mecenate.
Nel 37 a.C. scrive le Georgiche, formate da quattro libri in cui elogia l'agricoltura.
Negli ultimi 10 anni scrive il poema più importante della sua produzione artistica, l'Eneide.
Durante un viaggio in Grecia viene colto da un malore ed è costretto a tornare a Brindisi, ma prima di arrivarci muore e sarà sepolto a Napoli. Prima della morte Virgilio voleva che Augusto bruciasse l'Eneide in quanto era un'opera incompleta, ma per nostra fortuna Augusto non la bruciò, bensì diede l'ordine di pubblicare l'opera.

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