Concetti Chiave
- Orazio esalta la sua opera come più duratura del bronzo e delle piramidi, destinata a fama eterna, invulnerabile alle intemperie e al tempo.
- L'anafora di "non" e l'allitterazione di "imber impotens" enfatizzano l'immortalità dell'opera poetica.
- Nel cuore dell'opera, "Non omnis moriar", Orazio esprime trionfo e identifica la poesia come parte vitale di sé stesso.
- Il poeta collega la sopravvivenza della sua opera all'impero romano, affermandosi come il primo poeta latino della lirica.
- Nell'epilogo, Orazio invoca Melpomene, attribuendo a lei il merito della sua grandezza poetica e chiedendo l'alloro dei poeti.
Exergi -> indicativo perfetto, sottolinea che l’opera è stata appena conclusa.
1° periodo: Orazio sottolinea l’importanza della sua opera, più duratura del bronzo e più grandiosa delle piramidi, che gli renderà fama eterna. Neanche gli agenti atmosferici e il tempo potranno distruggerla.
- Monumentum -> radice del verbo moneo “far ricordare”.
- Perennius e altius -> posizione di rilievo alla fine dei versi. Segnano la vittoria della poesia sul tempo e sulla voracità degli elementi, evocata da tre epiteti: edax, impotens, innumerabilis (= suggerisce la rapidità della fuga del tempo).
- Anafora di “non” e allitterazione di “imber impotens” sottolineano il concetto di immortalità dell’opera.
- Le due relative consecutive introdotte da quod evidenziano la ricerca di equilibrio formale.
“Quod possit” -> quod + congiuntivo di poteo.
- Congiunzione aut al centro del verso e del periodo: funge da cerniera tra 1° livello (delle intemperie) e 2° livello (della fuga del tempo, più definitivo).
- Numerosi enjambent -> le parole sembrano voler oltrepassare la misura del verso, incalzando come il tempo.
2° periodo: “Non omnis moriar” costituisce il cuore dell’opera. Si distacca dalla malinconia poetica, con il grido di esultanza di chi improvvisamente si scopre vincitore.
“Multaque pars mei” -> Orazio avverte la poesia come parte di sé, poiché con essa ha identificato la sua vita.
Libitinam -> personificazione della dea dell’oltretomba.
Verbi:
Vitabit , crescam, scandet: indicativi futuri
Recens: participio presente
3° periodo: Il poeta volge lo sguardo al futuro per proclamare la sopravvivenza della sua opera legandola alla sopravvivenza dell’impero romano e la fama che porterà sempre per essere stato il primo poeta latino a cimentarsi nella poesia lirica.
“Dicar” -> passivo, costruzione personale. Dal verbo dico
Deduxisse -> da deduco, introduce un’infinitiva - congiuntivo piuccheperfetto
“Ex umili potens” -> spiega le umili origini di Orazio
Epilogo: Orazio invoca Melpomene, e attribuisce a lei il vanto del suo primato poetico, chiedendole di donargli l’alloro che incorona la fronte dei poeti
“Cinge ” -> imperativo
- Confronto tra l’ode analizzata e un’altra ode che ha lo stesso argomento dell’attimo fuggente: Carpe diem. Un tema evidente in entrambe le odi è quello relativo alla fugacità del tempo. Nel carpe diem, questo argomento fa proprio da principio dell’opera: di fronte all’inesorabile fuga del tempo, bisogna godere del presente, credendo sempre meno nel futuro incerto. Anche in questa ode analizzata il tempo prende parte, seppure in modo relativo. È infatti subordinato alla poesia che, al contrario, ha funzione eternizzante e va oltre lo scorrere degli anni.
Domande da interrogazione
- Qual è l'importanza dell'opera di Orazio secondo il primo periodo?
- Come viene espressa l'immortalità dell'opera nel testo?
- Qual è il significato di "Non omnis moriar" nel secondo periodo?
- Come viene collegata la sopravvivenza dell'opera di Orazio al futuro nel terzo periodo?
Orazio sottolinea che la sua opera è più duratura del bronzo e più grandiosa delle piramidi, garantendogli fama eterna, immune agli agenti atmosferici e al tempo.
L'immortalità è sottolineata attraverso l'anafora di "non" e l'allitterazione di "imber impotens", che evocano la vittoria della poesia sul tempo e sugli elementi.
"Non omnis moriar" rappresenta il cuore dell'opera, esprimendo il trionfo di Orazio che si scopre vincitore, distaccandosi dalla malinconia poetica.
Orazio proclama la sopravvivenza della sua opera legandola alla sopravvivenza dell'impero romano e alla fama di essere stato il primo poeta latino a cimentarsi nella poesia lirica.