Concetti Chiave
- Il trattato "De rebus bellicis" descrive macchine da guerra romane, principalmente balliste e carri falcati.
- Accanto a macchine comuni, il testo menziona invenzioni curiose come una nave spinta da ruote a pale mosse da buoi.
- La realizzazione pratica di alcune di queste macchine, come la liburna a buoi, è ritenuta improbabile per motivi strutturali.
- Nonostante ciò, le macchine belliche avevano lo scopo di impressionare e terrorizzare, enfatizzando forza e progresso.
- Le macchine descritte nel trattato rappresentano un mix di applicazioni semplici e idee innovative.
(Anonimo, De rebus bellicis 17)
Oltre a catapulte e baliste, non furono molte le macchine da guerra usate dai romani. Le descrive il tardo e anonimo autore del trattato De rebus bellicis("Le cose della guerra"), vissuto nel IV secolo d.C., nelle cui succinte pagine sfilano per lo più macchine che sviluppano applicazioni più o meno semplici: balliste, carri falcati(cioè corredati di lame che amputavano tutte le membra umane che incontravano sulla loro strada), ponti di otri(su cui attraversare fiumi)ecc.
Accanto a queste macchine ne compare qualcuna decisamente curiosa, come la liburna spinta da ruote a pale mosse dalla forza di buoi. Si esclude che una nave simile potesse essere realizzata: ipotizzando la forza motrice fornita da tre coppie di buoi, bisogna prevedere uno spazio di almeno tre metri di diametro per il movimento di ogni coppia, il che avrebbe comportato una lunghezza non inferiore a 12-13 metri, per la quale la forza di sei buoi sarebbe stata insufficiente.
Non per questo, però, si deve concludere che si trattasse di un progetto insensato. In primo luogo perché, come ha osservato Andrea Giardina, >
D’altre parte, a differenza dei mezzi di lavoro, la macchina bellica aveva soprattutto lo scopo di suggestionare e di terrorizzare, di diffondere un’ostentazione di forza e di progresso tanto più efficaci quanto meno visibili alla luce del sole.