La psicologia di Medea
La tragedia si apre con il prologo in cui la nutrice descrive dall’esterno la situazione di Medea che si trova all’interno. La donna, infatti, è stata tradita dal marito Giasone poiché lui sposerà la figlia del re Creonte. In questi versi si nota tutta la rabbia e la sofferenza di Medea che ha amato tanto profondamente il marito da lasciare la sua città natale contro l’opinione della sua famiglia e ora si trova sola e disperata. La nutrice descrive all’inizio del passo Medea come ἡ δύστηνος ἠτιμασμένη, un’infelice oltraggiata, segno di una sofferenza profonda che nasce da un tradimento. Questa sofferenza, però, non rimane solo all’interno della donna ma si riverserà anche sui suoi vicini. Ed è per questo che la nutrice teme possa fare qualcosa di nuovo, inteso anche come sorprendente, inaspettato in senso negativo.Dal modo in cui guarda i figli si capisce che la sua vendetta cadrà su di loro. Non si rallegra, infatti, nel vederli e per descrivere il suo sguardo vengono usati aggettivi che hanno nelle loro radici il modo di vedere dei serpenti e dei buoi evidenziando un senso di fredda violenza. La sofferenza, però, si esprime anche attraverso il corpo che, contrariamente all’animo che viene descritto come violento, risulta essere inerte dal momento che non alza la testa dal pavimento. Eppure lei è una donna forte, soprattutto nei discorsi oratori espressi con il trimetro giambico, segno di una razionalità esteriore che le permette di argomentare la sua condizione personale e di donna: Medea si trova nella condizione di essere senza patria e per questo si sente isolata, sola perché non ha più una famiglia e incompresa non solo da una società che già disprezza il rango femminile ma anche dalle stesse donne corinzie.