Iliade
L’Iliade è un poema epico in esametri dattilici attribuito ad Omero. Ambientato ai tempi della guerra di Troia, narra gli eventi accaduti nei cinquantuno giorni dell’ultimo anno di guerra, in cui Achille è l’argomento portante del poema. È tradizionalmente datato alla metà dell'ottavo secolo a.C. e ciascun libro è indicato da una lettera maiuscola dell’alfabeto greco, col titolo che deriva da Ilio, l’altro nome attribuito alla città di Troia.
La composizione dell’opera seguì un percorso di formazione: una prima fase orale, in cui i racconti mitici ed eroici iniziarono a circolare in simposi e feste pubbliche durante il Medioevo ellenico, rielaborando racconti riguardanti il periodo miceneo; una fase aurale, nella quale i poemi iniziarono ad assumere organicità grazie all’opera di cantori e rapsodi; una terza fase, scritta, all’inizi dell’età ellenistica, in cui l’opera ottenne una forma scritta e divenne anche testo scolastico.
L’eroicità è riconosciuta come accento fondamentale del poema, e per Omero, “eroico” è tutto ciò che va altre la norma, nel bene o nel male, per qualunque aspetto. L’intera guerra è descritta come un seguito di duelli individuali, non viene narrata l’intera guerra, ma solo un singolo episodio, l’ira di Achille, che si svolge in un periodo di 51 giorni.
L’ira è il motivo centrale del poema: determinata dalla sottrazione della schiava Briseide, essa fa riconquistare ad Achille l’onore perduto; la parte del bottino razziato in battaglia veniva infatti assegnata al guerriero in proporzione al suo valore e al suo ruolo di combattente. Al tema dell’ira è legato quello della gloria che l’eroe conquista combattendo con valore e che gli permette di perpetuare la propria immagine alle generazioni future.
Gli dei sono antropomorfi, cioè hanno sembianze fisiche e sentimenti umani; si amano, si odiano, tramano inganni, mostrano desiderio, vanità, invidia, e intervengono nelle vicende umane, nonostante al di sopra di loro vi sia il Fato, cioè il destino.
Altri motivi presenti sono: il senso del dovere, la vergogna del giudizio negativo, la necessità di proteggere i propri cari.
L’Iliade è articolata in 24 libri che raccontano di cinquantuno giorni dell’ultimo anno della guerra, il cui filo conduttore è l’ira di Achille, attorniato dalle gesta di altri eroi.
Sinossi del poema: Paride, principe troiano, rapisce Elena, moglie del re spartano Menelao. Per questa ragione si mobilita tutta la Grecia Achea, per vendicare l’offesa. Dopo nove anni di assedio, Agamennone, capo dell’armata achea e fratello di Menelao, si rifiuta di restituire Crise, sacerdote di Apollo, figlia di Criseide, che egli ottenne come preda di guerra. Perciò il dio gli infligge una pestilenza al campo Acheo, costringendo Agamennone a restituire la donna. Per compensare la perdita, egli sottrae ad Achille la sua schiava Briseide.
Achille, sdegnato, ritenendo di avere ricevuto un affronto, decide di non combattere più al fianco degli Achei, che senza di lui subiscono gravi perdite.
Patroclo, compagno d’Achille, decide di scendere in campo con le sue armi, fingendosi Achille, ma viene ucciso da Ettore, principe ereditario troiano e combattente in campo, che solo dopo averlo sconfitto riconosce lo scambio.
Achille, riarmato da Efesto, torna a combattere per vendicare la morte del compagno; trova lo scontro con Ettore e lo uccide in duello.
Priamo giunge al campo dei reci a chiedere la restituzione del corpo del figlio e giunge ad una pace personale con Achille, che permette all’uomo di riscattare la salma del figlio. Il destino della città di Troia sena il suo re sarà senza speranza. Il poema si conclude con i funerali del grande eroe, Ettore.
Temi:
Società della vergogna: pensiero e modo di agire sono proiettati verso l’esterno, la sanzione per un comportamento errato non risiede nel senso dell’indegnità che un uomo può provare dentro di sé, ma nel biasmo della comunità. Un comportamento non è considerato colpevole fino a quando su di esso non pesa la disapprovazione della comunità. Il rispetto si guadagna con bottini di guerra, ed è un approvazione materiale che parte dalla comunità; la gloria si conquista con azioni militari.
L’eroe omerico deve possedere un innata eccellenza (aretè) , questa gli conferma l’appellativo di “bello e valoroso”, e viene spiegata la pratica che accompagnava il combattimento: prima di combattere bisognava dire il proprio nome e si doveva essere dello stesso rango. Ci si scambiava un simbolo da spezzare a metà tra i due, il legame ereditava ai figli , un rapporto di amicizia simmetrico e reciproco, in cui ognuno veniva chiamato “ospite”.
Nell’iliade sono presenti delle similitudini che rappresentano una pausa riflessiva rispetto la narrazione, che permette di far riflettere il lettore su quanto letto.