L'assemblea e la contesa
οἳ δ' ἐπεὶ οὖν ἤγερθεν ὁμηγερέες τε γένοντο,
τοῖσι δ' ἀνιστάμενος μετέφη πόδας ὠκὺς Ἀχιλλεύς·
Ἀτρεΐδη νῦν ἄμμε παλιμπλαγχθέντας ὀΐω
60ἂψ ἀπονοστήσειν, εἴ κεν θάνατόν γε φύγοιμεν,
εἰ δὴ ὁμοῦ πόλεμός τε δαμᾷ καὶ λοιμὸς Ἀχαιούς·
ἀλλ' ἄγε δή τινα μάντιν ἐρείομεν ἢ ἱερῆα
ἢ καὶ ὀνειροπόλον, καὶ γάρ τ' ὄναρ ἐκ Διός ἐστιν,
ὅς κ' εἴποι ὅ τι τόσσον ἐχώσατο Φοῖβος Ἀπόλλων,
65εἴ ταρ ὅ γ' εὐχωλῆς ἐπιμέμφεται ἠδ' ἑκατόμβης,
αἴ κέν πως ἀρνῶν κνίσης αἰγῶν τε τελείων
βούλεται ἀντιάσας ἡμῖν ἀπὸ λοιγὸν ἀμῦναι.
Verso la fine del decimo anno di guerra, L’esercito acheo si trova in un momento difficile.
Apollo, per vendicare il suo sacerdote Crise, gravemente offeso da Agamennone, ha scatenato nel campo degli Achei una terribile pestilenza. Il re, infatti, non solo ha rifiutato di accettare il riscatto per liberare la figlia di Crise, sua prigioniera di guerra e dono d’onore a lui decretato dall’esercito, ma ha anche minacciato di morte il sacerdote, qualora si fosse ripresentato nell’accampamento, senza il minimo rispetto per il dio del quale Crise portava le insegne e lo scettro. Il morbo infuria implacabile per nove giorni, uccidendo uomini e animali; al decimo, Achille, ispirato da Hera, convoca l’assemblea e chiede agli altri capi di consultare un vate, per conoscere le cause dell’ira di Apollo e i mezzi per placare il dio, che, come ha la capacità di causare improvvisamente le malattie, così ha anche quella di farle cessare.