Edipo a Colono
Edipo giunge, cieco e mendicante, in compagnia della figlia Antigone, a Colono, un borgo di Atene dove nacque nel 496 anche Sofocle.
Si trovano senza volerlo davanti a un bosco consacrato alle dee Eumenidi, dee terribili, è un luogo dove si vive una prova iniziatica, per lui l’attraversare questo bosco vuol dire raggiungere la morte. Il bosco ha una struttura simile a quella del tempio. Vi è un peristilio, infatti attorno alla zona sacra vi è un cuore dove possono entrare solo i sacerdoti. Antigone descrive l’ambiente circostante, è gli occhi del padre. Il narciso è il fiore tipico di Colono, è di morte. Viene da un bulbo, quindi a metà tra terra e sottoterra: il bulbo deve morire per dare vita al fiore. Questo è il motivo della tragedia: egli cerca una quiete estrema, attraverso la morte, e tale quiete è in contrasto con il crudo passato del protagonista.
Diverse divinità. Dioniso è dio ctonio, parte belluina dell’uomo, Demetra e Core sono madre e figlia, legate a Dioniso, 6 mesi terra ade, alternarsi delle stagioni.
Denotativo: semplice selva, connotativo: Ade.
Edipo sente solo l’usignolo. e uno straniero li invita ad allontanarsi. Questo straniero crede che un cieco non possa vedere, quindi si chiede cosa potesse dare al re.
Nella parodo troviamo il coro, che conosce la situazione di Edipo, che si era nascosto al sopraggiungere di questi. Il coro è formato da anziani di Atene. Il coro è la collettività nella trgedia, porta infatti emozioni del pubblico insieme con l’opinione dell’autore. Loda quindi Atene.
Se la prima parte è morte, la seconda è celebrazione di Atene.
Ulivo collega le due parti, morte ed atene. Allude a quando i persiani avevano bruciato gran parte della città e rimasero solo gli ulivi. La Persia viene evocata con “Persas” participio di perzo, come etnico degli invasori.
Gradualmente affiorano anche delle descirzioni visive dela città.
Anche Fidia, che era amico di Sofocle, progettò il fregio, in cui scolpì tratti evidenti di Atene, con la sua talassocrazia. Con questa celebrazione Sofocle si augura l’ascesa di Atene dopo la crisi che sta vivendo, non sa infatti dell’imminente battaglia di Egospotami Vediamo anche qui che non è solo l’ultima tragedia di Sofocle, ma è anche l’ultima di Atene. Lavora sulla principale preoccupazione che abbiamo in vita, ovvero la morte
Si instaura un dialogo tra le due parti, si parla della città e del tipo di governo (=Odisseo). Teseo è re, un re buono, è la fase predemocratica. È a un teseo mitico che affida la sua atene I suoi abitanti, incerti se scacciare il forestiero portatore di contaminazione, sottopongono al re Teseo la questione. Il coro è composto da vecchi, coetanei di Edipo, e conoscono il suo passato, provando sentimento misto di pietà e orrore. Antigone inoltre chiede aiuto all’intero popolo ateniese, facendo leva sulla situazione del vecchio padre. Dovrebbero considerare Edipo come del loro stesso sangue, e prega loro come un dio.
Da tebe arriva quindi Ismene per avvertirlo della guerra tra Polninice ed Eteocle. Polinice gli muove contro un esercito, ed entrambi cercano Edipo perché l’oracolo ha predetto che la vittoria sarà per chi l’avrà per sé, nonostante la sepoltura in patria non è possibile in quanto empio. Edipo maledice quindi i figli.
Il coro gli consiglia di offrire una libagione alle eumenidi, e se ne occuperà Ismene. Al coro, ancora diffidente, risponde che le sue presunte colpe sono state a causa della sorte.
Primo stasimo: il coro celebra Atene.
Nel terzo stasimo, resosi conto che non è più perseguitato dal fato o dagli dei ma è solo un vecchio, cita il Sileno vs Re Mida “Meglio di ogni cosa è non essere nati, e dopo di ciò morire subito dopo la nascita. Indica questa citazione una solitudine struggente. Paragona quasi Edipo ad una scogliera, contro cui il mare si infrange di continuo.
Arrivato Teseo, Edipo chiede di essere seppellito a Colono, e gli garantisce in cambio eterna protezione alla città. Creonte tenta di rapire Edipo, e non riuscendoci tenta di portare via le figlie, ma Teseo le salva. Si presenta quindi Polinice, che chiede perdono. Viene maledetto invece dal padre, e se ne va volontariamente, continuando a credere di essere stato una vittima. Propone anche una sorta di catalogo degli eroi per gli alleati di Polinice, ma hanno epiteti scarni, inseriti solo per dare l’impressione di essere un eroe. Salutando l’ultiMa volta le sorelle, chiede di rendere gli onori estremi al suo cadavere. Edipo osserva questo addio, e ribadisce che le figlie sono donne ma hanno la nobiltà e la dedizione di un uomo. Un tuono annuncia a Edipo la fine della sua vita.
Il vecchio si muove verso il boschetto delle Eumenidi, dove rivela a Teseo i segreti che i re di Atene devono tramandarsi per generazioni, e che dovrebbero salvare Atene. Quando parla con Teseo, si sente nuovamente uomo, ma ha fretta, unita con la paura di non avere tempo di dire ciò che vuole. Antigone sembra inconsapevole della morte, e non capisce tale fretta. Un messo narra la sua morte, senza sangue: viene come rapito dagli dei. Viene però accolto nel panteon degli dei, purificato in vita. La tragedia si conclude con Teseo che lascia andare Antigone a Tebe per impedire la guerra.
Il dramma nasce in un momento molto drammatico: Atene è impegnata nella guerra contro Sparta. E Sofocle, formula come un augurio per la città.
Secondo stasimo: idea del freddo, del buio, inesorabile morte.
3 filoni: 1) Mito (scelta tragica, Edipo cieco va ad Atene)
2) presente (Atene non è abbattuta, presente in potenza
2) futuro (a cui Sofocle consegna la città
Edipo è personaggio classico: non migliore dopo il dolore, è solo cambiato, odia sia i vivi che i morti. Idea del πάθει μαθος, impara che vedere non vuol dire conoscere I vivi erano assenti, persino Giocasta che si impicca. Il tema della magnanimità sfortunata si incarna sia nella figura di Edipo che in quella di Polinice: entrambi hanno delle profezie. Edipo, eroe incompiuto, ha scoperto il male nel mondo in questa tragedia ripercorre ogni sua sventura, ma accanto a questo scoramento, troviamo un’implacabile collera. È debole fisicamente, ma è forte nell’intelletto. πάθει μαθος.
Akon: amartia, ogni cosa senza volontà
Tutto è padrone: allude alla morte.
Aristofane: Sofocle muore nel 406, estate-autunno. 406 Aristofane compone le rane, prevalentemente ambientate in Ade. Racconta la storia di Dionioso nel nome del quale è nata la tragedia. Incontra Euripide ed Eschilo e nasce una gara tra i due, e vince Eschilo. Aristofane inserisce Sofocle, facendo capire che con la sua morte non ci sono più tragediografi. Dioniso in Ade vede un corteo di iniziati che ripropongono una processione di mistere eleusini (noti solo agli adepti) e invita anche Core e Demetra. Sofocle e Aristofane si conoscono e scrivono dell’aldilà. Per Sofocle è la prospettiva prossima. Per Aristofane è invece interessante far scendere Dioniso e impostare una commedia in un luogo di morte. Il coro degli iniziati è un coro di morti e un coro di vivi: Dioniso vede rappresentata una processione che ha istituito sulla terra.
Edipo a Colono è ambientata in Ade
Simboli di morte (usignolo, narciso, molti alfa privativi)
Usignolo di John Kids, 1795
Risiede a Roma in età neoclassica, per cui la bellezza classica coincide con la bellezza per esperienza. Racconta qui di un locus amoenus che sembra avere parecchie somiglianze con il primo stasimo di Edipo. Seconda strofa: “senza essere visto” destino di Edipo, che viene fagocitato nel nulla, non muore in modo cruento come era uso nel tragico. L’usignolo canta anche di notte, prelude alla notte che è metafora di morte. Sofocle presentando il canto dell’usignolo che è l’unica cosa che Edipo può effettivamente sentire, fa un raccordo tra la situazione scenica e la dimensione simbolica. Anche l’etimologia dell’usignolo è interessante per comprenderne il significato. Può provenire da aedon, aido, cantare, o essere un privativo di edomai, ovvero assenza di piacere. L’usignolo è un animale legato anche al mito di Procne e Tereo, dalla cui unione nasce Itis. Tereo fa violenza alla cognata e le taglia la lingua in modo che non possa confessare nulla. Lei, Filomena, ricama una tela che mostra l’accaduto. Allora Procne uccide Itis e lo fa mangiare al marito. Le sorelle chiedono quindi la morte. Esse venfono quindi trasformati in Procne=usignolo (collegato a sofferenza e dolore), Filomena= rondine; Tereo= upupa. Il bosco descritto è in realtà Ade. Antigone aveva già nominao l’usignolo a inizio canto, ma ora ha una connotazione più triste, come se il paradiso finale fosse Ade.
Morte è fine della vita, ma anche la fine del dolore. (Platone, apologia. Senza sogni, sonno profondo, sonno senza preoccupazioni è morte.)