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Callino di Efeso
Callino di Efeso, nato nel VIII secolo a.C, insieme a Tirteo è il maggiore esponente della poesia elegiaca guerresca. Callino ci dà testimonianza, con la sua poesia, delle invasioni dei Cimmeri e dei Treri. Non è un poeta molto originale ma sono degni di lode l’ardore e il patriottismo. Per la somiglianza, alcuni frammenti sono stati in passato attribuiti a Tirteo, ma non ci sono dubbi ora sulla paternità dei frammenti. Uno in particolare che ci è pervenuto di consolanti dimensioni, è una esortazione ai suoi concittadini a buttarsi nella mischia e a morire per la patria:
Questa elegia è composta da due parti.
La prima, i quattro versi iniziali, all’interno di un circostanziato accenno alla guerra che infuria attorno, (ατάρ πόλεμος γαιαν απασαν εχει, “ma la guerra tiene tutto il paese”) richiama bruscamente (Μέχρις τευ, E fino a quando….) all’idea di vergogna (αιδώς), che deve provare agli occhi dei vicini chi vive nell’inerzia, trascurando ogni cosa (ουδ' αιδεσθ' αμφιπερκτίονας…). La parte restante invece è esortativa e si incentra su una riflessione: “τιμηέν τε γαρ εστι και αγλαòν ανδρί μάχεσται γης πέρι “E’ veramente onorevole e bello per un uomo, lottare per la patria,” e poiché è fatale che si muoia (ου γάρ κως θάνατόν γε φυγειν ειμαρμένον εστίν ανδρα) tanto vale farlo con onore, tuffandosi nel pieno della mischia (εγχος ανασκόμενος και υπ' ασπιδος αλκιμον ητορ ελσας “brandendo l’asta e proteggendo al di sotto dello scudo il cuore magnanimo”).

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