GreMo80
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giornalista
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Volevo fare il giornalista. Da piccolo mia madre mi invitava costantemente a scrivere. Anche d’estate, durante le vacanze: pensieri, temi, riassunti. Diceva che altrimenti la mia mente si sarebbe inaridita e che scrivere alimentava la fantasia.

Mio padre tornava sempre a casa con un quotidiano in mano. A volte Repubblica, a volte il Corriere, il Manifesto, l’Unità (agli albori l’Indipendente). Nelle vacanze estive mi comprava la Gazzetta con le mitiche cronache delle amichevoli estive, dei ritiri delle squadre di calcio e del calciomercato.

Gli editoriali della domenica di Scalfari, le tappe del Tour di Gianni Mura e gli indimenticabili racconti degli Slam di Gianni Clerici. Mi diceva ‘leggi il giornale, non importa quanto tempo o quali articoli. "Qualsiasi cosa leggerai ti arricchirà’": ed aveva ragione!

Il giornale è sempre stata una presenza fissa nella mia vita. Quello fatto di carta, che quando sei ancora inesperto lotti contro il vento per sfogliarlo, quello che mi ha accompagnato negli interminabili viaggi in treno, quello in digitale che ancora oggi aiuta i miei risvegli prematuri.

Indice

  1. La passione non coincide per forza con il lavoro (e va bene così!)
  2. Diventare giornalista…chi ci pensava più?

La passione non coincide per forza con il lavoro (e va bene così!)

Ed inevitabilmente fin dal liceo mi è venuta la voglia di scrivere, di passare dall’altra parte, di diventare un giornalista.

Mi sono impegnato per affinare le mie capacità di scrittura, ho scelto accuratamente l’università senza pormi problemi di comodità iscrivendomi a Scienze della Comunicazione, ho personalizzato il piano di studi per specializzarmi sui media ed ho pure lavorato per alcuni mesi in una redazione televisiva. 

Ho curato le news di un TG locale, co-condotto una trasmissione in diretta ed ho fatto quattro telecronache di partite della Serie D di calcio.

Poi ho capito che il giornalismo era la mia passione, ma non sarebbe diventato il mio lavoro. Scrivere, raccontare, cercare le notizie e spiegare il mio punto di vista era divertente, ma non mi offriva gli stimoli e la motivazione (direi anche l’ambizione) che mi aspettavo dal lavoro dei miei sogni.

In questi ultimi 25 anni ho fatto altro, ho trovato una strada, l’ho percorsa e mi ha portato a vivere esperienze bellissime e costruirmi una professione: il giornalismo è rimasto là dietro, sullo sfondo, come uno stimolo per coltivare competenze utili anche nel mio lavoro attuale.

Diventare giornalista…chi ci pensava più?

Quando Skuola.net mi ha proposto una rubrica per parlare di lavoro agli studenti, ho pensato che fosse una bella idea, ma difficile da realizzare. Scrivere un articolo a settimana per due anni: Dove avrei trovato il tempo? E, soprattutto, sarei stato in grado? 

Nel valutare pro e contro mi è tornato alla mente un aneddoto di qualche anno fa, la presentazione di un libro di Nanda Pivano (che poco dopo ci avrebbe lasciato): al termine dell’incontro comprai una copia e le chiesi una dedica.

"Che cosa ti piace fare?" mi domandò. "Volevo fare il giornalista, mi sa che ormai sia tardi…" le risposi sorridendo. Conservo ancora la pagina con il suo autografo: "Caro Gregorio, prova a scrivere, anche fuori dai giornali". Pubblicato questo pezzo consegnerò la domanda per l’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti Pubblicisti.

Per cui grazie mamma, grazie babbo, grazie Nanda, grazie Skuola.net, grazie a tutti quelli che mi hanno detto "provaci, non importa dove arriverai" (e a mia moglie che mi ha "concesso il tempo per farlo"). Oggi un piccolo sogno diventa realtà.

 

Gregorio Moretti
Sono nato nel 1980, laureato in Teorie della Comunicazione, da oltre 20 anni mi occupo di persone nelle aziende

Data pubblicazione 12 Marzo 2025, Ore 9:30
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