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Riccardo Di Stefano

Imparare è fondamentale, ma saper usare ciò che impariamo lo è ancora di più. Eppure nella scuola italiana questo passaggio, talvolta, continua a rimanere un punto cieco. 

È un nodo centrale quello affrontato da Riccardo Di Stefano, presidente nazionale dei Giovani di Confindustria, ospite della nuova puntata di Like a Pro(f), il format TikTok di Skuola.net che porta "in classe" i protagonisti del mondo del lavoro, dell’impresa, della cultura e delle istituzioni per un confronto diretto con gli studenti.

Perché se la scuola fornisce “una cassetta degli attrezzi per il nostro futuro”, ancora troppo spesso dimentica di spiegare come utilizzarli davvero, nella vita e nelle professioni.

Da qui parte la riflessione: perché teoria e pratica in Italia continuano a vivere da separate in casa? E come si può colmare questa distanza senza snaturare la missione educativa della scuola?

@skuolanet

La #scuola italiana ci prepara con tante nozioni teoriche, ma spesso dimentica una cosa fondamentale: come usare davvero gli strumenti che ci dà. Sì, perché conoscere la teoria è importante, ma senza la pratica rischiamo di non saper applicare ciò che impariamo. In altre parole, non ci insegna a "usare" quegli attrezzi che ci dà. Abbiamo parlato di questo con Riccardo Di Stefano, Vice Presidente di #Confindustria con delega all'Education e all'Open Innovation, che ha messo in luce quanto oggi sia necessario unire il mondo della scuola con quello dell’impresa. Anche perché oggi, più che mai, la nostra #economia ha bisogno di #giovani imprenditori che abbiano voglia di mettersi in gioco, di pensare in grande e di innovare. E oltre 1 studente su 5, secondo una indagine di Skuola.net, vuole fare l’imprenditore da grande (e quindi sarebbe contento se qualcuno gli desse qualche dritta per iniziare a farlo)

suono originale - Skuola.net - Skuola.net

Indice

  1. Conoscenze sì, ma senza pratica non bastano
  2. Talento e impresa: perché serve un ponte stabile
  3. Sogni di fare l’imprenditore? Allora provaci davvero

Conoscenze sì, ma senza pratica non bastano

Per Di Stefano il limite è culturale prima ancora che organizzativo. “La scuola italiana ci riempie di nozioni”, riconosce, “però non fa abbastanza attività laboratoriale”. Il risultato è che gli studenti accumulano conoscenze, sanno analizzare, ricordare, persino argomentare; ma raramente hanno la possibilità di sperimentare, costruire progetti, mettere "le mani in pasta".

Il Presidente dei Giovani Industriali non mette quindi in dubbio la qualità della formazione italiana. Ma oggi, avverte, questo non è più sufficiente. Perché il mondo cambia in fretta, e chi esce da scuola deve essere non solo preparato, ma operativo

La scuola “non ci mette nelle condizioni di mettere in pratica ciò che impariamo”, sottolinea. Tradotto: manca l’allenamento alla realtà.

Talento e impresa: perché serve un ponte stabile

Per colmare questo vuoto, Di Stefano indica una possibile strada: rafforzare l’alleanza tra scuola, università e impresa. Che più che uno slogan sembra una necessità concreta per un Paese che ha bisogno di crescere anche sul piano dell’innovazione. 

Perché da una parte gli studenti possono trovare un terreno dove misurarsi davvero, dall’altra le aziende hanno bisogno dell’energia e del talento delle nuove generazioni.

In conclusione, i percorsi formativi devono perciò diventare più porosi, aperti al mondo produttivo, senza perdere il loro valore educativo.

Sogni di fare l’imprenditore? Allora provaci davvero

Di Stefano rivolge poi un invito diretto a chi si vede indossare, in futuro, i panni dell’imprenditore: non aspettare che qualcuno ti dica che è possibile, fallo accadere.

“La nostra economia ha bisogno di tanti giovani imprenditori”, dice. Idee, freschezza, iniziativa: sono queste le valute del futuro. “Se sei tra coloro che sogna di fare l’imprenditore, credici”, conclude: “Noi siamo a tua disposizione e speriamo presto di diventare colleghi”.

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