Fabrizio Del Dongo
Genius
8 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • L'abete racconta la sua vita tra le Alpi, circondato dalla natura e dagli animali, crescendo rigoglioso in un ambiente fertile.
  • Viene inaspettatamente tagliato dai boscaioli, trasportato e messo in mostra in un centro commerciale, pronto per diventare un albero di Natale.
  • Trasformato in un albero di Natale, viene decorato con luci e ornamenti, diventando il fulcro delle celebrazioni natalizie in una casa famigliare.
  • Durante il periodo festivo, l'abete assiste a vari momenti di gioia, ma col tempo inizia a soffrire, perdendo il suo vigore originale.
  • Alla fine delle festività, l'abete viene smontato e abbandonato, riflettendo sulla fugacità della gloria umana prima di essere trasformato in concime.

Indice

  1. L'abete presenta se stesso e il suo ambiente
  2. Il taglio
  3. La vigilia di Natale
  4. L'ultimo dell'anno
  5. L'Epifania
  6. Fine delle festività

L'abete presenta se stesso e il suo ambiente

Sono un abete, nato 10 anni fa sulle pendici delle Alpi, non lontano dalla sorgente del Po, da un seme trasportato da un uccello. La fertilità del terreno e la neve hanno contributo alla mia crescita. D’inverno. i miei rami si coprivano di neve e quasi toccavano a terra per il peso, ma con l’arrivo della bella stagione a volte qualche uccellino faceva il nido fra i miei rami; spesso, lungo il mio tronco si arrampicavano gli scoiattoli e i ghiri e in basso, le marmotte avevano scavato il loro rifugio e con il primo sole primaverile facevano capolino. Insomma, gli amici non mi mancavano. D’estate amavo crogiolarmi al sole e sentire il profumo delle genziane e delle giunchiglie. Quando poi cominciavano ad arrivare le prime giornate fredde, gli altri alberi perdevano le foglie, ma io, restavo verde perché ogni ago che cadeva veniva subito sostituito da un altro più verde. Non avevo paura del forte vento, anzi mi piaceva sentire il suo soffio.

Il taglio

Quest’anno verso la fine di novembre è successo qualcosa di strano che, all’inizio, non mi sapevo spiegare. Alcuni boscaioli dotati di potenti seghe sono venuti, mi hanno tagliato il tronco, radendolo quasi al suolo. Ho provato un po’ di dolore. Mi hanno ammassato insieme ad altri abeti e ci hanno depositato in un magazzino dove alcuni uomini ci hanno imballato accuratamente. Quando ci siamo ritrovati alla luce del giorno, eravamo stati messi in mostra in un centro commerciale, ognuno di noi con un bel fiocco rosso ed un cartellino con un numero. L’ambiente era molto vasto e pieno di luci scintillanti.
Qualche giorno dopo è arrivato un signore non più giovane con un ragazzino, mi hanno preso, caricato in macchina e portato a casa loro. Mi hanno piantato in un vaso con della terra e dei sassi, anche se ormai non avevo più le radici. Poi hanno cominciato ad appendere ai miei rami delle decorazioni di tutti i colori, quindi hanno appoggiato delicatamente dei fili con delle lampadine piccolissime ed infine il tutto è stato completato da ghirlande argentate e dorate. La punta è stata infilata in una specie di tubo appuntito rigonfio, anch’esso lucido e brillante. Sui rami sono state collocate delle strisce di una sostanza filamentosa bianca: dicevano che era neve, ma lo so bene che la neve è un’altra cosa!

La vigilia di Natale

La sera della vigilia di Natale, il vecchio signore è arrivato, ha cercato qualcosa in basso e ad un tratto i miei rami si sono illuminati di intermittenti luci multicolori. Ero sbalordito da quello che stava succedendo poi ho capito: ero diventato un luccicante albero di Natale che tutti ammiravano. Ad un tratto, poco alla volta, uno alla volta, i componenti della famiglia, sono entrati e, cercando di non fare rumore, hanno depositato ai miei piedi dei pacchi di varie dimensioni con fiocchi, stelle dorate e nastri argentati. Nella stanza, un salone assai ampio, era stata allestita una tavola apparecchiata, dall’aspetto scintillante: porcellane bianche e dorate, posate d’argento, bicchieri di cristallo, tovaglioli finemente ricamati ed un centro tavolo con vischio e agrifoglio e degli strani pupazzetti vestiti di rosso e con la barba bianca. Prima di passare a cena, sono stati scartati i pacchi: erano dei regali. Chi è rimasto sorpreso, chi dallo sguardo ha fatto capire che si aspettava qualcos’altro, ma è stato comunque un insieme di abbracci, di baci, di auguri e soprattutto di grida gioiose dei bambini.

L'ultimo dell'anno

Dopo questa parentesi gioiosa, per qualche giorno, sono stato messo un po’in disparte, ignorato: sì, è vero le luci erano sempre accese, ma tutti mi ignoravano, finché non siamo arrivati al 31 dicembre. Di nuovo era stata prevista una cena con tante portate a cui, questa volta, hanno fatto seguito della musica e dei balli. A mezzanotte tutti hanno brindato all’anno nuovo con dei bicchieri pieni spumante, ci sono stati ancora una volta abbracci e auguri.
Di nuovo, una pausa di qualche giorno: io cominciavo a soffocare, avevo troppo caldo e qualche ago cominciava a cadere, senza che ne rinascesse uno nuovo.

L'Epifania

Il 5 gennaio, vigilia dell’Epifania, quando il salone era vuoto, è entrata una donna, assai vecchia e coperta di stracci ed ha depositato ai miei piedi delle calze piene di dolci, poi ha infilato le prese nella spine ed io ho ricominciato a risplendere. I bambini sono arrivati di corsa: chi ha scoperto del cioccolato, chi dei croccanti, chi dei biscotti, chi dei giocattoli, insomma tutto ciò che si può desiderare.

Fine delle festività

L’indomani mattina tutto era più calmo e sul pavimento c’era un gran disordine come non avevo mai visto: pezzi di carta strappati, scatole aperte, nastri un po’ ovunque, carta stagnola. La signora è arrivata e, delicatamente, ha cominciato a togliermi di dosso tutte le decorazioni per riporle ben protette in appositi scatoloni ripieni di una sorta di paglia brillante. A poco a poco ho perso tutta la lucentezza e sono ritornato un abete normale, anzi, meno perché i miei aghi non erano più vigorosi come un mese prima. Toccandoli, cadevano e il ramo rimaneva spoglio. Ho pensato “Avrò bisogno di una bella cura ricostituente per riprendermi!” Non vedevo l’ora di ritornare fra i miei monti.
Ma non fu così: il mio tronco fu tagliato in tre pezzi e i rami spezzati (non ho sentito dolore perché ormai erano secchi). Così mutilato, fui depositato, o meglio abbandonato su di un marciapiede, accanto ad un bidone della spazzatura. Che fine poco gloriosa, dopo tanti giorni fra luci e decorazioni brillanti! Passò una grossa benna che mi sollevò e mi triturò fino a ridurmi in polvere. Una magra consolazione: almeno sarei servito da concime per gli altri alberi. Che strani gli uomini: prima ti circondano di onore e gloria, ricoprendoti di oggetti brillanti, poi ti buttano via come una cosa del tutto inutile.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'origine dell'abete protagonista della storia?
  2. L'abete è nato 10 anni fa sulle pendici delle Alpi, da un seme trasportato da un uccello.

  3. Come ha reagito l'abete al suo primo incontro con gli uomini e cosa è successo?
  4. L'abete ha provato un po' di dolore quando è stato tagliato dai boscaioli e poi trasportato in un magazzino, per essere successivamente esposto in un centro commerciale con un fiocco rosso e un cartellino con un numero.

  5. Quali trasformazioni ha subito l'abete una volta portato nella casa della nuova famiglia?
  6. L'abete è stato piantato in un vaso senza radici e decorato con luci, ghirlande, decorazioni colorate e una sostanza filamentosa bianca che imitava la neve, trasformandosi in un albero di Natale.

  7. Cosa rappresenta la vigilia di Natale per l'abete e come viene celebrata dalla famiglia?
  8. La vigilia di Natale rappresenta il momento in cui l'abete diventa un punto centrale delle celebrazioni, illuminato da luci multicolori e circondato da regali, con la famiglia che si scambia doni in un'atmosfera di gioia.

  9. Qual è il destino finale dell'abete dopo le festività e come riflette sulla sua esperienza?
  10. Dopo le festività, l'abete viene spogliato delle decorazioni, tagliato in pezzi e abbandonato su un marciapiede, per poi essere triturato. Riflette sulla transitorietà dell'onore e della gloria concessi dagli uomini, che lo hanno prima celebrato e poi scartato come inutile.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community