Concetti Chiave
- Il linguaggio giornalistico è composto da vari registri che variano in base all'argomento e alla tipologia di articolo, spesso mescolando diversi stili.
- Negli ultimi anni, il linguaggio dei giornali ha incorporato locuzioni popolari e dialettali, creando un linguaggio più accessibile al pubblico.
- I giornali contribuiscono alla creazione e diffusione di neologismi attraverso tecniche come prefissazioni, acronimie e dialettismi.
- L'uso di stereotipi, latinismi e parafrasi da titoli di film è comune nei giornali, mentre parole straniere sono spesso preferite alle loro controparti italiane.
- Il "giornalese" è caratterizzato da figure retoriche come ossimori, eufemismi, tautologie e iperboli che arricchiscono il linguaggio giornalistico.
Linguaggio giornalistico: caratteristiche
Quando si parla di linguaggio del giornale non dobbiamo pensare ad un linguaggio specifico, ma a tanti linguaggi., o meglio di alcuni linguaggi che variano a seconda dell’argomento trattato e della tipologia di articolo. Fino a qualche anno fa, veniva sottolineata la tendenza a ricorrere nei giornali ad uno stile burocratico e lontano dalla lingua della gente comune. Oggi, invece, si registra un certo livellamento verso il basso con molte locuzioni popolari o dialettali che, ormai, sono entrate a far parte del repertorio linguistico dei quotidiani. I linguaggi settoriali si riferiscono ad ambiti specifici come la politica, l’economia, lo sport, la scienza. Nei giornali ritroviamo il linguaggio politico, il linguaggio burocratico-amministrativo, tecnico-scientifico e pubblicitario. Occorre precisare che in ciascuna sezione del quotidiano raramente questi registri linguistici si ritrovano allo stato puro; spesso il linguaggio utilizzato è frutto di una contaminazione fra più linguaggi.
Capita anche un certo linguaggi specifico sia trasferito da un ambito all’altro (per dall’ambito sportivo a quello politico, creando così delle metafore).
Una caratteristica dei giornali è la diffusione e perfino la creazione di neologismi. Fra essi sono importanti:
• i sintomi, cioè espressioni in base alla quale il secondo sostantivo qualifica il primo. Es. legge delega, discorso fiume, autobomba
• ellissi: quando l’aggettivo finisce per acquisire la funzione di sostantivo. ES. mondiali per campionati mondiali, finanziaria per legge finanziaria
• termini composti,che possono aver una base nominale io verbale. Es. fotoromanzo, netturbino, metronotte
• prefissazioni: consiste nell’aggiunta di prefissi come “maxi”, “mini”, “neo”, “posto”. Nella stampa, molto spesso si fa un uso spropositato delle prefissazioni; infatti, frequentemente, si parla di “maxisequestro”, di “maxirissa allo stadio” o di “megaricchezze”.
• acronimie, ossia la fusione di due termini come “totonero”, “autosole”
• dialettismi, cioè termini derivati da dialetti, come “inciucio”
Il linguaggio dei giornali è anche caratterizzati da un’abbondanza di stereotipi, come se si trattasse di un automatismo mentale: “sciagura agghiacciante”, “intervento delicato”, “sentenza esemplare”, “motivi futili”, “ammasso di lamiere contorte” sono frasi fatte o locuzione all’ordine del giorno. E’ anche abbastanza frequente l’uso di latinismi: extrema ratio, inter nos, conditio sine qua non.
A volte, nei titoli si utilizzano parafrasi tratte dal titolo di un film come “venti di guerra” per indicare che esiste la possibilità in una zona della terra che scoppi una guerra, parafrasando, così, il titolo di un noto film.
Molto interessante è anche l’uso di parole straniere anche se in italiano esiste il termine corrispondente: pullover, smog, first lady, drink, happy hour, summit, optional, privacy, stage, happening
Frequenti sono anche le figure retoriche di questo linguaggio che potremmo definire “giornalese”:
• suffissi in –ismo (sovranismo, populismo, pentitismo)
• ossimoro (accostamento di due termini in opposizione quali “convergenze parallele”
• eufemismi: scrivere “male incurabile” al posto di tumore, “crescita negativa” invece di diminuzione, “allineamento valutario” invece di svalutazione
• tautologie che ripetono e rafforzano lo stesso termine, come “autorizzazione preventiva”
• iperbole, che imita il linguaggio pubblicitario, come “avvenimento del secolo”, “apocalittico”, “spettacolare”.
Domande da interrogazione
- Quali sono le caratteristiche principali del linguaggio giornalistico?
- Come si manifesta la contaminazione tra diversi linguaggi nei giornali?
- Qual è il ruolo dei neologismi nel linguaggio giornalistico?
- Quali figure retoriche sono comuni nel linguaggio giornalistico?
Il linguaggio giornalistico è caratterizzato da una varietà di linguaggi che variano a seconda dell'argomento e della tipologia di articolo. Include l'uso di neologismi, ellissi, termini composti, prefissazioni, acronimie, dialettismi, stereotipi, latinismi, parafrasi e parole straniere.
Nei giornali, i registri linguistici raramente si trovano allo stato puro; spesso si verifica una contaminazione tra più linguaggi, con termini specifici che vengono trasferiti da un ambito all'altro, creando metafore.
I neologismi sono importanti nel linguaggio giornalistico e includono sintagmi, ellissi, termini composti, prefissazioni, acronimie e dialettismi, contribuendo a rendere il linguaggio più dinamico e attuale.
Le figure retoriche comuni nel linguaggio giornalistico includono suffissi in -ismo, ossimori, eufemismi, tautologie e iperboli, che arricchiscono il testo e spesso imitano il linguaggio pubblicitario.