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Concetti Chiave

  • La letteratura della guerra esplora il mito della guerra come "igiene del mondo" e il suo impatto sulla società e la politica.
  • La guerra è vista come una "guerra totale", influenzando profondamente la mentalità e il comportamento civile, soprattutto di donne e bambini.
  • Gli scritti del periodo mostrano una prevalenza dell'uso del mito, rendendo difficile una descrizione razionale dell'esperienza bellica.
  • Il culto dei legami emotivi e la sacralizzazione dei caduti, come il milite ignoto, evidenziano la percezione della guerra come esperienza superiore.
  • Si parla di "banalizzazione della guerra" e "brutalizzazione", con l'animalizzazione del nemico, concetti trasferiti anche nella vita politica e sociale.

La letteratura della guerra

L’opinione pubblica si era manifestata favorevole alla guerra, vista quasi come una liberazione, Mario Isnenghi “Il mito della grande guerra”, tratta della letteratura di questo periodo e del suo rapporto con la politica, anche quella sconosciuta.
Si sviluppa l'Idea della guerra come “igiene del mondo”, si parla di “generazione della guerra” che la invoca come una divinità, un mito eroico. Sta nascendo la democrazia, anche se limitata, idea che viene ripudiata da certi letterati (D’Annunzio).

Paul Fussel “La grande guerra e la memoria moderna”, vede come l’esperienza della guerra abbia mutato il modo di pensare del popolo. Questi studi ci consentono di affermare che la prima guerra mondiale è stata una “guerra totale”, proprio perché la mentalità ne ha risentito in modo profondo, anche a livello psicologico. . Infatti anche il fronte interno doveva essere volto totalmente alla vittoria, e anche il comportamento civile di donne e bambini ne è interessato (vita sessuale-sociale associazionista, didattica trasformata in chiave bellica). In questi scritti si ha una preponderanza dell’uso del mito, quasi una sorta di misticismo, poiché l’esperienza della guerra non riesce ad essere descritta in modo razionale. Eric J. Leed “Terra di nessuno” (tra una trincea e l’altra), sottolinea la regressione ad un linguaggio mitico di chi scrive della guerra, il culto per i legami emotivi che nascono in questa esperienza. George Mosse “Le guerre mondiali: dalla tragedia al mito dei caduti” , si concentra sulla sacralizzazione della guerra, sul fatto che chi l’ha combattuta si sente superiore rispetto agli altri. Tratta dei riti legati alla morte dei commilitoni, come ad esempio il milite ignoto posto accanto all’altare della patria, li a ricordare tutti coloro che non hanno avuto sepoltura, equiparandoli al valore dei padri della patria. Inoltre egli parla di “banalizzazione della guerra” e “brutalizzazione”, nonché un’ animalizzazione dell’avversario (nemico da annientare, visto come un “antiuomo” o un uomo non virile, concezione che viene trasportata nella vita politica e sociale).

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'opinione pubblica riguardo alla guerra secondo il testo?
  2. L'opinione pubblica era favorevole alla guerra, vista quasi come una liberazione, e si sviluppa l'idea della guerra come "igiene del mondo".

  3. Come viene descritta l'esperienza della guerra nella letteratura di questo periodo?
  4. L'esperienza della guerra è descritta con un linguaggio mitico e mistico, poiché non riesce ad essere espressa in modo razionale, e si evidenzia il culto per i legami emotivi nati durante la guerra.

  5. Quali sono le conseguenze psicologiche e sociali della guerra secondo gli studi citati?
  6. La guerra ha mutato profondamente la mentalità del popolo, influenzando anche il comportamento civile e la didattica, e ha portato alla sacralizzazione e banalizzazione della guerra, con una visione dell'avversario come "antiuomo".

Domande e risposte

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