Concetti Chiave
- La letteratura della guerra esplora il mito della guerra come "igiene del mondo" e il suo impatto sulla società e la politica.
- La guerra è vista come una "guerra totale", influenzando profondamente la mentalità e il comportamento civile, soprattutto di donne e bambini.
- Gli scritti del periodo mostrano una prevalenza dell'uso del mito, rendendo difficile una descrizione razionale dell'esperienza bellica.
- Il culto dei legami emotivi e la sacralizzazione dei caduti, come il milite ignoto, evidenziano la percezione della guerra come esperienza superiore.
- Si parla di "banalizzazione della guerra" e "brutalizzazione", con l'animalizzazione del nemico, concetti trasferiti anche nella vita politica e sociale.
La letteratura della guerra
L’opinione pubblica si era manifestata favorevole alla guerra, vista quasi come una liberazione, Mario Isnenghi “Il mito della grande guerra”, tratta della letteratura di questo periodo e del suo rapporto con la politica, anche quella sconosciuta.
Si sviluppa l'Idea della guerra come “igiene del mondo”, si parla di “generazione della guerra” che la invoca come una divinità, un mito eroico. Sta nascendo la democrazia, anche se limitata, idea che viene ripudiata da certi letterati (D’Annunzio).
Domande da interrogazione
- Qual è l'opinione pubblica riguardo alla guerra secondo il testo?
- Come viene descritta l'esperienza della guerra nella letteratura di questo periodo?
- Quali sono le conseguenze psicologiche e sociali della guerra secondo gli studi citati?
L'opinione pubblica era favorevole alla guerra, vista quasi come una liberazione, e si sviluppa l'idea della guerra come "igiene del mondo".
L'esperienza della guerra è descritta con un linguaggio mitico e mistico, poiché non riesce ad essere espressa in modo razionale, e si evidenzia il culto per i legami emotivi nati durante la guerra.
La guerra ha mutato profondamente la mentalità del popolo, influenzando anche il comportamento civile e la didattica, e ha portato alla sacralizzazione e banalizzazione della guerra, con una visione dell'avversario come "antiuomo".