Concetti Chiave
- Il concetto di "Borders" viene esplorato come limite da superare, andando oltre i confini imposti o autoimposti.
- Il progetto si concentra sulla sfera reale e concreta, per poi eventualmente astrarre durante la rappresentazione.
- Viene presa ispirazione dalla fotografia di Ghirri per superare la bidimensionalità e affrontare i limiti del medium.
- Il panopticon di Foucault ispira la struttura dell'installazione, riflettendo il rapporto tra individuo e struttura sociale.
- L'installazione include proiezioni di case popolari milanesi che simboleggiano limiti sociali, con una sfera riflettente al centro che deforma le immagini.
Interrogando sulle possibili interpretazioni semantiche della parola “Borders”, ne è uscito che la maggior parte dei membri del gruppo la associasse al concetto di limite, sia esso considerato valicabile o meno.
il nostro comune intento era quello di provare a superarlo, non semplicemente di rappresentarlo, andare oltre i limiti che a seconda dei casi vengono imposti o autoimposti.
Per riuscire in questo credevamo fosse importante concentrarsi sulla sfera del reale, del concreto, dell’esperenziale (per poi eventualmente riservarci di riportare il tutto all’astrazione in seguito, durante il processo di rappresentazione), per iniziare abbiamo quindi declinato il concetto astratto di limite in casi che reputavamo soggettivamente rilevanti, ovviamente ognuno di noi ne ha evidenziato di diversi.
chi considerava problematico il rapporto con il naturale limite del medium con cui siamo abituati a lavorare, il frame, l’immagine cinematografica, limitata e limitante spazialmente e temporalmente, bidimensionale, circoscritta e circostante, come evadere da questa circostanza? come bucare la superficie, spezzare i bordi di questa immagine?
per questo abbiamo fatto riferimento alla fotografia di ghirri, che spesso affronta la soglia e il fuori campo, la reinquadratura, etc… l’idea del riflesso (palla riflettente) è venuta dai suoi scatti, un modo per inquadrare ciò che sta fuori campo, e anche per distorcerlo, su una superficie sferica che in questo modo permette anche il superamento della bdimensionalità che puntava l’attenzione sul limite corporeo dell’uomo, dell’individuo che si definisce tale solamente in quanto separato dall’altro, da tutto l”altro”, bordo epidermico che decide cosa è io e cosa non è io, causando una separazione in qualche modo traumatica, gettando il tutto in un rapporto dualistico e non più unitario che inevitabilmente va a generare conflitti.
queste riflessioni sono state generate dalla lettura di alcuni scritti di Foucault, da cui abbiamo estrapolato la struttura del panopticon (sorvegliare e punire) su cui abbiamo basato la struttura dell’installazione.
“Tante gabbie, altrettanti piccoli teatri, in cui ogni attore è solo, perfettamente individualizzato e costantemente visibile.”
nel nostro caso più che panopticon “ciò che vede tutto” sarebbe “quello che riflette tutto” verrebbe una roba tipo panantanaklon dal greco il limite dell’abitazione è un ulteriore declinazione del limite corporeo sopracitato.
per questo pensiamo di proiettare alle pareti clip rappresentanti facciate di palazzoni popolari della periferia di Milano, anche per restare nel locale, nel quotidiano senza sforare nel clichè o nell'appropriazione culturale che vorrei evitare.
l'installazione che abbiamo in mente è quindi la seguente:
quattro pareti (i limiti della stanza) su cui vengono proiettate quattro clip che riprendono le case popolari milanesi, con i loro balconi “personalizzati” che ricordano le celle del carcere del panopticon, queste clip si muoveranno verso l’alto dando allo spettatore il senso di cadere nel vuoto.
Al centro della stanza una sfera riflettente sulla quale i riflessi delle proiezioni verranno deformate, perderanno la loro natura bidimensionale, si fonderanno uscendo dai loro bordi.
Vedendo se includere delle altre proiezioni “deformate e spezzate” dall’inclinazione dei proiettori sul pavimento, che vogliono rappresentare il limite culturale della famiglia, delle imposizioni sociali, dei costrutti. (si tutto molto post strutturalista i know but i love it)
Domande da interrogazione
- Qual è l'interpretazione principale del concetto di "Borders" discussa nel testo?
- Come si intende superare i limiti imposti o autoimposti secondo il testo?
- Quale riferimento artistico viene utilizzato per affrontare il concetto di limite nel testo?
- Quale struttura filosofica viene utilizzata come base per l'installazione?
- Come viene descritta l'installazione proposta nel testo?
La maggior parte dei membri del gruppo associa "Borders" al concetto di limite, sia esso valicabile o meno, con l'intento comune di superarlo piuttosto che rappresentarlo.
Si ritiene importante concentrarsi sulla sfera del reale e dell'esperienziale, declinando il concetto astratto di limite in casi soggettivamente rilevanti, per poi eventualmente riportare il tutto all'astrazione durante il processo di rappresentazione.
Si fa riferimento alla fotografia di Ghirri, che spesso affronta la soglia e il fuori campo, utilizzando l'idea del riflesso per inquadrare e distorcere ciò che sta fuori campo.
La struttura del panopticon di Foucault, che rappresenta il rapporto tra singolo e struttura sociale, viene utilizzata come base per l'installazione.
L'installazione prevede quattro pareti su cui vengono proiettate clip di case popolari milanesi, con una sfera riflettente al centro che deforma i riflessi delle proiezioni, rappresentando il superamento dei limiti bidimensionali e culturali.