Concetti Chiave
- La proposizione infinitiva è una subordinata completiva che può essere soggettiva o oggettiva, completando così la proposizione reggente.
- È conosciuta come costrutto dell'accusativo con l'infinito, dove il soggetto è all'accusativo e il verbo all'infinito.
- Le proposizioni oggettive completano verbi dicendi, sentiendi, voluntatis e affectuum, fornendo così significato completo al verbo principale.
- La proposizione infinitiva epesegetica spiega un termine generico della reggente, simile a un'apposizione.
- I tempi dell'infinito nelle subordinate indicano relazioni di contemporaneità, anteriorità e posteriorità rispetto alla sovraordinata.
Indice
- La proposizione infinitiva
- Verbi o locuzioni che introducono una proposizione infinitiva od oggettiva
- La proposizione infinitiva epesegetica
- Struttura della proposizione infinitiva
- Uso dei tempi dell’infinito nelle subordinate infinitive
- Rapporto di contemporaneità
- Rapporto di anteriorità
- Rapporto di posteriorità
La proposizione infinitiva
La proposizione infinitiva è una proposizione subordinata completiva. Le proposizioni subordinate completive (o complementari dirette o sostantive) sono così chiamate perché completano in modo necessario la proposizione reggente. Svolgono la funzione di soggetto o di complemento oggetto rispetto al predicato della proposizione reggente vale a dire la funzione che, nella frase semplice, è svolta dal sostantivo non retto da preposizione. Le subordinate completive sono dette soggettive od oggettive quando svolgono rispettivamente la funzione di soggetto o complemento oggetto rispetto al predicato della proposizione reggente. La proposizione infinitiva può dunque essere soggettiva od oggettiva.
La proposizione infinitiva è anche detta costrutto dell’accusativo con l’infinito poiché presenta il soggetto all’accusativo e il verbo all’infinito. Anche tutto ciò che è riferito al soggetto si trova in caso accusativo.

Verbi o locuzioni che introducono una proposizione infinitiva od oggettiva
La proposizione soggettiva funge da soggetto a verbi ed espressioni impersonali:
- Verbi impersonali o usati impersonalmente: constat, “è noto”, oportet, “è opportuno”, decet, “conviene”, licet, “è lecito”, interest, refert, “importa”, praeterit, “sfugge”, etc.
- Forme passive composte dei verba dicendi e sentiendi: traditum est, “si tramandò”, nuntiatum est, “si annunciò”, putandum est, “si deve ritenere” etc. Nelle forme passive semplici questi verbi presentano la costruzione personale del nominativo con l’infinito.
- Espressioni formate da un sostantivo o da un aggettivo neutro e il verbo sum alla terza persona singolare: aequum est, “è giusto”, utile est, “è utile”, fama est, “corre voce”, etc...
La proposizione oggettiva completa il significato di numerose categorie di verbi:
- Verba dicendi o declarandi (verbi che esprimono una dichiarazione, un giudizio, un proposito): dico, adfirmo, nego, narro, promitto, respondeo, trado, scribo, iuro, etc....
- Verba sentiendi (verbi che esprimono una percezione fisica o mentale): credo, censeo, cognosco, intellego, iudico, puto, sentio, statuto, etc...
- Verba voluntatis (veri che esprimono una manifestazione di volontà): volo, nolo, malo, opto, cupio, permitto, sino, veto, iubeo, etc...
- Verba affectuum (verbi che esprimono uno stato d’animo): doleo, angor, gaudeo, laetor, delector, quero, etc...
La proposizione infinitiva epesegetica
La proposizione infinitiva epesegetica, vale a dire esplicativa, svolge una funzione simile a quella dell’apposizione poiché spiega ciò che è espresso genericamente da un termine della proposizione reggente costituito da un pronome neutro (hoc, id, illud) o un avverbio (sic, ita), che possono essere omessi nella traduzione italiana, o un sostantivo come opinio, consilium, spes, fama, dolor etc. In italiano queste proposizioni sono classificate come subordinate completive dichiarative.
Struttura della proposizione infinitiva
Il soggetto, costituito da un sostantivo o da un pronome, si trova sempre in caso accusativo e deve essere obbligatoriamente espresso poiché non sarebbe altrimenti possibile dedurlo dal verbo all’infinito. Quando il soggetto della proposizione infinitiva è costituito da un pronome personale di terza persona si trova il riflessivo se (identico per tutti i generi e i numeri) quando è riferito al soggetto della proposizione sovraordinata, si trova eum, eam, id / eos, eas, ea, vale a dire l’accusativo del determinativo is, ea, id quando non è riferito al soggetto della sovraordinata.
Esempi:
Dico puellas sedulas esse= Dico che le fanciulle sono diligenti.
Dico me sedulum esse= Dico di essere diligente.
Dico eum sedulum esse= Dico che egli è diligente.
Dicit eum sedulum esse= Dice che egli è diligente.
Dicit se sedulum esse= Dice di essere diligente.
Uso dei tempi dell’infinito nelle subordinate infinitive
Nelle subordinate infinitive i tempi dell’infinito sono sempre usati con valore relativo. Indicano quindi un rapporto di contemporaneità, anteriorità e posteriorità rispetto all’azione della sovraordinata.
Rapporto di contemporaneità
In latino: infinito presente.
In italiano: indicativo o congiuntivo presente se il verbo della reggente è al presente o al futuro. Indicativo o congiuntivo imperfetto se il verbo della reggente è un tempo del passato.
Esempi:
Dico te sedulum esse= Dico (ora) che tu sei diligente (ora).
Puto te sedulum esse= Ritengo (ora) che tu sia diligente (ora).
Dicebam te sedulum esse= Dicevo (in passato) che tu eri diligente (in passato).
Dixi te sedulum esse= Dissi (in passato) che tu eri diligente (in passato).
Dixeram te sedulum esse= Avevo detto (in passato) che tu eri diligente (in passato).
Putabam te sedulum esse= Ritenevo (in passato) che tu fossi diligente (in passato).
Putavi te sedulum esse= Ritenni (in passato) che tu fossi diligente (in passato).
Putaveram te sedulum esse= Avevo ritenuto (in passato) che tu fossi diligente (in passato).
Rapporto di anteriorità
In latino: infinito perfetto
In italiano: indicativo o congiuntivo passato se il verbo della reggente è al presente o al futuro. Indicativo o congiuntivo trapassato se il verbo della reggente è un tempo del passato.
Esempi:
Dico te sedulum fuisse= Dico (ora) che tu sei stato diligente (prima).
Puto te sedulum fuisse= Ritengo (ora) che tu sia stato diligente (prima).
Dicam te sedulum fuisse= Dirò (in futuro) che tu sei stato diligente (prima).
Putabo te sedulum fuisse= Riterrò (in futuro) che tu sia stato diligente (prima).
Dicebam te sedulum fuisse= Dicevo (in passato) che tu eri stato diligente (prima).
Dixi te sedulum fuisse= Dissi (in passato) che tu eri stato diligente (prima).
Dixeram te sedulum fuisse= Avevo detto (in passato) che tu eri stato diligente (prima).
Putabam te sedulum fuisse= Ritenevo (in passato) che tu fossi stato diligente (prima).
Putavi te sedulum fuisse= Ritenni (in passato) che tu fossi stato diligente (prima).
Putaveram te sedulum fuisse= Avevo ritenuto (in passato) che tu fossi stato diligente (prima).
Rapporto di posteriorità
In latino: infinito futuro
In italiano: indicativo futuro se il verbo della reggente è al presente. Condizionale passato se il verbo della reggente è un tempo del passato.
Esempi:
Dico te sedulum futurum esse= Dico (ora) che tu sarai diligente (in seguito).
Puto te sedulum futurum esse= Ritengo (ora) che tu sarai diligente (in seguito).
Dicebam te sedulum futurum esse= Dicevo (in passato) che tu saresti stato diligente (in seguito).
Dixi te sedulum futurum esse= Dissi (in passato) che tu saresti stato diligente (in seguito).
Dixeram te sedulum futurum esse= Avevo detto (in passato) che tu saresti stato diligente (in seguito).
Putabam te sedulum futurum esse= Ritenevo (in passato) che tu saresti stato diligente (in seguito).
Putavi te sedulum futurum esse= Ritenni (in passato) che tu saresti stato diligente (in seguito).
Putaveram te sedulum futurum esse= Avevo ritenuto (in passato) che tu saresti stato diligente (in seguito).
Domande da interrogazione
- Che cos'è una proposizione infinitiva?
- Quali verbi introducono una proposizione infinitiva soggettiva?
- Come si struttura una proposizione infinitiva?
- Come si usano i tempi dell'infinito nelle subordinate infinitive?
- Cosa indica il rapporto di posteriorità in una proposizione infinitiva?
La proposizione infinitiva è una proposizione subordinata completiva che completa in modo necessario la proposizione reggente, svolgendo la funzione di soggetto o complemento oggetto.
Verbi impersonali o usati impersonalmente come "constat" e "oportet", forme passive composte dei verba dicendi e sentiendi, ed espressioni con un sostantivo o aggettivo neutro e il verbo "sum".
Il soggetto è sempre in caso accusativo e deve essere espresso; il verbo è all'infinito. Se il soggetto è un pronome personale di terza persona, si usa "se" se riferito al soggetto della sovraordinata, altrimenti "eum, eam, id".
I tempi dell'infinito indicano un rapporto di contemporaneità, anteriorità o posteriorità rispetto all'azione della sovraordinata, usando rispettivamente l'infinito presente, perfetto o futuro.
In latino, si usa l'infinito futuro per indicare un'azione che avverrà in seguito rispetto al tempo della proposizione reggente, traducibile in italiano con l'indicativo futuro o il condizionale passato.