Slippers
Genius
8 min. di lettura
Vota 3 / 5

Concetti Chiave

  • La proposizione infinitiva è una subordinata completiva che può essere soggettiva o oggettiva, completando così la proposizione reggente.
  • È conosciuta come costrutto dell'accusativo con l'infinito, dove il soggetto è all'accusativo e il verbo all'infinito.
  • Le proposizioni oggettive completano verbi dicendi, sentiendi, voluntatis e affectuum, fornendo così significato completo al verbo principale.
  • La proposizione infinitiva epesegetica spiega un termine generico della reggente, simile a un'apposizione.
  • I tempi dell'infinito nelle subordinate indicano relazioni di contemporaneità, anteriorità e posteriorità rispetto alla sovraordinata.

Indice

  1. La proposizione infinitiva
  2. Verbi o locuzioni che introducono una proposizione infinitiva od oggettiva
  3. La proposizione infinitiva epesegetica
  4. Struttura della proposizione infinitiva
  5. Uso dei tempi dell’infinito nelle subordinate infinitive
  6. Rapporto di contemporaneità
  7. Rapporto di anteriorità
  8. Rapporto di posteriorità

La proposizione infinitiva

La proposizione infinitiva è una proposizione subordinata completiva. Le proposizioni subordinate completive (o complementari dirette o sostantive) sono così chiamate perché completano in modo necessario la proposizione reggente. Svolgono la funzione di soggetto o di complemento oggetto rispetto al predicato della proposizione reggente vale a dire la funzione che, nella frase semplice, è svolta dal sostantivo non retto da preposizione. Le subordinate completive sono dette soggettive od oggettive quando svolgono rispettivamente la funzione di soggetto o complemento oggetto rispetto al predicato della proposizione reggente. La proposizione infinitiva può dunque essere soggettiva od oggettiva.
La proposizione infinitiva è anche detta costrutto dell’accusativo con l’infinito poiché presenta il soggetto all’accusativo e il verbo all’infinito. Anche tutto ciò che è riferito al soggetto si trova in caso accusativo.

Proposizione infinitiva oggettiva e soggettiva articolo

Verbi o locuzioni che introducono una proposizione infinitiva od oggettiva

La proposizione soggettiva funge da soggetto a verbi ed espressioni impersonali:

  1. Verbi impersonali o usati impersonalmente: constat, “è noto”, oportet, “è opportuno”, decet, “conviene”, licet, “è lecito”, interest, refert, “importa”, praeterit, “sfugge”, etc.
  2. Forme passive composte dei verba dicendi e sentiendi: traditum est, “si tramandò”, nuntiatum est, “si annunciò”, putandum est, “si deve ritenere” etc. Nelle forme passive semplici questi verbi presentano la costruzione personale del nominativo con l’infinito.
  3. Espressioni formate da un sostantivo o da un aggettivo neutro e il verbo sum alla terza persona singolare: aequum est, “è giusto”, utile est, “è utile”, fama est, “corre voce”, etc...

La proposizione oggettiva completa il significato di numerose categorie di verbi:

  1. Verba dicendi o declarandi (verbi che esprimono una dichiarazione, un giudizio, un proposito): dico, adfirmo, nego, narro, promitto, respondeo, trado, scribo, iuro, etc....
  2. Verba sentiendi (verbi che esprimono una percezione fisica o mentale): credo, censeo, cognosco, intellego, iudico, puto, sentio, statuto, etc...
  3. Verba voluntatis (veri che esprimono una manifestazione di volontà): volo, nolo, malo, opto, cupio, permitto, sino, veto, iubeo, etc...
  4. Verba affectuum (verbi che esprimono uno stato d’animo): doleo, angor, gaudeo, laetor, delector, quero, etc...

La proposizione infinitiva epesegetica

La proposizione infinitiva epesegetica, vale a dire esplicativa, svolge una funzione simile a quella dell’apposizione poiché spiega ciò che è espresso genericamente da un termine della proposizione reggente costituito da un pronome neutro (hoc, id, illud) o un avverbio (sic, ita), che possono essere omessi nella traduzione italiana, o un sostantivo come opinio, consilium, spes, fama, dolor etc. In italiano queste proposizioni sono classificate come subordinate completive dichiarative.

Struttura della proposizione infinitiva

Il soggetto, costituito da un sostantivo o da un pronome, si trova sempre in caso accusativo e deve essere obbligatoriamente espresso poiché non sarebbe altrimenti possibile dedurlo dal verbo all’infinito. Quando il soggetto della proposizione infinitiva è costituito da un pronome personale di terza persona si trova il riflessivo se (identico per tutti i generi e i numeri) quando è riferito al soggetto della proposizione sovraordinata, si trova eum, eam, id / eos, eas, ea, vale a dire l’accusativo del determinativo is, ea, id quando non è riferito al soggetto della sovraordinata.

Esempi:
Dico puellas sedulas esse= Dico che le fanciulle sono diligenti.
Dico me sedulum esse= Dico di essere diligente.
Dico eum sedulum esse= Dico che egli è diligente.
Dicit eum sedulum esse= Dice che egli è diligente.
Dicit se sedulum esse= Dice di essere diligente.

Uso dei tempi dell’infinito nelle subordinate infinitive

Nelle subordinate infinitive i tempi dell’infinito sono sempre usati con valore relativo. Indicano quindi un rapporto di contemporaneità, anteriorità e posteriorità rispetto all’azione della sovraordinata.

Proposizione infinitiva oggettiva e soggettiva articolo

Rapporto di contemporaneità

In latino: infinito presente.
In italiano: indicativo o congiuntivo presente se il verbo della reggente è al presente o al futuro. Indicativo o congiuntivo imperfetto se il verbo della reggente è un tempo del passato.

Esempi:
Dico te sedulum esse= Dico (ora) che tu sei diligente (ora).
Puto te sedulum esse= Ritengo (ora) che tu sia diligente (ora).
Dicebam te sedulum esse= Dicevo (in passato) che tu eri diligente (in passato).
Dixi te sedulum esse= Dissi (in passato) che tu eri diligente (in passato).
Dixeram te sedulum esse= Avevo detto (in passato) che tu eri diligente (in passato).
Putabam te sedulum esse= Ritenevo (in passato) che tu fossi diligente (in passato).
Putavi te sedulum esse= Ritenni (in passato) che tu fossi diligente (in passato).
Putaveram te sedulum esse= Avevo ritenuto (in passato) che tu fossi diligente (in passato).

Rapporto di anteriorità

In latino: infinito perfetto
In italiano: indicativo o congiuntivo passato se il verbo della reggente è al presente o al futuro. Indicativo o congiuntivo trapassato se il verbo della reggente è un tempo del passato.

Esempi:
Dico te sedulum fuisse= Dico (ora) che tu sei stato diligente (prima).
Puto te sedulum fuisse= Ritengo (ora) che tu sia stato diligente (prima).
Dicam te sedulum fuisse= Dirò (in futuro) che tu sei stato diligente (prima).
Putabo te sedulum fuisse= Riterrò (in futuro) che tu sia stato diligente (prima).
Dicebam te sedulum fuisse= Dicevo (in passato) che tu eri stato diligente (prima).
Dixi te sedulum fuisse= Dissi (in passato) che tu eri stato diligente (prima).
Dixeram te sedulum fuisse= Avevo detto (in passato) che tu eri stato diligente (prima).
Putabam te sedulum fuisse= Ritenevo (in passato) che tu fossi stato diligente (prima).
Putavi te sedulum fuisse= Ritenni (in passato) che tu fossi stato diligente (prima).
Putaveram te sedulum fuisse= Avevo ritenuto (in passato) che tu fossi stato diligente (prima).

Rapporto di posteriorità

In latino: infinito futuro
In italiano: indicativo futuro se il verbo della reggente è al presente. Condizionale passato se il verbo della reggente è un tempo del passato.

Esempi:
Dico te sedulum futurum esse= Dico (ora) che tu sarai diligente (in seguito).
Puto te sedulum futurum esse= Ritengo (ora) che tu sarai diligente (in seguito).
Dicebam te sedulum futurum esse= Dicevo (in passato) che tu saresti stato diligente (in seguito).
Dixi te sedulum futurum esse= Dissi (in passato) che tu saresti stato diligente (in seguito).
Dixeram te sedulum futurum esse= Avevo detto (in passato) che tu saresti stato diligente (in seguito).
Putabam te sedulum futurum esse= Ritenevo (in passato) che tu saresti stato diligente (in seguito).
Putavi te sedulum futurum esse= Ritenni (in passato) che tu saresti stato diligente (in seguito).
Putaveram te sedulum futurum esse= Avevo ritenuto (in passato) che tu saresti stato diligente (in seguito).

Domande da interrogazione

  1. Che cos'è una proposizione infinitiva?
  2. La proposizione infinitiva è una proposizione subordinata completiva che completa in modo necessario la proposizione reggente, svolgendo la funzione di soggetto o complemento oggetto.

  3. Quali verbi introducono una proposizione infinitiva soggettiva?
  4. Verbi impersonali o usati impersonalmente come "constat" e "oportet", forme passive composte dei verba dicendi e sentiendi, ed espressioni con un sostantivo o aggettivo neutro e il verbo "sum".

  5. Come si struttura una proposizione infinitiva?
  6. Il soggetto è sempre in caso accusativo e deve essere espresso; il verbo è all'infinito. Se il soggetto è un pronome personale di terza persona, si usa "se" se riferito al soggetto della sovraordinata, altrimenti "eum, eam, id".

  7. Come si usano i tempi dell'infinito nelle subordinate infinitive?
  8. I tempi dell'infinito indicano un rapporto di contemporaneità, anteriorità o posteriorità rispetto all'azione della sovraordinata, usando rispettivamente l'infinito presente, perfetto o futuro.

  9. Cosa indica il rapporto di posteriorità in una proposizione infinitiva?
  10. In latino, si usa l'infinito futuro per indicare un'azione che avverrà in seguito rispetto al tempo della proposizione reggente, traducibile in italiano con l'indicativo futuro o il condizionale passato.

Domande e risposte