Concetti Chiave
- La delocalizzazione si origina nel contesto del commercio internazionale, iniziato nel 1492 con la scoperta dell'America, ampliando le rotte e lo scambio di merci a livello mondiale.
- La delocalizzazione implica lo spostamento del processo produttivo in paesi con vantaggi competitivi, come costi inferiori di manodopera e fattori produttivi.
- Le imprese beneficiano di agevolazioni politiche ed economiche nei paesi ospitanti, attratte da mercati più aperti e dinamici.
- La delocalizzazione frammenta il processo produttivo, sfidando il modello fordista di produzione centralizzata.
- Essa comporta effetti significativi sui mercati dei beni e del lavoro, tra cui aumento della produttività e variazioni nei livelli salariali e occupazionali nei paesi di origine e destinazione.
Indice
Storia della delocalizzazione
Il fenomeno della delocalizzazione è possibile inserirlo nell’ambito storico del commercio internazionale, la cui data d’inizio la si può individuare nell’anno 1492 che, con la scoperta dell’America, ha segnato la nascita vera e propria del sistema economico mondiale. Questo nuovo sistema economico cambia anche il modo di scambiare le merci, infatti, si passa da un sistema economico in cui si scambiano prodotti locali a un sistema economico in cui si scambiano prodotti provenienti da vari Paesi mondiali.
Si tratta quindi di un sistema economico che amplia le sue rotte commerciali così come anche lo scambio di merci dal Mediterraneo fino ad arrivare all’oceano Atlantico e all’oceano Indiano.La nascita di questo nuovo mercato internazionale ha quindi incentivato, nel corso della storia, la nascita del fenomeno della delocalizzazione.

Definizione di delocalizzazione
Per delocalizzazione si intende il trasferimento di tutto il processo produttivo o anche di una sola parte di questo da un determinato Paese verso altre località geografiche in cui sono presenti dei veri e propri vantaggi di tipo competitivo. Questi vantaggi altri non sono che il costo dei fattori produttivi e della manodopera lavorativa. Inoltre per le imprese ci sono anche degli altri vantaggi nel delocalizzare le loro aziende in altri Paesi, come ad esempio i seguenti:
-in primo luogo le agevolazioni che un’impresa potrebbe avere che sono derivanti direttamente dalle varie politiche di sviluppo e di tipo economico che quel dato Paese o Governo locale sta portando avanti con l’obiettivo di attrarre a sé degli Investimenti Diretti Esteri (IDE) e anche da una migliore efficienza per quanto riguarda il sistema organizzativo;
-inoltre un altro vantaggio della delocalizzazione che spinge i Paesi a spostarsi verso altre località geografiche è senz’altro quello di approfittare dei vantaggi offerti da mercati che sono maggiormente aperti, dinamici e vasti.
Uno degli aspetti evidenti nell’ambito della delocalizzazione è però il fatto che essa comporta senz’altro una frammentazione vera e propria del processo produttivo, ponendo in crisi il modello fordista caratterizzato da un processo di produzione concentrato tutto in un luogo, senza che la realizzazione del prodotto avvenga in un unico momento.
Gli effetti della delocalizzazione sul mercato dei beni e del lavoro
I cambiamenti che la delocalizzazione produce sul mercato dei beni e sul mercato del lavoro sono tanti, come ad esempio l’aumento della produttività e anche il calo del prezzo di un determinato prodotto nell’ambito del mercato dei beni. Nell’ambito del mercato del lavoro invece si assistono, nei Paesi di origine e nei Paesi di destinazione, a dei cambiamenti nell’ambito del salario da corrispondere alla manodopera lavorativa sia nell'ambito del livello di occupazione. Sempre nell’ambito del mercato del lavoro si assiste ad un calo molto consistente dell’occupazione, poiché vi è un calo di domanda di lavoro, mentre nei Paesi oggetto della delocalizzazione si assiste ad un aumento dell’occupazione, considerando che la manodopera lavorativa è disposta a lavorare anche per degli stipendi molto bassi, considerando la necessità di lavorare.
L’analogia che sussiste però tra Paesi d’origine e Paesi di provenienza è che in entrambi la linea di demarcazione tra lavoratori qualificati e lavoratori non qualificati è molto evidente.
Domande da interrogazione
- Qual è l'origine storica del fenomeno della delocalizzazione?
- Come si definisce la delocalizzazione?
- Quali sono i vantaggi per le imprese che delocalizzano?
- Quali effetti ha la delocalizzazione sul mercato del lavoro?
- Qual è l'impatto della delocalizzazione sul mercato dei beni?
La delocalizzazione ha le sue radici nel commercio internazionale, iniziato nel 1492 con la scoperta dell'America, che ha dato vita a un sistema economico mondiale.
La delocalizzazione è il trasferimento del processo produttivo, totale o parziale, verso altre località con vantaggi competitivi, come costi inferiori dei fattori produttivi e della manodopera.
Le imprese possono beneficiare di agevolazioni economiche, politiche di sviluppo favorevoli, e mercati più aperti e dinamici.
Nei Paesi di origine si verifica un calo dell'occupazione e della domanda di lavoro, mentre nei Paesi di destinazione aumenta l'occupazione, spesso con salari più bassi.
La delocalizzazione porta a un aumento della produttività e a una riduzione dei prezzi dei prodotti nel mercato dei beni.