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Parlando della situazione odierna il diritto “concorrente” è sicuramente quello alla salute, messa in grave pericolo dal Covid-19, a cui Bobbio aveva anche pensato dicendo ancora che potrebbe risultare alquanto utile istituire un “diritto alla sopravvivenza riconosciuto alle generazioni future”. Questa sua ultima affermazione può farci soffermare su quella che è la responsabilità di ognuno di noi oggi. L’eticità sociale è messa a dura prova durante questo periodo e tutti siamo totalmente dipendente da essa. Bisogna quindi pensare a che cosa può essere utile fare, o almeno che possa essere maggiormente responsabile. L’altruismo rivolto a un’intera comunità è per ognuno un concetto più o meno sviluppato a cui possiamo dare più o meno credito secondo i nostri pensieri. In questa grave situazione, però, la comunità intera di cui si fa parte sta chiedendo uno sforzo immane, a sé stessa e ai suoi componenti, per poter massimizzare quello che è o potrebbe essere un beneficio collettivo, ovvero la salute individuale.
FILOSOFIA
Oggi, nel Maggio del 2020, negli anni della massima globalizzazione in cui abbia mai vissuto il
nostro mondo, siamo “costretti” a rintanarci al sicuro nelle nostre case. L’uomo cosmopolita o il
viaggiatore accanito si sentirà sicuramente privato di quella che era una libertà scontata e per lui
inscindibile. Ma non sono i soli, infatti è una privazione sentita da tutta la società. Al telegiornale
sono tanti i pareri e i pensieri: Stato dittatore, pandemia indotta da forze ignote, la natura si sta
prendendo di nuovo i suoi spazi… Certo è che ognuna di queste ipotesi scaturisce da quella che è la
privazione di uno di quei diritti fondamentali di cui discuteva Bobbio. Quest’ultimo sosteneva
infatti che tra di loro i diritti cosiddetti fondamentali, potessero essere in contraddizione “nel senso
che la loro tutela incontra a un certo punto un limite insuperabile nella tutela di un diritto anch’esso
fondamentale ma concorrente”. Parlando della situazione odierna il diritto “concorrente” è
sicuramente quello alla salute, messa in grave pericolo dal Covid-19, a cui Bobbio aveva anche
pensato dicendo ancora che potrebbe risultare alquanto utile istituire un “diritto alla sopravvivenza
riconosciuto alle generazioni future”. Questa sua ultima affermazione può farci soffermare su quella
che è la responsabilità di ognuno di noi oggi. L’eticità sociale è messa a dura prova durante questo
periodo e tutti siamo totalmente dipendente da essa. Bisogna quindi pensare a che cosa può essere
utile fare, o almeno che possa essere maggiormente responsabile. L’altruismo rivolto a un’intera
comunità è per ognuno un concetto più o meno sviluppato a cui possiamo dare più o meno credito
secondo i nostri pensieri. In questa grave situazione, però, la comunità intera di cui si fa parte sta
chiedendo uno sforzo immane, a sé stessa e ai suoi componenti, per poter massimizzare quello che è
o potrebbe essere un beneficio collettivo, ovvero la salute individuale. Riportando quello che è uno
dei massimi principi dell’Utilitarismo espresso da Mill in cui rilanciando l’altruismo “la ricerca
dell’utile collettivo dona dei benefici anche ai singoli individui, perché aumenta l’utilità totale della
società”. Prendendo per appropriato il pensiero di Mill, allora quelli che tra noi forse sono più
interessati al proprio beneficio forse potranno cambiare idea e provare a fare quello che è un bene
per tutti e anche per loro stessi: essere responsabili. La responsabilità non sempre è una cosa facile
per noi cittadini, soprattutto quando è rivolta verso un’intera comunità o addirittura un’intera
nazione. Da esseri umani quali siamo non è neanche semplice reprimere quelli che sono i nostri
piaceri. Ma allora il rispettare la limitazione della libertà (sottolineando essere temporanea) è
davvero compito più labile di quello di seguire quelli che sono i nostri piaceri? Sicuramente è più
facile ricadere nelle tentazioni dettate da questi ultimi, i quali possono sembrare repressi
ingiustamente da quello che è il principio della realtà ipotizzato ad esempio da Freud. Freud diceva
infatti che la civiltà impone una rinuncia alla soddisfazione immediata in nome, però, della
sicurezza sociale. Esso aveva come presupposto della sua teoria un pessimismo di fondo sul genere
umano, ovvero che fosse profondamente aggressivo e dotato di potenza nel poter fare del male.
Sosteneva quindi che solo una forma statale potesse portare l’uomo a vivere in società, Stato che
doveva reprimere le forze distruttrici dell’uomo. Personalmente mi piace pensare di poter credere a
un maggior ottimismo rispetto a quello freudiano e spero ancora che non serva una repressione tale
da parte delle organizzazioni statali per far sì che ognuno di noi rispetti il prossimo. Confido in
quella che può essere l’anima più forte umana che per me è il reciproco rispetto altrui e che quindi
quei principi di solidarietà nazionalista inneggiata da tanti possa adesso farsi avanti e avere un
riscontro positivo sul comportamento di tutti. In fondo la felicità umana è fatta di piaceri che si
possono trovare aldilà di quelle che sono le restrizioni oggi imposte, pensiamo già solo a come
possiamo risultare soddisfatti di una riuscita di un dolce o di passare maggior tempo con i nostri
cari. In fondo la felicità vista dal mio personale punto di vista è da ricercare nelle cose più semplici,
ma spesso ricorre anche nel saper accettare quella che è una situazione traendone il miglior
vantaggio.
Bibliografia: