Concetti Chiave
- Gregorio di Nissa interpreta le "tuniche di pelle" come simbolo di irrazionalità, mortalità e sessualità, conseguenti al peccato originale.
- Le tuniche di pelle rappresentano una condizione umana postlapsaria, dove il corpo e le sensazioni sono parte del disegno divino ma subite come conseguenze della caduta.
- Dio ha dato all'uomo la sessualità come mezzo di procreazione in seguito alla perdita dell'immortalità, indicando un cambiamento nel modo di moltiplicarsi.
- Le tuniche di pelle, pur non essendo punitive, sono viste come una manifestazione della filantropia divina e hanno un carattere pedagogico.
- Gregorio trasforma il mito platonico della caverna per esprimere la condizione umana postlapsaria, con il Logos che illumina il mondo inserendosi nella "grotta" dell'universo.
Gregorio di Nissa - Tuniche di pelle
L'offuscamento della condizione di ad immagine in seguito al peccato originale introduce alla teoria delle tuniche di pelle (Genesi 3, 21). Per Origene, le tuniche di pelle corrispondono con il corpo; per Basilio, con il tempo-spazio-movimento-corruttibilità; per Gregorio, con l’irrazionalità, la mortalità e la sessualità. Che l'uomo abbia un corpo rientra nel disegno divino; che egli subisca le sensazioni corporali è una conseguenza della caduta.L’irrazionalità,, quindi, non s'identifica con le sensazioni ma con il subirle (πάθος).
Per mortalità non s'intende la morte (che libera l'uomo dalla mortalità) ma la condizione di "scomposizione" che accompagna ogni atto umano, e che lo separa dal cosmo, dall'uomo, da Dio. Conseguenza precipua della condizione postlapsaria è il modo della procreazione. Dio nel creare l'uomo primigenio aveva stabilito il numero delle anime; ma, dopo il peccato, l'uomo divenne mortale compromettendone la moltiplicazione. Perciò Dio diede all'uomo come mezzo di moltiplicazione la sessualità, corrispondente al suo nuovo status. Le tuniche di pelle "avvolgono" la natura umana e, quindi, sono estranee ad essa. Peraltro, essendo creatura di Dio, né sono cattive né costituiscono una punizione; manifestano la Sua filantropia. II carattere "pedagogico" delle tuniche di pelle ricorda Origene. Per esprimere la condizione postlapsaria e la possibilità del ritorno alla condizione primigenia, Gregorio trasforma il mito platonico della caverna (Platone, Repubblica, VII; Plotino, Enneadi, IV, 8, 1; ibid, 4 e 5). La grotta della natività, assente nei Vangeli, ben presto sostituì la caverna platonica indicando la condizione postlapsaria. Ora, però, non è l'uomo che esce dalla caverna verso la luce ma è il Logos di Dio, la luce che illumina il mondo, a inserirsi nella "grotta" di questo mondo. Egli nasce in una stalla, dimora di esseri irrazionali. Nell’iconografia bizantina troviamo l'elemento platonico (Gorgia, 493 a) del corpo-tomba (σῶμα-σῆμα): il corpo di Cristo è raffigurato fasciato a mo' di "mummia" per indicare che, assumendo la natura umana, Egli assunse la mortalità.Domande da interrogazione
- Qual è il significato delle "tuniche di pelle" secondo Gregorio di Nissa?
- Come viene interpretata la mortalità da Gregorio di Nissa?
- In che modo Gregorio di Nissa utilizza il mito platonico della caverna?
Secondo Gregorio di Nissa, le "tuniche di pelle" rappresentano l'irrazionalità, la mortalità e la sessualità, che sono conseguenze della condizione postlapsaria dell'uomo dopo il peccato originale.
Gregorio di Nissa interpreta la mortalità non come la morte stessa, ma come una condizione di "scomposizione" che separa l'uomo dal cosmo, dagli altri uomini e da Dio.
Gregorio di Nissa trasforma il mito platonico della caverna per esprimere la condizione postlapsaria e la possibilità del ritorno alla condizione primigenia, indicando che è il Logos di Dio a inserirsi nella "grotta" del mondo per illuminare l'umanità.