Concetti Chiave
- Riegl introduce il concetto di Kunstwollen, distinguendo tra elementi percepiti come "aptici" e "ottici".
- Nella fase tattile, tipica dell'arte egizia, si privilegia una visione vicina e tangente, enfatizzando contorni e sculture, come nelle piramidi.
- La fase ottico-tattile nella Grecia classica unisce una percezione intermedia, con il tempio come espressione massima.
- La fase ottico-coloristica della tarda età imperiale romana enfatizza la tridimensionalità e una visione da lontano.
- Riegl confronta il ritratto olandese, che cerca chiaroscuro e unità esterna, con il ritratto italiano, che privilegia l'unità interna aptica.
Concetto di Kunst Wollen
Nell’opera capitale “Industria artistica tardoromana” articolò in modo più completo il suo concetto di Kunst Wollen, distinse un elemento percettivo tattile detto “aptico” dalla fisiologia da invece un elemento ottico, individuando periodi storici in cui alternativamente prevalsero o l’uno o l’altro:
1.
Fasi dell'arte antica
Prima fase: interamente tattile, trova manifestazione nell’arte dell’antico Egitto perché questa eserciterebbe una visione da vicino, tangente la superficie dell’individualità delle cose, un’arte che ignora i discorsi e le ombre che non conosce altro se non luci e colori, che accentua i contorni e tende alla scultura, l’espressione più tipica di questo Kustwollen si trova nelle piramidi;
2.
Arte greca e romana
Seconda fase: identificata come ottico-tattile, trova espressione nell’arte greca, dove l’occhio percepisce interponendosi da un punto di vista intermedio tra il vicino e il lontano, il tempio costituisce la realizzazione massima di questa fase;
3.
Contrasti tra ritratti
Terza fase: tarda età imperiale romana, che darebbe alle cose una piene tridimensionalità, fase che Riegl definisce ottico-coloristica, dove gli oggetti sono visti da lontano. Ricorse a questa medesima concettualità interpretando il ritratto olandese di gruppo e mettendolo in contrasto con il ritratto italiano: nel primo emerge una puntigliosa ricerca del chiaro scuro in figure umane tra loro coordinate, che guardano allo spettatore creando un’unità esterna. Rilevò quindi la crescente intenzione di trasformare ogni superfice tattile in luci e ombre di diversa intensità, l’esempio massimo di questa tendenza è l’opera di Rembrandt “Lezione di anatomia”. Per la pittura italiana prevale invece la tendenza a privilegiare l’unità interna formata da figure aptiche tridimensionali;