Concetti Chiave
- Habermas sees the overcoming of aggression through the final stage of moral development, focusing on the ethics of reciprocity and discourse.
- He critiques Kant's approach, aiming for universal norms via intersubjective discourse, not solely through transcendental reason.
- The evolution of moral consciousness includes an intermediate Kantian ethics, but it's limited by its subjective nature.
- Habermas argues for a public, unconstrained communication process to achieve universal norms, emphasizing intersubjective agreement.
- Language and identity are intertwined, with communication seen as crucial for resolving individual identity issues in Habermas's utopian vision.
Indice
Superare l'aggressione con l'etica
La logica dell’aggressione può essere superata soltanto con l’ultima fase della formazione morale, in cui viene recuperata l’etica della reciprocità. Habermas de-biologizza tale fonte e la pone come punto di arrivo dello sviluppo, nell’etica del discorso. Aggressività e intolleranza viste come legate all’agire strumentale, correlato presente in tutte le fasi precedente dell’obbligo materiale reificante di aggredire l’ambiente e gli altri. Per l’agire comunicativo è necessaria una nazione in pace, dove non c’è l’obbligo di mandare a morire gli uomini; che ha superato l’obbligo di sfruttare la natura per la produzione. Altrimenti l’agire strumentale agisce sempre come una sorta di paradigma inconsapevole.
L'etica kantiana come tappa intermedia
Nella logica evolutiva della coscienza morale, Habermas introduce una tappa intermedia, cioè l’etica kantiana, come diretta antecedente l’etica del discorso. Si tratta di una forma di responsabilizzazione dell’individuo, in cui le norme non giungono più eteronome-sociali, ma piuttosto un’etica svincolata da forme esteriori legate all’agire strumentale, etica autonoma e individuale nella valutazione universalizzante dell’azione. È una fase intermedia per via del suo limite di essere etica del soggetto singolo, non collettiva decisa intersoggettivamente nel discorso e confronto con altri soggetti, che potrebbe quindi portare ad esiti diversi e troppo relativistici. Per avere norme veramente universali è necessaria l’etica del discorso.
Critica a Kant e universalità delle norme
Con Kant si ottiene finalmente l’universalità della norma grazie alla ragione trascendentale, egualmente strutturata in tutti gli uomini. Habermas vuole raggiungere lo stesso risultato, ma percorrendo una strada diversa dall’imperativo categorico, cioè un “processo pubblico di formazione della volontà subordinato al principio della libera e illimitata comunicazione e consenso”. La critica a Kant giunge appunto dal fatto che Habermas non crede all’universalità del principio dell’Io trascendentale, cioè che tutti i soggetti siano in grado di prescindere dalle loro esperienze e condizioni personali per un ragionamento prettamente logico all’interno della ragion pura. Intende dunque mantenere l’universalità delle norme, da ottenere però a livello intersoggettivo, pubblico, oltre un ipotetico imperativo universale. Si riconosce ormai come inevitabile l’interazione di differenti orizzonti interpretativi, per cercare un accordo e punto di contatto generale. L’universalità ritorna come “idealizzazione della situazione linguistica in cui si argomenta attorno a questioni pratiche”, che nasce da una mancanza di costrizione, cioè il poter lasciare tutti liberi di comunicare senza condizionamento.
Condizione finale della coscienza morale
Tale è la condizione finale della coscienza morale ancora in formazione. Gli ostacoli nascono dalla dialettica costante nella storia tra l’agire comunicativo e l’agire strumentale, i cui obblighi frenano lo sviluppo della coscienza morale in senso comunicativo, in società repressive. Gehlen, secondo Habermas, intende reintrodurre l’agire strumentale. C’è diretta corrispondenza tra esso e le “barriere comunicative impermeabili” che nascono nelle istituzioni immaginate da Gehlen, che consumano i propri membri.
Identità e comunicazione linguistica
La comunicazione linguistica è anche legata all’identità del singolo individuo. La “fragilità e vulnerabilità dell’Io” rappresenta il risvolto identitario dell’utopia habermasiana della comunicazione illimitata. L’idea di Io di Habermas deriva dalla tesi per cui esso sarebbe una sorta di formazione a strati nata dall’interazione linguistica, cioè una costruzione sociale. Guardare al nostro passato significa scoprire gli strati di ciò che è stato per noi significativo, le varie epoche della comunicazione della nostra vita. L’etica della comunicazione è l’unica che può risolvere i problemi dell’identità individuale.
Domande da interrogazione
- Qual è la fase finale della formazione morale secondo Habermas?
- Come Habermas critica l'etica kantiana?
- Qual è il ruolo dell'agire strumentale nella teoria di Habermas?
- Come si ottiene l'universalità delle norme secondo Habermas?
- Qual è la relazione tra comunicazione linguistica e identità individuale?
La fase finale della formazione morale è l'etica della reciprocità, che si raggiunge attraverso l'etica del discorso, superando la logica dell'aggressione.
Habermas critica l'etica kantiana per la sua universalità basata sull'Io trascendentale, proponendo invece un processo pubblico di formazione della volontà attraverso la comunicazione libera e il consenso.
L'agire strumentale è visto come un paradigma inconsapevole che ostacola lo sviluppo della coscienza morale comunicativa, legato all'aggressività e all'intolleranza.
L'universalità delle norme si ottiene a livello intersoggettivo e pubblico, attraverso un processo di comunicazione senza costrizioni, superando l'imperativo categorico kantiano.
La comunicazione linguistica è legata all'identità individuale, con l'Io visto come una costruzione sociale formata dall'interazione linguistica, e l'etica della comunicazione come soluzione ai problemi identitari.