Concetti Chiave
- Le Upanishad sottolineano che il Sé è indistruttibile, infinito e trascendentale, accessibile solo rinunciando agli oggetti sensoriali e alle loro illusioni.
- Per raggiungere la realizzazione del Sé, è essenziale rinunciare ai desideri e immergersi nella pura consapevolezza, oltre la molteplicità delle immagini sensoriali.
- La mente trova equilibrio e felicità quando si distacca da pregiudizi, desideri e attaccamenti, riconoscendo l'illusione dell'identificazione con il corpo.
- Il Sé è descritto come un'esistenza indistruttibile e trascendentale, al di là di ogni dualità, né limitato a concetti di essere o non-essere.
- La percezione di dualità e molteplicità è solo una proiezione esterna, mentre l'essenza del Sé è serena e imperitura, simile all'acqua di un lago.
Upanishad e la filosofia del Sé
Sappi che niente di ciò che ti circonda esiste veramente (come tu lo vedi); è come un miraggio o una visione illusoria. Devi piuttosto concentrarti su ciò che non si vede affatto, che non è tangibile e che si trova oltre la portata del sesto senso (la mente). Pensa a questo: «Io sono ciò che è indistruttibile, infinito, spirituale, trascendentale, completo, perfetto e indiviso, il Sé di ogni cosa». Quando la mente si concentra molto sull’assenza di impressioni e modificazioni, si sperimenta lo stato dell’
esistenza pura, che è pura consapevolezza in sé. Il Sé supremo, la luce trascendentale, diventa visibile solo quando non è più sommerso dall’inondazione degli oggetti dei sensi ai quali abbiamo rinunciato. Finché non abbiamo rinunciato agli oggetti dei sensi sarà impossibile vedere il Sé, che rimane ricoperto dalla molteplicità delle immagini degli oggetti dei sensi. Per raggiungere la realizzazione del Sé è dunque essenziale rinunciare a questi desideri e immergersi in ciò che rimane dopo che tutte le immagini degli oggetti dei sensi sono scomparse. Tutti gli oggetti che vediamo nel mondo attorno a noi sono effimeri, semplici vibrazioni, proiezioni dell’energia della consapevolezza.
Mente e distacco dai sensi
La funzione perfetta della mente è lo stato di equilibrio, libero dai pregiudizi, dai desideri, dagli attaccamenti e dagli scopi prefissi. L’attaccamento che imprigiona è la fede esclusiva nel corpo e nella materia, l’illusione dell’identificazione con il corpo: «Tutto ciò che esiste è Brahman; come si può cercare una cosa e rifiutarne un’altra?». L’identificazione convenzionale è un’illusione: quell’ego non esiste veramente, né in me né in altri; questo è il distacco di chi ha realizzato il Brahman. Quando la mente non si aggrappa alle azioni, ai pensieri, alle cose, al vagabondare irrequieto e alla misurazione del tempo, ma riposa nella pura consapevolezza, trova la felicità del Sé. Distaccandosi anche dal concetto di esistenza separata e oggettiva, l’anima trova la serenità e rimane nel Sé come una gemma risplendente. Dopo aver raggiunto questo livello di coscienza si rimane stabilmente equilibrati nella soddisfazione e felicità interiori.
Natura del Sé
Il Sé non è grossolano né sottile, né manifestato né nascosto, né spirituale né materiale, né essere né non-essere. Quell’esistenza indistruttibile e trascendentale che è diventata la base e il territorio della mente e dei sensi non è «io» o «non-io», né uno né molteplice. Quando si vede chiaramente la forma di una pietra e quella di una stoffa, si capisce che in realtà non c’è differenza. L’immaginazione, la proiezione, non ha un’esistenza reale. L’essenza serena e imperitura, che esiste all’inizio e alla fine di ogni cosa: questo tu sei. La percezione di dualità e non dualità, di vecchiaia e di morte, che viene proiettata sul Sé, può essere paragonata alle
onde che si susseguono nell’oceano. La molteplicità esiste solo come proiezione ma non esiste interiormente, proprio come in un lago c’è solo acqua e non le cose che vi appaiono riflesse alla superficie.