pexolo
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Concetti Chiave

  • Aristotele esamina l'inizio della filosofia con Talete, definendola come ricerca delle cause e dei princìpi primi, gettando luce sui Presocratici fino a Platone.
  • Il libro esplora la possibilità e la natura della filosofia, sottolineando il desiderio umano di sapere e proponendo la filosofia come sapere superiore.
  • La dottrina delle cause di Aristotele include spiegazioni materiali, formali, efficienti e finali per comprendere fenomeni, fondando una struttura per spiegare la realtà.
  • Il concetto di archè è centrale, identificando il princìpio come origine e sostanza delle cose, con differenti interpretazioni dai filosofi presocratici come Talete e Anassimene.
  • I modelli di princìpio variano tra i Presocratici, da un unico princìpio materiale a molteplici princìpi, includendo l'introduzione del Nous di Anassagora e l'uso dei numeri dai Pitagorici.

«La maggior parte di coloro che per primi filosofarono pensarono che i princìpi di tutte le cose fossero solo quelli materiali». In questo passaggio Aristotele risponde in maniera univoca e diretta a due questioni: egli ci dice quando comincia (Talete) e che cos’è la filosofia (ricerca delle cause e dei princìpi primi). Costituisce il primo dei resoconti sui Presocratici e sulla filosofia da Talete a Platone (quest’ultimo, attraverso degli excursus, li aveva trattati e definiti sophòi, in quanto i primi filosofi saranno Eraclìto e Parmenide), si tratta di un’esposizione sistematica che configura, insieme a una successione cronologica, anche un’implicazione di idee: il discorso filosofico sugli inizi (su quei filosofi che si sono occupati del princìpio di tutte le cose fermandosi alla dimensione materiale, non sufficiente) è un discorso fondativo oltre che storico. Il tema del libro è precisamente la filosofia, la sua possibilità, la sua natura; l’argomentazione sembra avere una duplice articolazione: da una parte tenta di mostrare come il desiderio di sapere sia qualcosa di connaturato all’uomo (essere razionale) e quindi che l’organizzazione del sapere impone necessariamente un sapere superiore (la filosofia), dall’altra cerca di mostrare la possibilità di tale sapere e quindi di indicarne lo statuto epistemologico. Aristotele individua diversi gradi del sapere (percezione, memoria, esperienza, scienza), secondo l’induttivismo aristotelico (dal particolare verso l’universale: l’epistéme avviene quando comprendiamo il tutto partendo dalle piccole parti) opposto a quello platonico (parte dall’universale, l’Idea, per cogliere il particolare); per questo motivo Aristotele fa rientrare tutte le scienze particolari nella filosofia, hanno una propria dignità, poiché in qualsiasi elemento particolare è racchiuso l’universale.

Nesso tra dottrina delle cause e modello storiografico aristotelico

Indice

  1. La dottrina delle cause
  2. Il princìpio secondo i Presocratici
  3. Modelli di princìpio nei Presocratici

La dottrina delle cause

Dottrina delle cause: con causa si intendeva qualsiasi tipo di spiegazione; per spiegare un oggetto, ci si chiedeva di cosa è fatto, c. materiale, perché è fatto in un certo modo, c. formale, chi lo ha fatto, c. efficiente e a che cosa serve, c. finale (per un evento, allo stesso modo, ci si chiede perché è accaduto, cosa lo ha provocato, perché si è presentato in quel modo, quali conseguenze può avere e a quasi fini può essere rivolto); provare meraviglia significa porsi queste domande, compito oggi affidato allo scienziato. Aristotele ricerca, nella metafisica, il fondamento della dottrina delle cause che aveva articolato e che avrebbe potuto spiegare qualsiasi fenomeno; per fare questo si confronta con chi, prima di lui, ha filosofato (cioè, si è occupato delle cause e dei princìpi primi); dal confronto può vedere se la teoria è valida, se manca qualcosa e se, chi prima di lui ha fatto quel tipo di filosofia, ha sbagliato o tralasciato qualcosa. Perciò stabilisce dei modelli, delle “scatole” in cui inserire i Presocratici, che sono inclusivi ed esclusivi: da una parte include quegli autori che hanno usato un modo di fare filosofia (come ricerca delle cause prime), dall’altra esclude almeno nel I libro quegli altri modi (trattati poi nel IV libro).

Il princìpio secondo i Presocratici

Il princìpio, la parola degli inizi, ricercato dai Presocratici che non è quell’inizio che la tradizione precedente ricercava in esseri divini e meno che mai l’inizio in senso cronologico, ma il princìpio da cui e per cui le cose sono (da cui hanno origine, verso cui tendono e la loro sostanza). Nei primi filosofi la realtà è soltanto sensibile e pertanto l’archè si identifica con un princìpio materiale, che viene usato sotto tre diverse prospettive o significati (strettamente collegati): il primo princìpio, all’origine del tutto quale elemento alla base di ogni ente (Eraclìto: il princìpio è il lògos, identificato con il fuoco); l’elemento materiale presente come fondamento delle cose (Talete: l’acqua, Anassimene: l’aria, Anassimandro: l’Àpeiron, Democrito: l’atomo); la legge dell’intero, che regola la nascita e la morte di tutte le cose (Pitagorici: identità tra visione scientifica e visione del cosmo, i quali forse per primi utilizzarono questa parola e non l’individuarono in un princìpio naturale). «Essi affermano che ciò di cui tutti gli esseri sono costituiti, ciò da cui derivano originariamente e in qualche modo si risolvono, è elemento ed è princìpio degli esseri. Per questa ragione essi credono che nulla si generi e nulla di distrugga, deve esserci qualche realtà naturale, o una o più di una, dalla quale derivano tutte le altre, mentre essa continua ad esistere immutata».

Modelli di princìpio nei Presocratici

I Presocratici non concordano né sul numero, né sulla specie dell’archè; dal testo aristotelico possono desumersi quattro differenti modelli di princìpio:

1 Talete, iniziatore di questo tipo di filosofia ed espressione del primo modello, dice che quel princìpio è l’acqua: c’è una causa unica, materiale;

2 Esistono più princìpi (Anassagora: quasi tutte le cose formate da parti simili nascono e periscono per aggregazione e disgregazione di più elementi);

3 Anassagora, fa riferimento ad un ulteriore princìpio, un Nous (intelligenza, intelletto, causa finale) che, a parere di Aristotele, è una sorta di deus ex machina, in quanto Anassagora introduce questo elemento ma ancora non pensa a questa intelligenza che sta a fondamento;

4 Pitagorici, vedono nei numeri la causa efficiente/formale (o gli elementi attraverso i quali strutturo e leggo la realtà, o la forma di questo mondo); secondo Aristotele ancora essi non individuavano una causa formale, come poi è evidente in Platone (accusato dall’allievo di non risolvere il problema del divenire, cioè di risolverlo sdoppiando il problema, con l’introduzione del mondo delle Idee).

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema principale del libro di Aristotele sulla metafisica?
  2. Il tema principale è la filosofia, la sua possibilità e natura, e l'organizzazione del sapere che impone un sapere superiore, cioè la filosofia stessa.

  3. Come Aristotele definisce la dottrina delle cause?
  4. Aristotele definisce la dottrina delle cause come qualsiasi tipo di spiegazione, articolata in causa materiale, formale, efficiente e finale, per comprendere e spiegare i fenomeni.

  5. Cosa rappresenta l'archè secondo i Presocratici?
  6. L'archè rappresenta il principio materiale da cui tutte le cose hanno origine e verso cui tendono, identificato con elementi come acqua, aria, àpeiron o atomo.

  7. Quali sono i modelli di princìpio individuati da Aristotele nei Presocratici?
  8. Aristotele individua quattro modelli: il principio unico materiale (Talete), più princìpi (Anassagora), un ulteriore principio Nous (Anassagora), e i numeri come causa efficiente/formale (Pitagorici).

  9. In che modo Aristotele confronta la sua teoria con i filosofi precedenti?
  10. Aristotele confronta la sua teoria con i filosofi precedenti per verificare la validità della dottrina delle cause, stabilendo modelli inclusivi ed esclusivi per classificare i Presocratici.

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