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Concetti Chiave

  • Lucio Fontana è noto per la sua ricerca astratta, ma la sua formazione è profondamente radicata nella scultura tradizionale.
  • Fontana, nato in Argentina da genitori lombardi, iniziò la sua carriera nello studio di scultura del padre a Buenos Aires.
  • Nel 1928 si trasferì a Milano, dove studiò scultura all'Accademia di Brera sotto la guida del simbolista Adolfo Wildt.
  • Nonostante abbia approfondito la ceramica, Fontana si considerava principalmente uno scultore, valorizzando il progetto mentale e l'espressione creativa.
  • Fontana sviluppò uno stile figurativo che univa tradizione e innovazione, anticipando l'importanza dell'atto creativo.

«Sono uno scultore e non un ceramista»

Per quanto la fama di Fontana sia legata agli esiti astratti della sua ricerca, nella sua formazione molta importanza ebbero la scultura e la pratica della modellazione in senso tradizionale.
Nato nel 1899 a Rosario di Santa Fé, in Argentina, da genitori lombardi, Fontana cominciò a lavorare giovanissimo nell’atelier di scultura del padre a Buenos Aires. Giunto nel 1928 a Milano, frequentò i corsi di scultura all’Accademia di Brera, sotto la guida di Adolfo Wildt (1868-1931), maestro del Simbolismo italiano, passando poi allo studio della ceramica, approfondito prima presso le storiche officine di Albisola, in Liguria, e in seguito presso la Manifattura di Sèvres, antico stabilimento francese famoso per la lavorazione della porcellana, fondato nel 1740 per volere di re Luigi XV.
Sono questi gli anni del “periodo classico" di Fontana, durante il quale l’artista, oscillando fra le memorie wildtiane e le influenze di Novecento, mise a punto una ricerca ancora figurativa, ma in grado di coniugare la grande tradizione del modellato con una nuova ispirazione già orientata alla valorizzazione dell’atto creativo, inteso come manifestazione di un pensiero che si fa forma, segno e sostanza.

Per questo Fontana insisteva nel ripetere: «Sono uno scultore e non un ceramista», sottolineando l’importanza del progetto mentale e del momento espressivo rispetto agli strumenti concreti impiegati per realizzare entrambi.

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