Fabrizio Del Dongo
Genius
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Concetti Chiave

  • Adam Smith, filosofo ed economista scozzese del XVIII secolo, è considerato il fondatore della moderna economia politica grazie alla sua opera "Indagine intorno alla natura e le cause della ricchezza delle nazioni".
  • Smith sostiene il liberismo economico, promuovendo un mercato libero da leggi restrittive e monopoli, in netto contrasto con il mercantilismo e le politiche protezioniste.
  • La teoria di Smith si basa sulla divisione del lavoro, che aumenta la produttività e dipende dall'espansione del mercato, evidenziando l'importanza dello scambio libero.
  • Distingue tra valore di scambio e valore d'uso, e tra lavoro produttivo (che aggiunge valore) e lavoro improduttivo (come i servizi), con il prezzo di mercato determinato dalla domanda e offerta.
  • Smith distingue tra capitale fisso (macchinari) e capitale circolante (salari, profitto, rendita), sottolineando che l'intervento pubblico nell'economia deve essere limitato per favorire il libero mercato.

Smith, Adam – Teoria della ricchezza delle nazioni

Adam Smith è un filosofo ed economista scozzese vissuto nel XVIII secolo e considerato il fondatore della moderna economia politica.
Accanito sostenitore del liberismo economico, egli espose le sue teorie nel libro Indagine intorno alla natura e le cause della ricchezza delle nazioni, pubblicato nel 1776. L’opera è divisa in cinque parti: i primi due libri sono riservati rispettivamente alla distribuzione e alla produzione di ricchezze; il terzo ed il quarto riportano le politiche economiche dei diversi Stati e il quinto ha come oggetto la tassazione.

Il nucleo fondante della sua teoria si basa sull’individuazione della ricchezza di una nazione che egli vede nella quota di lavoratori produttivi presenti all’interno della sua popolazione.

Per Smith, la produttività cresce in funzione della divisione del lavoro che, a sua volta, è correlata all’espansione di mercato. In base alla sua frase “laissez faire”, egli auspica che il mercato sia assolutamente libero da imposizioni legislative, senza monopoli o privilegi di sorta. Il mercato si basa sull’inclinazione degli individui allo scambio che, a sua volta, determina la divisione del lavoro, come se si trattasse di una legge naturale. Di conseguenza, Smith ha una posizione nettamente contraria al mercantilismo; infatti, ogni forma di protezionismo ostacola le importazioni e impone gravosi premi ai settori in deficit del commercio, oltre a privilegiare lo scambio coloniale che, applicando un regime di monopolio costituisce un ostacolo per i consumo. Invece, Smith sostiene che una politica economica si debba basare sulla libera tendenza del singolo allo scambio, che costituisce l’unico elemento intorno al quale ruota il progresso. Sullo scambio si articola la divisione del lavoro e il lavoro ed il valore di scambio devono avere sempre qualcosa in comune. Tutto ciò premesso, l’economista scozzese, distingue il valore di scambio dal valore d’uso che egli identifica sull’utilità oggettiva posseduta dal singolo bene. Fa anche una distinzione fra lavoro produttivo (che aggiunge valore a ciò a cui esso viene applicato) e lavoro improduttivo come, per esempio i servizi. Nelle epoche primitive il lavoro si identificava con il valore; man mano che la società si è sviluppata e con essa gli scambi, si è fatta strada la divisione del lavoro che diventa fonte del valore di scambio: infatti chi dispone di lavoro in eccedenza può acquistare il lavoro altrui incorporato nei beni. Per Smith il prezzo naturale di un prodotto non remunera soltanto la quantità di lavoro prestato, ma anche il capitale investito. Invece, il prezzo di mercato è determinato dall’incontro fra domanda e offerta ed è proprio questo rapporto che costituisce l’elemento regolatore di un intero sistema economico. Il rapporto domanda/offerta è capace di temperare l’egoismo individuale per trasformarlo in interesse collettivo, tanto più libero quanto minore sarà l’autonomia di movimento dell’autorità politica di mercato. Pertanto, l’intervento pubblico nell’economia deve essere molto limitato e soprattutto deve evitare di introdurre sul mercato vincoli inutili al libero esercizio delle forze che agiscono nel mercato stesso. Per quando riguarda il concetto di “capitale”, ripreso e criticato nel XIX secolo da Karl Marx, egli fa distinzione fra capitale fisso che viene impiegato nell’acquisto di macchinari e capitale circolante che si esaurisce nel versamento dei salari, nel profitto e nella rendita. La rendita è vista da Smith come una delle componenti del prezzo reale.

Domande da interrogazione

  1. Chi era Adam Smith e quale contributo ha dato all'economia?
  2. Adam Smith era un filosofo ed economista scozzese del XVIII secolo, considerato il fondatore della moderna economia politica. Ha esposto le sue teorie nel libro "Indagine intorno alla natura e le cause della ricchezza delle nazioni", pubblicato nel 1776.

  3. Qual è il nucleo fondante della teoria di Adam Smith sulla ricchezza delle nazioni?
  4. Il nucleo fondante della teoria di Smith si basa sull'individuazione della ricchezza di una nazione nella quota di lavoratori produttivi e sulla crescita della produttività attraverso la divisione del lavoro, correlata all'espansione di mercato.

  5. Come si posiziona Adam Smith rispetto al mercantilismo e al protezionismo?
  6. Adam Smith è nettamente contrario al mercantilismo e al protezionismo, poiché ritiene che ostacolino le importazioni e impongano premi gravosi, privilegiando lo scambio coloniale e costituendo un ostacolo per i consumi.

  7. Qual è la distinzione che Adam Smith fa tra valore di scambio e valore d'uso?
  8. Smith distingue il valore di scambio, legato al lavoro e al mercato, dal valore d'uso, che identifica con l'utilità oggettiva di un bene. Inoltre, distingue tra lavoro produttivo, che aggiunge valore, e lavoro improduttivo, come i servizi.

  9. Qual è il ruolo del rapporto domanda/offerta secondo Adam Smith?
  10. Il rapporto domanda/offerta è l'elemento regolatore del sistema economico, capace di trasformare l'egoismo individuale in interesse collettivo, con un mercato più libero quanto minore è l'intervento dell'autorità politica.

Domande e risposte