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Concetti Chiave

  • Il Purgatorio e l'Inferno si distinguono per la gestione dei peccati: nel Purgatorio si espiano peccati con pentimento, mentre nell'Inferno si pagano azioni senza pentimento.
  • Nel Purgatorio le anime espiano gradualmente tutte le loro impurità, a differenza dell'Inferno dove i dannati subiscono la pena per il peccato più grave.
  • Dante si sente tra pari nel Purgatorio, essendo un luogo di speranza e salvezza personale, mentre nell'Inferno le anime sono religiosamente inferiori a lui.
  • Il Purgatorio rappresenta la riconquista dell'umano, con il recupero del tempo e la presenza di alba e tramonto, a differenza dell'eternità dell'Inferno e del Paradiso.
  • Le anime nel Purgatorio sperimentano speranza e meno drammaticità, con sogni e abbandoni poetici, contrapposti alla tensione spirituale dell'Inferno.

Indice

  1. Differenza tra Purgatorio e Inferno
  2. La riconquista dell'umano

Differenza tra Purgatorio e Inferno

Il Purgatorio si distingue dall'Inferno per la sistemazione dei peccati: in luogo della capillare distinzione di essi che si ha nell'Inferno, si ha qui la semplice applicazione della dottrina della Chiesa; ciò perché, ripetiamo, mentre i dannati scontano azioni o omissioni specifiche, delle quali, non essendosi pentiti, restano in eterno responsabili, le anime purganti le hanno invece col loro pentimento cancellate: quel che resta loro da espiare è la generica propensione a un certo tipo di colpe. Inoltre, come osserva il Porena, ogni dannato è punito per la sua colpa più grave; i penitenti invece espiano nei vari gironi tutte le loro impurità una dopo l'altra, anche se praticamente Dante regoli le cose in modo da incontrare i veri spiriti nel girone dove si espia la loro colpa più caratteristica.

Ma le due prime cantiche si distinguono tra loro anche per altre e più profonde ragioni. Bisogna partire dalla considerazione che il secondo regno è quello proprio di Dante: le anime dell'Inferno sono religiosamente troppo più basse di lui, anche se alcune posso essere da lui umanamente apprezzate; le anime del paradiso, anche le poche di amici, troppo più alte: di quelle Dante vede essere giudice, dinnanzi a queste si pone naturalmente in atteggiamento reverente e subordinato, aspettandone non confessioni umane (se non per eccezione) ma carità e illuminazione intellettuale e morale. Nel Purgatorio invece è tra i suoi pari: qui sa di dover presto tornare per rimanervi a lungo; negli espianti Dante vede dunque sé stesso peccatore e avviato a salvezza. Si noti che, come bene osservò il Rajna, dopo il peccato originale la salvezza è possibile solo sul piano individuale. Quindi essa è una conquista personale, e la speranza è intrisa del senso della fatica che attende, insomma del ricordo del peccato.

La riconquista dell'umano

La riconquista dell'umano caratterizza appunto il Purgatorio, a cominciare dall'essenziale recupero del tempo, annullato nell'eternità degli altri due regni; e infatti, concretamente, la ferma tenebra infernale e la fissità della luce paradisiaca, sia pure sempre crescente, son sostituite da un'assidua vicenda di prealbe, albe, tramonti, notti. Non fissi in un'eternità, che può essere teorizzata ma non può essere veramente concepita dall'uomo terreno, gli espianti son librati, per così dire, tra il ricordo delle colpe passate che li rimorde e la certezza della salvezza: son dunque visti nel tempo: godono di ciò che v'è di più umano, la speranza, alla quale non partecipano i dannati, e neppure per opposta ragione i beati. Da ciò la minore drammaticità, da tutti osservata, degli espianti: le loro passioni non sono viste nella loro virulenza, i loro effetti sono sfumati; frequenti gli smembramenti, i trasognamenti, le visioni estatiche, i veri e propri sogni; all'abbandonarsi alla dolcezza del canto di Casella all'inizio della cantica (Purgatorio II 112 ss.) fa riscontro, all'altro estremo della cantica stessa, Dante che oblia sé stesso nell'incanto dell'ora, all'ombra, del concerto di fronde e uccelli (Purgatorio XXVIII 1 ss.): trasognamenti e abbandoni inconcepibili nella tensione spirituale che caratterizza l'Inferno.

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