Concetti Chiave
- Nella seconda cornice del Purgatorio, gli invidiosi sono puniti sedendo a terra con le palpebre cucite, simbolo della loro cecità spirituale.
- Dante e Virgilio avanzano guidati dal sole, sentendo canti di carità che esemplificano virtù opposte all'invidia.
- Sapia, un'anima senese, si rivela a Dante confessando il suo peccato di invidia e chiedendo preghiere.
- Guido del Duca critica la degenerazione morale delle famiglie romagnole, mostrando sdegno per il declino dei valori.
- Mentre si allontanano, Dante e Virgilio sentono voci che ricordano esempi di invidia punita, come Caino e Aglauro.
Indice
L'ambientazione e i penitenti
Nella seconda cornice del Purgatorio della Divina commedia di Dante Alighieri ci troviamo in un arco temporale che va dalle 13:00 alle 15:00 di lunedì 11 aprile del 1300. Le categorie di dannati e di penitenti che si trovano in questa cornice sono gli invidiosi che secondo Dante desiderarono in maniera spasmodica i beni e le qualità di altrui.
La pena chi sono condannati a scontare è quella di sedere a terra appoggiati alla parete del monte e indossano un mantello ruvido. In vita accecati dal loro peccato, hanno le palpebre cucite con del filo di ferro e si sostengono a vicenda.Il cammino e le voci di carità
La narrazione di Dante inizia con i due poeti che raggiungono la seconda cornice del Monte, caratterizzata da pietra grigia e uniforme e Virgilio, intuendo che attendere l'arrivo dei penitenti per domandare la strada potrebbe richiedere troppo tempo, si rivolge al sole perché faccia il suo dovere di guidarli in quello che egli definisce cammino. Dopo circa un miglio di cammino, i pellegrini sentono delle specie di voci che cantano esempi di carità due punti l'esempio delle nozze di Cana, l'amore fraterno di Oreste e Pilade e il precetto evangelico di amare i propri nemici.
Il poeta latino spiega che è lì sono puniti gli invidiosi, ricoperti con cappotti ruvidi in modo tale da pungergli la pelle e hanno le palpebre degli occhi cucite con quello che Dante definisce filo di ferro è per questo sono accostati alla parete della montagna si sostengono gli uni con gli altri.
L'incontro con Sapia
Dante a questo punto può apparire al lettore molto rattristato dal triste spettacolo che si trovava a vedere e chiede se tra i penitenti vi sia qualche anima proveniente dall'Italia che egli definisce con l'aggettivo di Latina. Arrivati a questo punto si rivela lo spirito della Senese sapia, talmente invidiosa in vita di aver sperato nella sconfitta dei suoi a colle Val d'Elsa e spiega di primavera atteso nell'antico Purgatorio grazie al pentimento avvenuto in punto di morte e alle preghiere di Pier pettinaio che era un suo cittadino. L'anima chiede a Dante chi sia avendo compreso che non fa parte della schiera di penitenti e il poeta a questo punto risponde che è vivo ed è anch'egli un peccatore che un giorno espierà le pene di quella cornice e per un tempo molto di più maggiore di quelle previste per i superbi punto. Sapia infine chiede di essere ricordata presso i suoi parenti che si trovano tra i senesi e di essere rammentata nelle preghiere di Dante stesso visto che sembra essere caro alla figura di Dio.
L'invettiva anti Toscana
Incuriosita dalla presenza di qualcuno che non subisce la loro stessa pena, due anime chiedono a Dante di rivelarlo loro chi è e da dove venga, ma il poeta non rivela il proprio nome, ma riferisci che la sua terra d'origine è collocata nella valle d'Arno. A questo punto si scatena un invettiva anti Toscana nell'anima penitente che accusa i toscani di malvagità. A questo punto Dante domanda a tali peccatori la loro identità: uno di loro dichiara di essere Guido del duca e un altro rinieri da calboni. Guido quel punto esprime il proprio sdegno deplorando la recente degenerazione morale delle famiglie romagnole. Mentre Dante e Virgilio si apprestano a congedarsi dalle anime degli invidiosi, o'dono improvvisamente delle voci che gridano esempi di invidia punita: Caino assassino del fratello di Abele e Aglauro che era una fanciulla ateniese pietrificata da mercurio.
Domande da interrogazione
- Qual è la pena specifica che devono scontare gli invidiosi nella seconda cornice del Purgatorio secondo Dante?
- Quali esempi di carità vengono cantati dalle voci che i pellegrini sentono nella seconda cornice?
- Chi è l'anima penitente che si rivela a Dante nella seconda cornice e quale peccato confessa di aver commesso in vita?
- Come reagisce Dante alla vista degli invidiosi e quale promessa fa a Sapia?
- Quali sono le critiche mosse da Guido del Duca riguardo alla situazione morale delle famiglie romagnole?
Gli invidiosi nella seconda cornice del Purgatorio devono scontare la pena di sedere a terra appoggiati alla parete del monte, indossando un mantello ruvido che punge la pelle e con le palpebre cucite con del filo di ferro, in simbolo della loro cecità spirituale in vita causata dall'invidia.
Gli esempi di carità cantati includono le nozze di Cana, l'amore fraterno tra Oreste e Pilade, e il precetto evangelico di amare i propri nemici, come simboli di virtù opposta all'invidia.
L'anima penitente che si rivela a Dante è quella di Sapia, una senese che confessa di aver commesso il peccato di invidia in vita, desiderando la sconfitta dei suoi concittadini.
Dante appare molto rattristato dalla vista degli invidiosi e promette a Sapia di ricordarla nelle sue preghiere e di farne menzione ai suoi parenti senesi, dimostrando compassione verso l'anima penitente.
Guido del Duca esprime sdegno e deplora la recente degenerazione morale delle famiglie romagnole, indicando un declino dei valori e della virtù in quella regione, in contrasto con gli esempi di virtù e carità menzionati precedentemente.