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Concetti Chiave

  • Il dilemma del libero arbitrio viene esplorato attraverso la metafora di un uomo indeciso tra due scelte ugualmente attraenti, evidenziando l'immobilità causata da dubbi ugualmente forti.
  • Beatrice, come il profeta Daniele, è in grado di comprendere i dubbi di Dante grazie alla sua connessione con il divino, affrontando argomenti complessi come l'origine e il destino delle anime.
  • La discussione di Beatrice include una critica alla dottrina platonica dell'anima e una spiegazione della vera natura della giustizia divina, che può sembrare ingiusta dal punto di vista umano.
  • La differenza tra volontà assoluta e volontà mista è esaminata in relazione alla capacità delle anime di resistere alla violenza, con esempi di fermezza morale come San Lorenzo e Muzio Scevola.
  • Il "Santo Discorso" di Beatrice offre una risoluzione ai dubbi di Dante, sottolineando l'importanza del desiderio di verità come impulso naturale per l'illuminazione spirituale.

Indice

  1. Il Dilemma del Libero Arbitrio
  2. Beatrice e il Sogno di Nabucodonosor
  3. La Volontà e la Violenza
  4. Il Santo Discorso di Beatrice

Il Dilemma del Libero Arbitrio

Posto fra due cibi, ugualmente distanti e ugualmente allettanti, l’uomo dotato di libero arbitrio morirebbe di fame prima di portarne uno ai denti;

allo stesso modo starebbe immobile un agnello tra due lupi affamati e feroci, temendo nella stessa misura l’uno e l’altro;

Cosi se ne starebbe un cane tra due daini ( senza inseguirne alcuno): perciò, per il fatto che io tacessi, non mi biasimo, né mi vanto, perché non potevo farne a meno.

essendo io premuto in ugual misura dai miei dubbi (e impedito di fare una libera scelta). lo me ne stavo zitto, ma il mio desiderio mi era dipinto in volto. e con il desiderio la domanda assai più efficace che non se l’avessi espressa esplicitamente .

Beatrice agì con me come fece Daniele con Nabucodonosor, quando lo liberò dall’ira, che l’aveva reso ingiustamente crudele:

Beatrice e il Sogno di Nabucodonosor

Il profeta Daniele, per ispirazione divina, indovinò ed interpretò un sogno che il re Nabucodonosor aveva fatto e dimenticato, e che i sapienti babilonesi non riuscivano a indovinare, per cui il re, adirato, aveva dato ordine di ucciderli (Daniele II, 1-45). Canto    4 Paradiso - Parafrasi articoloCome Daniele aveva ricevuto da Dio la rivelazione necessaria, così Beatrice può leggere in Dio i dubbi che angustiano Dante. L'aver incontrato Piccarda, Costanza e altre anime nel cielo della Luna sembra a Dante una conferma della tesi sostenuta da Platone (Timeo 41 d sgg.), secondo la quale l'anima preesiste al corpo e dimora in una stella prima di essere inviata a vivíficare la materia corporea; dopo la morte dell'individuo ritorna alla sua stella, se nuove colpe non la condannano a reincarnarsi in un corpo inferiore. Poiché questa posizione è assolutamente contraria alla dottrina cattolica, la quale afferma che l'anima è creata da Dio quando viene infusa nel corpo, dal quale si separa con la morte per andare al premio o al castigo meritato, Beatrice la discute per prima (versi 26-27), esponendo l'ordinamento morale del Paradiso.

e disse: “ lo vedo chiaramente come due dubbi (di ugual forza) ti stimolano a chiedere, in modo che la tua ansia ( di risolverli entrambi ) impaccia se stessa così che non riesce a manifestarsi .

Tu ragioni così: “Se la buona volontà persevera nel proposito fatto, per quale motivo la violenza altrui (impedendomi di osservarlo) mi diminuisce la quantità del merito?”

Ti dà motivo di ulteriore dubbio il fatto che le anime, secondo l’opinione di Platone, sembrano ritornare ( dopo la morte del corpo) nei cieli.

Questi sono i dubbi che premono con uguale forza sulla tua volontà; e pertanto risponderò prima a quello che è più pericoloso

Le parole di Beatrice - queste son le question e pria tratterò quella... - autorizzano il lettore ad aspettare una sottile indagine filosofico-morale intorno ai due dubbi di Dante. E in effetti il contenuto del canto IV è squisitamente dottrinale, così che la trepida figura di Piccarda e la luce della gran Costanza sembrano davvero svanite come per acqua cupa cosa grave, senza lasciare traccia. Anche l'immagine folgorante di luce e di amore di Beatrice, con la quale si era chiusa il canto precedente, lascia il posto a una figura rigidamente chiusa nelle sue argomentazioni, che affronta per Dante il problema delle anime che hanno mancato nell'adempimento dei voti. Tuttavia questa impressione di austerità dottrinale, che neppure le tre metafore iniziali, di accentuato vigore drammatico, riescono ad ammorbidire, è destinata a scomparire nelle terzine seguenti, le quali, se rícorderanno appena Piccarda e Costanza, riproporranno tuttavia la luminosa figura di Beatrice (versi 118-120 e 139-140) e lo smarrimento contemplativo di Dante (versi 141-142): due elementi di sicura vìbrazìone lirica tutte le volte che appaiono nella trama del Paradiso. Non è una poesia di sicura presa, che svolga con decisione e continuità il motivo sentimentale-psicologico-affettivo che Dante ha presentato in tante pagine dell'Inferno e del Purgatorio, e che è tornato a riproporre nel canto III del Paradiso, e nemmeno una poesia che faccia perno su una figura monografica o su un intenso svolgimento dell'azione. I due interlocutori appaiono immobili, non c'è intorno danza o canto di beati, i loro interventi si susseguono nel ritmo della domanda e risposta, eppure le loro parole rivelano una disposizione interiore eccezionale: Dante tutto teso alla conquista della suprema verità, Beatrice trasfigurata dalla gioia di chi sa di comunicare la verità. A un'altra manifestazione - diversa da quella di Piccarda, meno adatta a toccare le corde del cuore, ma non per questo meno valida - del senso e dell'ansia del divino che strutturano la cantica. Questa tensione spirituale, per cui la conquista della verità è presentata come lotta, come drammatico «rampollare» di dubbi (cfr. versi 130-132), spiega il linguaggio attivo che caratterizza il canto, il procedere immediato e sicuro, la chiarezza e la forza del singolo termine, capace di racchiudere, nel suo breve giro, il significato di un intero concetto. Infatti, nella misura in cui nei beati i lineamenti del corpo si assottigliano, i ricordi terreni si dissolvono, e la presenza del tema filosofico e mistico diventa predominante, subentra nel Poeta la preoccupazione di sostenere con la materialità e la concretezza del linguaggio un mondo che altrimenti diverrebbe troppo sfumato o troppo astratto.Quello dei Serafini che sta più vicino a Dio, Mosè, Samuele, e quello dei due Giovanni che preferisci, e neppure, dico, la Vergine Maria,

hanno la loro sede in un cielo diverso da quello dove risiedono questi spiriti che ti sono apparsi or ora, né è stato assegnato alla loro beatitudine un numero maggiore o minore di anni ;

ma tutti quanti i beati adornano l’Empireo, il primo cielo, e godono della beatitudine in misura diversa secondo la loro capacità di sentire più o meno intensamente l’amore divino.

( Gli spiriti che hai visto ) ti apparvero nel cielo della Luna, non perché sia loro assegnata in sorte questa sfera, ma per darti un segno sensibile del loro grado di beatitudine che è 1’ultimo nel cielo Empireo.

Con segni sensibili occorre parlare alla vostra intelligenza, perché solo dalla percezione sensibile essa apprende le immagini che poi trasforma in concetti.

Per questo la Sacra Scrittura s’adatta alla vostra capacita, e attribuisce a Dio piedi e mani, intendendo alludere ad altro ( cioè agli attributi spirituali della divinità );

e la Santa Chiesa vi rappresenta con figura umana Gabriele e Michele, e l’altro arcangelo, Raffaele, che guari Tobia.

Dante accenna, nel verso 48, all'arcangelo Raffaele, che accompagnò il giovane Tobia in un lungo viaggio, lo protesse, e al ritorno fece guarire dalla cecità il vecchio Tobìa (cfr. Tobia III, 16-17; V, 4 sgg.; VI, 1 sgg.).

Ciò che (Platone) dice nel Timeo intorno alla sorte delle anime non è conforme a ciò che si vede nel cielo della Luna, poiché pare che intenda proprio in senso letterale (quello che afferma).

Platone sostiene che l’anima (dopo la morte ) ritorna alla sua stella, poiché crede che essa sia stata staccata da li quando la natura l’assegnò al corpo come principio informatore;

ma forse la sua opinione è diversa da quello che significano, letteralmente, le sue parole, e può darsi che egli sostenga un principio che non meriti di essere deriso.

Se egli intende far risalire a questi cieli il merito e il biasimo degli influssi buoni e cattivi sulle anime, forse il suo pensiero coglie in parte la verità.

Questa dottrina degli influssi celesti, male intesa nel suo significato, un tempo fece errare quasi tutto il mondo, tanto che questo giunse a chiamare gli astri col nome di Giove, Mercurio e Marte.

L’altro dubbio che ti turba è meno pericoloso, poiché l’errore che può derivare da esso non ti potrebbe allontanare da me (cioè dalla vera fede).

Che la giustizia divina possa sembrare ingiusta agli occhi dei mortali, è motivo di fede e non di iniquo atteggiamento di eresia.

Ma poiché il vostro intelletto può ben giungere a comprendere questa verità (sui voti inadempiuti), ti accontenterò, dandoti la spiegazione che tu desideri.

La Volontà e la Violenza

Se si ha vera violenza solo quando chi la subisce non asseconda minimamente colui che la compie, queste anime non possono essere giustificate completamente a causa di tale violenza, perché, se non vuole, la volontà non si piega, ma si comporta come fa la natura nella fiamma ( che tende sempre ad andare verso l’alto),

anche se una forza violenta cerca di piegarla verso il basso. Per cui, se la volontà cede, o di molto o di poco, asseconda la violenza; e così fecero queste anime ( cioè si piegarono alla violenza), mentre avrebbero potuto ritornare nel chiostro.

Se la loro volontà fosse stata salda, come quella che tenne San Lorenzo immobile sulla graticola, e quella che rese Muzio Scevola inesorabile con la propria mano ( tenendola sul fuoco),

certamente le avrebbe spinte a ripercorrere la strada dalla quale erano state sviate, non appena furono libere (dalla violenza materiale); ma una volontà così salda è molto rara.

E da queste parole, se le hai assimilate dentro di te come devi, risulta annullato il tuo ragionamento che ti avrebbe procurato turbamento molte altre volte ancora.

Ma ora ti si pone davanti alla mente un’altra difficoltà, tale, che con le tue sole forze non saresti in grado di superare:

ti stancheresti prima. Io ti ho fatto capire come cosa certa che un anima beata non può mentire, poiché essa è sempre vicina a Dio, la verità suprema;

e dopo questo hai potuto udire da Piccarda che Costanza mantenne salda la volontà di osservare il voto; cosi che sembra che le sue parole in questo punto siano in contraddizione con le mie. Fratello, è già accaduto molte volte che, per fuggire un danno, si sia fatto a malincuore qualche cosa che non si sarebbe dovuto fare;

come Almeone, il quale, pregato di questo dal padre, uccise la propria madre, e così, per non mancare all’obbligo della pietà filiale (verso il padre), divenne spietato (verso la madre).

Quando: si giunge a questo punto (cioè al punto di commettere il male per fuggire un altro male! voglio che tu comprenda che la violenza altrui si mescola alla volontà (di chi la subisce), e (così unite) fanno si che non si possano scusare (come involontarie) le offese a Dio.

La volontà assoluta non acconsente al male;

ma vi acconsente solo in quanto teme, se si trae indietro, di provocare un male peggiore.

Perciò, quando Piccarda afferma quello, intende riferirsi alla volontà assoluta, e io invece all’altra; cosicché entrambe diciamo la verità ”.

Il Santo Discorso di Beatrice

Questo fu lo svolgimento del santo discorso ( paragonato a un ruscello, rio) che uscì dalla sorgente (Dio) dalla quale deriva ogni verità; ed esso risolse entrambi i miei dubbi.

Io poi dissi: “O amata da Dio, primo amore, o creatura divina, le cui parole mi attraversano e mi riscaldano con tale intensità, che mi vivificano sempre di più, il mio sentimento di gratitudine (per quanto grande) non può bastare a ringraziarvi del dono da voi ricevuto;

ma Colui che tutto vede e tutto può vi ricompensi . Io ben comprendo che mai la nostra mente può saziarsi, se non è illuminata da quella verità al di fuori della quale non può esistere nessun altro vero.

Appena ha raggiunto questa verità, la nostra mente si riposa in essa come la fiera (si riposa, sazia) nella sua tana; e la può raggiungere: altrimenti (se non), ogni nostro desiderio (di possedere la verità) sarebbe vano.

Per questo desiderio il dubbio spunta ai piedi della verità, come un germoglio alla radice della pianta; ed e un impulso naturale quello che ci spinge a salire di colle in colle fino alla vetta suprema.

Questo fatto (il dubbio come impulso per la conquista del vero ) mi invita, questo mi dà coraggio, o donna, a chiedervi umilmente la spiegazione di un’altra verità che mi è oscura.

Desidero sapere se l’uomo può compensare al vostro cospetto i voti inadempiuti commutandoli con altre opere buone,

tali che, pesate sulla bilancia della vostra giustizia, non sembrino piccole”.

Beatrice mi guardò con gli occhi così divinamente pieni di sfavillante amore, che la mia facoltà visiva, vinta, dovette distogliersi da lei, e chinando i miei occhi quasi venni meno.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il dilemma del libero arbitrio presentato nel testo?
  2. Il dilemma del libero arbitrio è illustrato attraverso l'immagine di un uomo che, posto tra due cibi ugualmente allettanti, non riesce a scegliere e morirebbe di fame, simile a un agnello tra due lupi o un cane tra due daini, evidenziando l'incapacità di fare una scelta libera quando si è pressati da dubbi uguali.

  3. Come Beatrice aiuta Dante a risolvere i suoi dubbi?
  4. Beatrice agisce come il profeta Daniele con Nabucodonosor, leggendo nei dubbi di Dante e rispondendo prima a quello più pericoloso, riguardante la dottrina di Platone sull'anima, per chiarire la posizione cattolica e l'ordinamento morale del Paradiso.

  5. Qual è la posizione di Platone sull'anima e come viene discussa nel testo?
  6. Platone sostiene che l'anima preesiste al corpo e ritorna alla sua stella dopo la morte, una posizione contraria alla dottrina cattolica. Beatrice discute questa tesi, spiegando che le anime appaiono nel cielo della Luna per rappresentare il loro grado di beatitudine, non per indicare una residenza celeste.

  7. Come viene affrontato il tema della volontà e della violenza?
  8. Il testo discute che la vera violenza si verifica solo quando la volontà non asseconda minimamente chi la compie. Le anime che cedono alla violenza non possono essere completamente giustificate, poiché la volontà, se salda, non si piega, come dimostrato da esempi di santi e martiri.

  9. Qual è il significato del discorso di Beatrice e come risolve i dubbi di Dante?
  10. Il discorso di Beatrice, paragonato a un ruscello che deriva da Dio, risolve i dubbi di Dante chiarendo la verità divina. Dante riconosce che la mente umana si sazia solo nella verità assoluta e chiede ulteriori chiarimenti su come compensare i voti inadempiuti, ricevendo risposte che illuminano il suo cammino spirituale.

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