Concetti Chiave
- L'invocazione nell'Inferno si trova nel secondo canto, dove Dante chiede aiuto alle muse e al suo ingegno per descrivere il suo viaggio.
- Il tema dell'ineffabilità emerge mentre Dante trova difficile esprimere esperienze ultraterrene che l'uomo non è abituato a vivere.
- Le invocazioni nei tre regni (Inferno, Purgatorio, Paradiso) mostrano un climax crescente in lunghezza, passando da tre versi a trenta.
- Il climax riflette la crescente difficoltà di Dante nel descrivere visioni divine, richiedendo aiuti più grandi man mano che si avvicina a Dio.
- Un altro climax è presente nel tipo di aiuto invocato: dall'umano nell'Inferno, al divino nel Purgatorio, a tutte le divinità nel Paradiso.
L'invocazione nell'Inferno
Inferno purgatorio e paradiso iniziano con in invocazione.
Nell’inferno l’invocazione sta nel secondo canto perché esso é l’inizio della selva.
Dante si rivolge alle muse ma contemporaneamente si rivolge anche al suo ingegno e chiede loro di aiutarlo a scrivere ciò che ha visto.
Il tema dell'ineffabilità
Il tema dell’ineffabilità è un tema che già abbiamo trovato nel primo canto infatti Dante ha difficoltà a scrivere e a ripetere quello che ha visto perché queste sono esperienze che l’uomo non è abituato ad avere perché solo da morto l’uomo va nell’aldilà.
Climax nelle invocazioni
Qui l’invocazione è ristretta e tre versi, nel purgatorio sono una decina di versi nel paradiso sono una trentina e se le confrontiamo vediamo che c’è una crescere quindi c’è un Climax.
Questo climax è giustificato dal fatto che e più lui si avvicinava a Dio più gli risultava difficile spiegare ciò che vedeva e quindi aveva bisogno di un aiuto più grande e di un numero di versi maggiore.
Confrontando ancora inferno, purgatorio e paradiso troviamo un altro climax cioè nell'inferno chiede aiuto a una forza che non è umana, nel purgatorio solo a una forza divina e nel paradiso a tutte le forze divine. Abbiamo poi un terzo climax cioè per scrivere invocazione dell’inferno Dante non usa nessun paragone mitologico, nell'invocazione del purgatorio Dante usa un paragone mitologico e nel paradiso invece fa uso di due paragoni mitologici, quindi rende più sotto il suo modo di scrivere.