Concetti Chiave
- Dante si trova in una selva oscura, simbolo del peccato e dell'errore, a metà della sua vita, cercando la via della salvezza verso la luce divina.
- Incontra tre fiere: la lonza (lussuria), il leone (superbia) e la lupa (avidità), che rappresentano i vizi da superare per raggiungere la redenzione.
- Virgilio appare come guida di Dante, proponendogli un percorso attraverso l'Inferno e il Purgatorio per raggiungere il Paradiso.
- La dimensione allegorica del canto si manifesta attraverso simboli come la selva, il colle e le fiere, che rappresentano il cammino dell'uomo verso il bene.
- Il veltro è profetizzato come la figura che sconfiggerà la lupa, restaurando l'ordine divino con sapienza, amore e virtù.
Indice
L'inizio del viaggio di Dante
Nel primo canto della Divina Commedia, che fa da prologo a tutto il poema, incontriamo il personaggio di Dante, oramai a metà della sua vita (trentacinque anni), che si ritrova in una selva oscura, durante un periodo buio della sua vita.
Dante non ricorda come sia entrato nella selva, nella quale non passa un raggio di sole, segno del bene di Dio, né come la sua anima si sia incamminato nella via dell’oscurità e non riesca ad uscirne.
Quel luogo oscuro procura a Dante sensazione di paura, e descrive come fosse difficile per l’animo sopportare anche solo il pensiero di essa, a confronto cui la morte è poco più amara.
Tuttavia tenta di ritrovare il bene, così da indicare a tutti la via della salvezza.
Arriva a un colle illuminato dalla luce divina, contrapposto alla selva peccaminosa, che lo conduce sulla via della virtù, portandogli in animo quiete, e come colui che si salva da una tempesta si volta a riguardare ciò che ha scampato, anche il suo cuore, ancora affannato riguarda la selva, ove quasi morì.
Le tre fiere e i vizi
Inizia così a incamminarsi per la montagna, dirigendosi verso la luce, quando davanti a lui si pome una lonza, la rappresentazione della lussuria, che gli infonde un senso di forte paura.
Dopo la lonza incontra il leone, che con il capo vinto da una fame rabbiosa e l’arroganza della superbia, tanto spaventoso da far anche tremare l’aria.
Infine gli si presenta davanti l’ultima delle tre fiere, una lupa, che rappresenta il più grave dei peccati, l’avidità insaziabile dei beni mondani che affligge l’intera umanità, e tanta fu la pesantezza del corpo e del peccato, che impedì al protagonista di proseguire il suo cammino.
Le tre fiere rappresentano i vizi che dovrà superare per arrivare alla redenzione, ma l’unica che sconfiggerà la speranza del poeta sarà la terza in quanto rappresenta il vizio più radicato nell’animo.
L'incontro con Virgilio
A questo punto, quando tutto sembra perduto, la tentazione di tornare nella selva si fa più forte, ma entra in scena un uomo, che si presenta con due caratteristiche fondamentali: la voce umana, che si sente per la prima volta dall’inizio del viaggio, e la corrispondenza storica dell’uomo.
In realtà l’uomo, storicamente esistito, è un’anima con il compito di guidare gli uomini nel bene.
Lo spirito è Virgilio, che gli confida che la via per arrivare alla luce (Paradiso) non passa attraverso il monte, ma attraverso un’altra strada, più lunga, che passa dal peccato (Inferno) e dalla purificazione (Purgatorio): infatti la lupa non lo farà mai passare, tanto affamata e furba, ma solo l’arrivo di un veltro, una figura invita da Dio, potrà ristabilire l’ordine del mondo.
Dopo la profezia, Virgilio indica a Date la giusta via proponendosi come guida. Prima tappa del viaggio sarà l’Inferno, luogo di dolore e disperazione, che rappresenta la seconda morte, quella dell’anima, condannata alla dannazione eterna.
Poi attraverseranno la via del Purgatorio, in cui si gode della purificazione e si aspira alla beatitudine.
Infine arriveranno in Paradiso, dove Virgilio dovrà abbandonare Dante, poiché nato prima del Cristianesimo, al tempo dei falsi dei, affidandolo a un’anima più degna di lui: Beatrice.
Virgilio continua spiegando come Dio sia l’imperatore di tutto il Creato, e coloro che saranno eletti e ascenderanno in Paradiso vivranno il resto della loro esistenza in beatitudine.
Dante così accetta di seguirlo fino alle porte del Paradiso, le cui chiavi sono costudite da San Pietro.
Il viaggio di Dante quindi percorrerà tutto il regno del divino.
Il significato allegorico del canto
Il canto I ha una forte dimensione allegorica: la selva è l’espressione del male e dell’errore, simbolo del peccato e della dannazione è oscura in quanto non vi splende il sole, segno del bene e di Dio, Dante vi si trova in quanto ha ceduto a vizi e beni materiali; la diritta via indica la luminosa strada del Signore e delle virtù, la via che conduce l’uomo lontano dal peccato; per “diserta piaggia” si intende il terreno in leggera salita, ma nel poema si riferisce al cammino della vita dell’uomo, il quale deve sforzarsi per arrivare al bene; con il termine “erta” si definisce la salita del colle, il terreno in leggera salita tra la pianura e la collina vera e propria; il colle rappresenta la virtù e la salvezza, tant'è che è illuminato dai raggi del sole, cioè la grazia di Dio, che si contrappone alla selva. Con il verso “lo passo/che non lasciò già mai persona viva.” Dante si riferisce al fatto che nessun uomo in carne ed ossa avesse mai attraversato i tre regni, in quanto solo le anime dei defunti potevano entrarci.
Possiamo notare un paragone tra Dante e il naufrago, che salvatosi dalla tempesta e dalla morte si volta a guardare ciò che ha scampato.
Dal testo possiamo ritrovare delle indicazioni riguardo il periodo in cui è ambientata la situazione: il verso iniziale “nel mezzo del cammin di nostra vita” ci fornisce l’anno preciso e l’età di Dante, in quanto l’età media dell’epoca era trentacinque anni, e ricercando la data di nascita dell’autore (1265) possiamo porre la data del suo viaggio nell’aldilà intorno al 1300. Durante il suo cammino Dante incontra tre fiere, che rappresentano i vizi che deve superare per arrivare alla redenzione: la prima è una lonza, espressione della lussuria, cioè l’abbandono al piacere fisico; la seconda fiera è un leone, che rappresenta l’arroganza della superbia, alimentata dalla rabbiosa fame; la terza e ultima fiera è una lupa, la più pericolosa delle tre, in quanto l’unica che Dante non riesce a superare, quella più radicata in lui, che rappresenta l’avarizia e l’avidità del legame con i beni materiali.
Virgilio e la profezia del veltro
Virgilio è un personaggio fondamentale della Divina Commedia, in quanto è la guida che accompagnerà Dante nel suo viaggio per la salvezza. Dante fa una presentazione esaustiva di Virgilio, che non si presenta come uomo, ma come anima: nacque da genitori lombardi, più precisamente di Mantova, al tempo di Giulio Cesare e visse a Roma sotto il grande Augusto, al tempo degli dei pagani, e fu il poeta che raccontò le avvincenti gesta di Enea. Dante definisce Virgilio come maestro, la massima autorità fra tutti i poeti: Dante ha studiato le sue opere e vuole riproporre tale arte nelle sue terzine. Fu Virgilio che illustrò a Dante la profezia del veltro (un cane da caccia) e della lupa.
La lupa, che rappresenta l'avidità, si circonda di intensi vizi, finché il veltro arriverà e la ucciderà con dolore. Per scacciare le lupa non avrà bisogno né di terra né di denaro, ma di sapienza, amore e virtù, e la sua origine sarà umile. Il veltro sarà la salvezza, per la quale morirono Camilla, Turno, Eurialo e Niso, eroi dell'Eneide. Il veltro caccerà la lupa di città in città, finché la rimanderà all'Inferno, da dove l'invidia primordiale di Lucifero l'aveva fatta uscire.
Domande da interrogazione
- Qual è il contesto iniziale del viaggio di Dante nella Divina Commedia?
- Quali sono le tre fiere che Dante incontra e cosa rappresentano?
- Chi è Virgilio e quale ruolo svolge nel viaggio di Dante?
- Qual è il significato allegorico del primo canto della Divina Commedia?
- Cosa prevede la profezia del veltro annunciata da Virgilio?
Nel primo canto, Dante si trova in una selva oscura, simbolo del peccato e della dannazione, durante un periodo buio della sua vita, a metà dei suoi anni.
Dante incontra una lonza, un leone e una lupa, che rappresentano rispettivamente la lussuria, la superbia e l'avidità, vizi che deve superare per raggiungere la redenzione.
Virgilio è un'anima storicamente esistita, che funge da guida per Dante, conducendolo attraverso l'Inferno e il Purgatorio fino alle porte del Paradiso.
Il canto rappresenta il cammino dell'uomo verso la salvezza, con la selva oscura come simbolo del peccato e il colle illuminato come simbolo della virtù e della grazia divina.
La profezia del veltro prevede l'arrivo di una figura inviata da Dio che sconfiggerà la lupa, simbolo dell'avidità, ristabilendo l'ordine nel mondo attraverso sapienza, amore e virtù.