Concetti Chiave
- Dante dedica gran parte del canto XV a Brunetto Latini, esprimendo gratitudine e riconoscenza verso il suo maestro, intrecciata con sentimenti di amarezza e sdegno.
- L'incontro con Brunetto avviene mentre Dante e Virgilio camminano lungo un argine, protetti da faville di fuoco, incontrando un gruppo di anime tra cui Brunetto.
- Brunetto Latini riconosce Dante e lo approccia affettuosamente, iniziando un dialogo che riflette stupore, affetto e rispetto reciproco.
- Brunetto avvisa Dante dell'ingratitudine futura dei suoi concittadini, profetizzando il suo esilio a causa del suo operato giusto e onesto.
- Prima di allontanarsi, Brunetto indica a Dante alcuni famosi compagni di pena, raccomandandogli la sua opera "Tresor" mentre si allontana sotto la pioggia di fuoco.
Indice
Introduzione
La rievocazione affettuosa e riconoscente che Dante fa di Brunetto Latini, che egli considera un maestro, occupa quasi per intero il canto XV: basterebbe questo non consueta estensione dell'episodio a dirci l'importanza affettivo-poetica che il poeta annetteva a esso. una rievocazione, peraltro, che sbocca nel ricordo dell'ingratitudine dei suoi concittadini e dell'esilio e nella riaffermazione in toni sdegnosi della propria dignità e incrollabilità morale. E dunque i toni della riconoscenza e quelli dell'amarezza e dello sdegno s'integrano reciprocamente, incentrandosi nella figura di Brunetto.
Incontro con una schiera di sodomiti
I due poeti proseguono il cammino su uno degli argini del fiume, protetto, grazie all'evaporazione, dalle faville di fuoco che cadono sul sabbione. Due similitudini danno al lettore l'idea precisa dell'argine. Allontanatisi ormai dalla selva dei suicidi, Dante scorge sul sabbione una schiera di anime che avanza lungo l'argine, aguzzando gli occhi per guardare i due ignoti pellegrini attraverso l'oscurità del luogo.
Colloquio con Brunetto Latini
Uno degli spiriti riconosce Dante e, presolo per il lembo della veste, esprime a voce alta la sua meraviglia. Dante si china e lo riconosce per l'amico maestro Brunetto Latini; comincia così tra i due un affettuoso colloquio."Siete voi qui, ser Brunetto?", la domanda, che è insieme stupore, affetto, dolore e turbamento, rivela immediatamente quel complesso di sentimenti che sono caratteri essenziali del canto. Come la domanda ansiosa indica lo stupore del poeta di fronte a questo improvviso e inatteso incontro, così il nome preceduto dal titolo ser è insieme affettuoso e riverente.
Brunetto Latini, figlio di Buonaccorso, nacque a Firenze introno al 1220. Notaio, e uomo politico, poeta e retore; intervenne attivamente negli avvenimenti di Firenze e della parte Guelfa. Fu cancelliere di Guido di Montfort e dal 1273 cancelliere del comune. Dal 1282 fin quasi alla morte, partecipò attivamente alla politica di Firenze. Morì a Firenze nel 1294. I suoi studi e il suo insegnamento retorico furono sempre svolti in funzione politica.
Brunetto invita Dante a seguire la sua buona inclinazione per raggiungere la gloria, e gli profetizza anche l'ingratitudine dei suoi concittadini, che cambieranno il suo ben fare con l'esilio. A questo annuncio Dante afferma coraggiosamente di esser pronto ai colpi avversi del destino: e Virgilio, che ha sempre taciuto, gli rivolge una frase di approvazione.
Dante, da Brunetto, apprende che l'inamicizia dei fiorentini nascerà proprio dal suo giusto e onesto operare, dalle sue benemerenze nei confronti di Firenze.
Brunetto indica a Dante alcuni personaggi famosi
Dante chiede quali siano i più famosi compagni di pena e Brunetto gli indica, tra quelli della sua schiera composta tutta da grandi letterati e di ecclesiastici, Prisciano, Francesco d'Accorso e il cardinale Andrea de' Mozzi.Prisciano: Prisciano di Cesarea, celebre grammatico latino, vissuto tra il V e il VI secolo d.C. Fu maestro di grammatica a Costantinopoli ed autore dei 18 libri dell'Institutio de arte grammatica, dedicati ad un ignoto patrizio Giuliano. Nessuna testimonianza esiste sul suo peccato di sodomia. Oggi la tesi prevalente è che Prisciano sia stato messo tra i sodomiti come esempio di un peccato posto in relazione con i letterati e la scuola, secondo la diffusa opinione degli antichi commentatori.
Francesco d'Accorso: figlio del fiorentino Accorsio da Bagnolo fu, come il padre, giurista insigne. Nato a Bologna nel 1225, insegnò diritto civile in quella Università fino al 1273, quando, chiamato da Edoardo I, re di Inghilterra, si recò ad insegnare all'Università di Oxford. Quivi rimase fino al 1281, quando tornò a Bologna, dove gli furono restituiti i beni, che gli erano stato confiscati l'anno dopo la sua partenza, come ghibellino. Morì a Bologna nel 1293.
Andre de' Mozzi: Cappellano di Alessandro IV e Gregorio IX, egli fu del seguito del Cardinal Latino in Toscana e più tardi inviato come intermediario di pace tra Guelfi e Ghibellini dal papa Nicolò III. Canonico a Firenze nel 1272, fu fatto vescovo nel 1287. Nel 1295 fu trasferito da Bonifazio VIII alla sede vescovile di Vicenza, tale trasferimento fece molto chiasso. Forse Dante ne ebbe esperienza diretta, perché i fatti si svolsero durante la sua giovinezza.
Anche se il peccato di brunetto non ci è noto da nessuna fonte, tolti gli antichi commentatori che parlano sull'autorità di Dante. Molti commentatori moderni si sono stupiti di questa infamante condanna.
Allontanamento di Brunetto
Indicati i più famosi compagni di pena, Brunetto aggiunge che ormai non può più continuare perché sta giungendo una nuova schiera di peccatori, con i quali egli non può stare. Prima di lasciare Dante però gli raccomanda con accorate parole la sua opera, il Tresor, per la quale è ancora viva la sua fama, e si allontana velocemente sotto la pioggia di fuoco per raggiungere la sua schiera.Domande da interrogazione
- Qual è l'importanza del colloquio tra Dante e Brunetto Latini nel canto XV?
- Chi sono alcuni dei personaggi famosi indicati da Brunetto Latini a Dante?
- Qual è la profezia che Brunetto Latini fa a Dante riguardo al suo futuro?
- Qual è il significato del titolo "ser" usato da Dante per Brunetto Latini?
- Perché Brunetto Latini si allontana da Dante alla fine del loro incontro?
Il colloquio tra Dante e Brunetto Latini è centrale nel canto XV, poiché rappresenta una rievocazione affettuosa e riconoscente di Brunetto come maestro di Dante, integrando toni di riconoscenza con quelli di amarezza e sdegno per l'ingratitudine dei concittadini di Dante.
Brunetto Latini indica a Dante alcuni personaggi famosi tra i sodomiti, tra cui Prisciano, Francesco d'Accorso e il cardinale Andrea de' Mozzi, tutti noti per i loro contributi letterari e accademici.
Brunetto Latini profetizza a Dante l'ingratitudine dei suoi concittadini, che lo esilieranno nonostante il suo giusto e onesto operare, ma Dante si dichiara pronto ad affrontare il destino avverso.
Il titolo "ser" usato da Dante per Brunetto Latini è un segno di affetto e riverenza, riflettendo il complesso di sentimenti di stupore, affetto, dolore e turbamento che caratterizzano il loro incontro.
Brunetto Latini si allontana da Dante perché sta giungendo una nuova schiera di peccatori con cui non può stare, ma prima raccomanda a Dante la sua opera, il Tresor, e si allontana sotto la pioggia di fuoco.