Concetti Chiave
- Dante e Virgilio fanno una pausa nel viaggio a causa del fetore proveniente dal VII Cerchio dell'Inferno, il che permette a Virgilio di spiegare la struttura dei cerchi inferiori.
- Il VII Cerchio punisce i violenti contro Dio, se stessi o il prossimo, con una gravità crescente man mano che si scende.
- Nell'VIII Cerchio sono puniti coloro che hanno usato la frode, mentre il IX Cerchio è riservato ai traditori, con Lucifero nel punto più profondo.
- Virgilio chiarisce che i peccati di incontinenza sono puniti meno severamente rispetto alla malizia e alla violenza, seguendo il pensiero di Aristotele.
- L'usura è considerata un peccato grave perché disprezza la natura e il lavoro umano, andando contro l'ordine divino e causando disordine morale e sociale.
Il Canto XI è una specie di pausa nella narrazione del viaggio; essa ha la funzione di preparare la discesa nei Cerchi del basso Inferno e spiegarne l’articolazione, fin qui mai esplicitamente illustrata da Dante. A questo scopo, Dante ricorre all'espediente dell'odore sgradevole che si leva dal VII Cerchio e costringe lui e Virgilio ad attendere un poco prima di proseguire il cammino.
Dante e Virgilio si trovano sul bordo del VI cerchio, alla sommità di un pendio fatto di massi spaccati.
Dal baratro sottostante proviene un fetore insopportabile che li costringe a fermarsi presso una tomba: quella di Papa Atanasio II, anch’esso eretico.
Per abituarsi al cattivo odore, Virgilio consiglia di scendere lentamente e per non perdere inutilmente del tempo, egli dà a Dante le informazioni necessarie per capire la struttura dell’Inferno .
Struttura dell'Inferno
Premette che ogni azione non gradita, e quindi condannata da Dio, ha sempre come fine la violazione di un diritto che provoca un danno ad altri ricorrendo alla violenza o all’inganno (frode). Chi ha peccato per aver ingannato gli altri commette il peccato più sgradito a Dio e per questo la pena prevista è maggiore.
I cerchi dell'Inferno
I tre cerchi di cui Virgilio descrive la struttura sono il VII, l’VIII e il IX.
Nel VII cerchio sono puniti i violenti, raggruppati a seconda se la violenza è avvenuta contro Dio, contro se stessi o contro il prossimo: andando sempre più verso il basso, e quindi con gravità crescente, si tratta di coloro che:
• hanno commesso un omicidio o hanno provocato ad altri delle ferite
gravi
• si sono suicidati o che hanno scialacquato i loro beni
• hanno disprezzato la natura (cioè i sodomiti che hanno tenuto
comportamenti contro natura) e quelli che hanno disprezzato la bontà di
Dio e lo hanno bestemmiato
Nell’ VIII cerchio sono puniti tutti coloro che in un modo o in altro hanno fatto uso della frode. Virgilio precisa che la frode lede il vincolo dell’amore naturale e in certi casi anche il vincolo della fiducia.
È per questo motivo che nel IX cerchio sono collocati i traditori (traditori dei congiunti, traditori politici, degli ospiti e dei benefattoti): dopo di essi, nel più profondo, si trova Lucifero.
Dubbio di Dante
Dante trova la spiegazione di Virgilio molto esauriente, ma ha ancora un dubbio.
Perché coloro hanno peccato di lussuria, di gola, di avarizia e di prodigalità, di ira e di accidia non sono collocati all’interno della città di Dite, dal momento che sono detestati da Dio. E se invece Dio considera il loro peccato non grave, perché sono condannati a pene così severe?
Per rispondere, Virgilio riprende il pensiero di Aristotele. Per il filosofo greco i peccati sono raggruppati in tre categorie: non saper resistere alle passioni (incontinenza), la malizia (frode o inganno) e la violenza. Fra questi la meno grave è l’incontinenza ed ecco perché i peccatori collocati fra il Limbo e le mura della città di Dite sono separati dagli altri e sottoposti a pene meno severe.
Dante ha un altro dubbio: Perché l’usura è un peccato che offende la bontà di Dio, mentre sembrerebbe soltanto danneggiare il prossimo?
Anche questa volta, per rispondere, Virgilio si ricollega al pensiero di Aristotele. Secondo Aristotele, gli uomini devono ricavare il proprio sostentamento e cercare il progresso attraverso la natura che deriva direttamente dalla mente e dall’opera di Dio. Il lavoro umano deve quindi conformarsi alla natura e poiché l’usuraio, invece, ricava il suo guadagno solo dal denaro, disprezza in tal modo la natura e il lavoro umano, rispettivamente figlia e nipote di Dio. Pertanto, indirettamente, l’usuraio reca violenza a Dio stesso.
L'usura e la sua importanza
Ci possiamo chiedere perché sia data così importanza all’usura.
L'usura era molto diffusa ai tempi di Dante ed era sentita una pratica particolarmente odiosa, non tanto perché l'usuraio chiedesse interessi molto elevati, ma perché la Chiesa condannava chi semplicemente ricavava denaro da altro denaro e non dal lavoro onesto. Inoltre, per Dante, l'usura si collegava al peccato di avarizia e alla corruzione che investiva la Chiesa stessa e la politica e quindi all'origine del disordine morale che sconvolgeva il mondo ed era fonte di ingiustizia; ciò valeva anche per la stessa città di Firenze dove la gente nuova e i sùbiti guadagni avevano creato orgoglio e alterigia, facendo scomparire la «cortesia» e provocando le divisioni politiche. L'usura viene vista allora come un peccato più grave dell'avarizia, come un attentato all'operosità umana e quindi a Dio, come un peccato di violenza e quindi di malizia meritevole di essere punita nel basso Inferno, dove si trovano le anime più nere.
Domande da interrogazione
- Qual è la funzione del Canto XI nella narrazione del viaggio di Dante?
- Come è strutturato l'Inferno secondo Virgilio?
- Qual è il dubbio di Dante riguardo alla collocazione dei peccatori?
- Perché l'usura è considerata un peccato grave?
- Qual è l'importanza dell'usura nel contesto del tempo di Dante?
Il Canto XI serve come pausa nella narrazione per preparare la discesa nei Cerchi del basso Inferno e spiegare la loro articolazione, utilizzando l'espediente dell'odore sgradevole che costringe Dante e Virgilio a fermarsi.
Virgilio descrive l'Inferno come diviso in cerchi, con il VII cerchio per i violenti, l'VIII per coloro che usano la frode, e il IX per i traditori, con Lucifero nel punto più profondo.
Dante si chiede perché i peccatori di lussuria, gola, avarizia, prodigalità, ira e accidia non siano all'interno della città di Dite, nonostante siano detestati da Dio, e perché siano condannati a pene severe se i loro peccati sono considerati meno gravi.
L'usura è vista come un peccato grave perché disprezza la natura e il lavoro umano, che sono rispettivamente figlia e nipote di Dio, e quindi reca violenza a Dio stesso, secondo il pensiero di Aristotele.
L'usura era diffusa e considerata odiosa perché la Chiesa condannava il guadagno dal denaro anziché dal lavoro onesto. Per Dante, l'usura era collegata all'avarizia e alla corruzione, contribuendo al disordine morale e alle divisioni politiche, specialmente a Firenze.