Lincontro di Dante con Adriano V
Nella cornice V, sorvegliata dallAngelo della giustizia, Dante incontra gli avari e i prodighi.
Essi sono costretti a giacere bocconi per terra con le mani ed i piedi legati, recitando un salmo; inoltre, durante il giorno ripetono esempi di povertà e di liberalità, mentre la notte recitano esempi di avarizia punita.
Virgilio si rivolge alle anime per chiedere informazioni sul cammino da seguire per arrivare alla cornice superiore. Risponde uno spirito a cui Dante si avvicina per domandargli, con il permesso di Virgilio, se ha bisogno di qualcosa nel mondo dei vivi e perché le anime si trovino in una tale situazione. Lanima che risponde è quella del Papa Adriano V, appartenente alla famiglia dei Fieschi, conti di Lavagna. Aggiunge di essere stato Papa per poco più di un mese, di aver tardato a convertirsi. Tuttavia, appena elevato al suolo pontificio, conobbe la vanità dei beni terreni, ai quali prima si era attaccato smodatamente. Quando confessa la propria colpa e il ritardo della conversione, è preso da tanta amarezza (=ohimé). Continua mettendo a nudo la vanità della vita umana che non mantiene ciò che promette e che può trovare una soluzione solo nella luce rigeneratrice di Dio. Conclude passando a descrivere la pena a cui sono sottoposti i penitenti: come in vita non volsero mai lo sguardo al cielo perché troppo attaccati ai beni terreni, così ora giacciono bocconi per terra con le mani ed i piedi legati. Dante, udendo che il suo interlocutore è un pontefice, si inginocchia in segno di riverenza, ma Papa Adriano lo esorta a rialzarsi con questa motivazione: nella vita ultra terrena tutte le anime sono serve di Dio e nessuno conserva la dignità che aveva in terra. Infine, Adriano informa Dante che sulla terra gli resta una nipote, Alagia, che per il suo comportamento virtuoso è lunica che può pregare per lui ed affrettare il tempo dellespiazione. Il verso finale e questa sola di là mè rimasta sottolinea la profonda amarezza di Adriano, sia come uomo che come sacerdote.