Concetti Chiave
- I servizi d’aiuto ai giovani e alle famiglie spesso risultano frammentati, con transizioni che possono peggiorare il disagio giovanile.
- Il progetto "Costruire e proteggere il futuro" ha evidenziato difficoltà nel contesto scolare e ha sottolineato l'importanza dell'ascolto dei giovani come fattore protettivo.
- La configurazione attuale dei servizi di salute mentale non soddisfa appieno i bisogni dei giovani, nonostante una maggiore consapevolezza delle loro esigenze.
- La prevenzione nella salute mentale dei giovani richiede innovazione, attenzione ai fattori di rischio e protettivi, e un approccio mirato alle sfide dell'adolescenza.
- Relazioni supportive, empowerment e self-compassion sono elementi chiave per il recovery, migliorando i sintomi e il funzionamento complessivo.
Prevenzione e riabilitazione dei disturbi psichiatrici
I servizi d’aiuto ai giovani e alle loro famiglie possono fornire “fenomeni” spezzettati con delle transizioni che possono far peggiorare il disagio giovanile (NdS. cito testualmente la prof). La filiera, che va dalla pediatria, alla neuropsichiatria infantile e all’autismo (patologia delle prime fase della vita, ancora da comprendere a pieno, soprattutto per quanto riguardando i modelli di protezione), spesso è frammentata.La prof. Ruggeri da alcuni anni sta svolgendo il progetto “Costruire e proteggere il futuro” che coinvolge i giovani tra i 13 e i 19 anni, il quale ha mostrato le difficoltà del contesto scolare, ma anche quanto possono essere interessanti le conoscenze che possono essere tratte dall’osservazione dall’ascolto dei giovani inseriti nel proprio contesto scolare. Grazie all’osservazione sono emersi dei fattori psicologici preoccupanti, come rabbia e depressione, ma è stato anche notato che i giovani nel giusto contesto e con un adeguato aiuto possono avere grandi capacità. Tale progetto ha dimostrato che la capacità di ascolto dei ragazzi è un fattore protettivo. Infatti i giovani hanno voglia di essere ascoltati, sentirsi compresi e di rinascere per riuscire a sentirsi meglio.
La salute mentale è stata tradizionalmente orientata a fornire benefici per la salute delle popolazioni adulte durante eventi di crisi e grandi emergenze (trascurando i giovani). Le politiche di deistituzionalizzazione hanno solo parzialmente affrontato questo tema, anche a causa della grande variabilità nell’organizzazione dei servizi sanitari, soprattutto per bambini e giovani adulti. Infatti, nonostante un’accresciuta consapevolezza, di fatti la configurazione attuale dei servizi non incontra i bisogni dei giovani che soffrono di un disturbo mentale.
Il ruolo della prevenzione dovrebbe essere giocato in modo in modo più innovativo, rivolgendo maggior attenzione ai modelli e alle modalità di prevenzione, agli interventi, ai fattori di rischio e al loro riconoscimento rapido e ai fattori protettivi per la salute dei giovani. È importante avere competenze e attenzioni per quelle che sono le “sfide della adolescenza”, che sono tantissime e spesso si trasformano in aspetti comportamentali negativi, anche perché non riesce sia a livello sociale che sanitario a comprendere dove giocare utilmente gli elementi che trasformano fattori di rischio in fattori protettivi.
Questi gruppi hanno identificato gli elementi ritenuti necessari per il recovery:
• relazioni supportive;
• alimentare la speranza;
• rafforzare il proprio senso di identità;
• avere senso e significato per gli obiettivi della propria vita e della propria quotidianità;
• empowerment (dirsi “ce la farò”);
• self-compassion (saper volersi bene, capire che si può essere vulnerabile e non vergognarsi di questo);
• riduzione dei sintomi e miglioramento del funzionamento.
Sono tutte “piccole cose”, non particolarmente tecniche, che però migliorano i sintomi e la situazione (è stato provato).
Inoltre, diverse ragazze hanno cominciato un movimento opposto a quello pro-ANA: si tratta dei profili recovery (un esempio è la “Rinascita delle farfalle”): qui si raccontano i loro successi, si condividono i pasti, le giornate, i momenti di debolezza e le paure.
Comprendere questo pensiero può aiutare moltissimo il terapeuta, che può sfruttare i facilitatori per il personal recovery nella vita reale, ad esempio l’uso di immagini e parole al posto di dati statistici per descrivere eventi o esperienze psicologiche e il focus sul significato che la persona dà agli eventi e alle situazioni.
Domande da interrogazione
- Quali sono i servizi d'aiuto forniti ai giovani e alle loro famiglie?
- Quali sono i fattori psicologici preoccupanti emersi dal progetto "Costruire e proteggere il futuro"?
- Qual è il ruolo della prevenzione nella salute mentale dei giovani?
- Quali sono gli elementi necessari per il recovery secondo i gruppi identificati?
- Quali sono i facilitatori per il personal recovery nella vita reale?
I servizi d'aiuto ai giovani e alle loro famiglie possono fornire "fenomeni" spezzettati con delle transizioni che possono far peggiorare il disagio giovanile.
I fattori psicologici preoccupanti emersi dal progetto includono rabbia e depressione.
Il ruolo della prevenzione dovrebbe essere giocato in modo più innovativo, rivolgendo maggior attenzione ai modelli e alle modalità di prevenzione, agli interventi, ai fattori di rischio e ai fattori protettivi per la salute dei giovani.
Gli elementi necessari per il recovery includono relazioni supportive, alimentare la speranza, rafforzare il proprio senso di identità, avere senso e significato per gli obiettivi della propria vita e della propria quotidianità, empowerment, self-compassion, riduzione dei sintomi e miglioramento del funzionamento.
I facilitatori per il personal recovery nella vita reale includono l'uso di immagini e parole al posto di dati statistici per descrivere eventi o esperienze psicologiche e il focus sul significato che la persona dà agli eventi e alle situazioni.