Concetti Chiave
- L'albumina rappresenta il 60% delle proteine plasmatiche ed è fondamentale in contesti clinici come chirurgia e anestesiologia.
- Le proteine plasmatiche hanno emivite variabili, da poche ore a settimane, influenzate dal loro peso molecolare e modalità di degradazione.
- Il plasma, ottenuto con anticoagulanti e centrifugazione, è simile al sangue in vivo, mentre il siero, privo di fibrinogeno, ha una viscosità inferiore.
- L'elettroforesi proteica utilizza il siero per evitare l'interferenza del fibrinogeno, cruciale per un'analisi accurata delle proteine.
- Oltre al siero, gli altri campioni analizzati includono urine, liquor e altri liquidi biologici.
Indice
Le proteine plasmatiche
Le proteine più rappresentate nel plasma sono: le globuline (che sono circa 1/3), l’albumina che da sola rappresenta 60% del comparto proteico e il fibrinogeno.
La proteina più importante dal punto di vista clinico è l’albumina, la sua valutazione è un esame che può essere richiesto singolarmente e il laboratorio fornisce una sua quantificazione espressa in grammi su litro. Tale quantificazione è molto importante nel contesto chirurgico, ma anche anestesiologico ed internistico. Un’altra proteina la cui valutazione può essere richiesta singolarmente è la transferrina. Nella tabella che segue sono elencate le principali proteine del plasma in ordine di concentrazione (mg/L) decrescente.
Emivita delle proteine
Le proteine plasmatiche possiedono una differente emivita, che può variare da ore fino a settimane. In particolare:
• 2-3 ore – emivita delle proteine di peso molecolare inferiore all'albumina (66,000 daltons), se non legate a carriers. Sono filtrate dal glomerulo e riassorbite dal tubulo (es. cistatina C, catene legg. K e Lambda)
• ≤ 7gg – proteine di PM > 60,000 sono degradate dalle cellule per pinocitosi e hanno emivita di circa una settimana (es. transferrina) o meno se captate da specifici recettori e poi degradate (es. Aptoglobina)
• 3 settimane – Albumina e IgG presentano un “catabolismo recettore-mediato” e perciò vengono in parte riciclate dalle vescicole di pinocitosi.
Differenze tra plasma e siero
Il plasma è la porzione fluida del sangue ottenuta dopo l’aggiunta di anticoagulanti (eparina, EDTA...) e centrifugazione. Presenta una composizione molto simile a quella presente in vivo
Il siero è, invece, la parte fluida ottenuta dal sangue dopo che è avvenuta la coagulazione, la quale viene separata mediante centrifugazione per allontanare le cellule. Differisce dal plasma soprattutto per il contenuto di proteine (circa 4% in meno), in quanto manca di fibrinogeno. Ne consegue che il siero presenta una viscosità decisamente più bassa del plasma.
Elettroforesi e campioni analizzati
È importante sottolineare che nell’elettroforesi SP non vengono valutate le proteine della coagulazione poiché la matrice di elezione del test è il siero, infatti il fibrinogeno sarebbe un interferente. In altre parole, per l’elettroforesi proteica è obbligatorio usare il siero, in quanto è necessario evitare la presenza del fibrinogeno, che migrerebbe in zona beta-gamma, impedendo la rilevazione di eventuali CM.
Tipi di campione analizzati:
• Siero (S)
• Urine
• Liquor (liquido cefalo- rachidiano)
• Liquidi biologici
Domande da interrogazione
- Qual è la proteina plasmatica più importante dal punto di vista clinico?
- Qual è la differenza principale tra plasma e siero?
- Perché nell'elettroforesi proteica si utilizza il siero invece del plasma?
L'albumina è la proteina plasmatica più importante dal punto di vista clinico, rappresentando il 60% del comparto proteico e la sua valutazione è cruciale in contesti chirurgici, anestesiologici e internistici.
La differenza principale tra plasma e siero è che il siero manca di fibrinogeno, risultando in una viscosità più bassa rispetto al plasma. Il siero è ottenuto dopo la coagulazione del sangue, mentre il plasma è ottenuto con l'aggiunta di anticoagulanti.
Nell'elettroforesi proteica si utilizza il siero invece del plasma per evitare la presenza del fibrinogeno, che interferirebbe con il test migrando in zona beta-gamma e impedendo la rilevazione di eventuali componenti monoclonali (CM).