
Lao-tzu, fondatore del taoismo e contemporaneo di Confucio (VI-V sec. A.C.) sebbene di qualche decina di anni più vecchio, sosteneva che, se un governo vuole attenersi al tao, deve ridurre al minimo l'ingerenza della politica nella vita dei suoi sudditi (posizione che oggi sarebbe condivisa da molti liberisti) e lasciare che la natura segua il suo corso.
Interessante un pensiero del Tao Te Ching che, se separato dal suo contesto, potrebbe essere il manifesto del cattivo manager: "Nel governo del saggio, egli tiene vuoti i loro cuori, riempie loro il ventre, indebolisce le loro ambizioni, e rafforza le loro ossa.

Un pensiero del Tao Te Ching che mi è sempre piaciuto è "Chi sa non parla, chi parla non sa" perché si contrapponeva alla cultura (fortemente pratica e operativa) della azienda in cui lavoravo piuttosto ostile alla teoria, lo studio e la formazione. Ricordo un collega ed amico che mi chiamava con simpatia, ma anche con una punta di ironia "lo scienziato" e ricordo l'ostilità verso i consulenti della Bocconi sintetizzata nella esclamazione: "basta con i professori!".
La cultura aziendale, pratica e di successo, era racchiusa nel motto (forse dovuto a Lao-tzu?!):
"Chi sa fa,
chi non sa insegna,
e chi non sa insegnare, insegna ai formatori".