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La deriva dei continenti
Agli inizi del Novecento la teoria secondo la quale le grandi strutture della Terra erano viste come forme stabili nel tempo viene contrastata da teorie «mobiliste», secondo le quali i continenti potrebbero muoversi lungo la superficie terrestre creando spazi per nuovi oceani e facendone scomparire di vecchi.
L’ipotesi che i continenti si siano spostati e in particolare che si siano allontanati l’uno dall’altro è però piuttosto antica.
Già nel 1596 il cartografo olandese Abraham Ortelius suggerisce per la prima volta che i continenti possano non essere rimasti sempre nelle loro attuali posizioni. Egli afferma che le Americhe siano state “allontanate dall’Europa e dall’Africa… da terremoti ed inondazioni”. Nel 1620 l’astronomo inglese Francis Bacon scrive della sorprendente coincidenza tra le linee di costa sulle due sponde dell’Atlantico. Egli conclude che i continenti separati dall’Atlantico costituiscono un puzzle di pezzi che un tempo erano uniti e per qualche motivo si sono staccati e separati.
Nel 1858 lo studioso francese Antonio Snider-Pellegrini suggerisce che Americhe, Africa ed Europa costituissero un tempo un unico continente, basandosi soprattutto sullo studio di flore fossili. Nel 1885 il geologo austriaco Eduard Suess fornisce ulteriori conferme all’ipotesi di Bacon basandosi sull’esame dei fossili; suggerisce che tutti i continenti dell’emisfero meridionale fossero un tempo uniti, data la somiglianza tra i fossili in essi rinvenuti.
La teoria più completa riguardo la deriva dei continenti viene formulata da Alfred Wegener che la pubblica nel 1915 nello scritto “La formazione dei continenti e degli oceani”.
Continua... (vedi allegato)
Wegener ipotizza che i vari lembi di crosta continentale che al giorno d’oggi sono
separati da vasti oceani, circa 200 milioni di anni fa costituissero un unico grande
continente da lui denominato
«Pangèa» (dal greco «tutto
terra») circondato da un unico
grande oceano denominato
«Pantalassa» (dal greco «tutto
mare»).Questa
Pangèaapartiredaquell’epoca si
sarebbe smembratain
piùpartiche si sarebbero poi
sempre più allontanate tra loro secondo un metodo denominato «deriva dei
continenti».
Wegener considera le aree continentali come zattere di composizione granitica (meno
densa) in grado di galleggiare sul materiale sottostante di composizione basaltica(più
denso) che affiora sul fondo degli oceani e costituisce un involucro continuo. Le
zattere di composizione granitica immerse nel materiale di composizione basaltica,
secondo Wegener, sarebbero andati pian piano alla deriva verso Ovest per inerzia
rispetto alla rotazione verso Est della Terra.
Lo scienziato era rimasto colpito dalla notevole somiglianza delle linee di costa
dell’Africa e dell’America del Sud: questa somiglianza lo ha portato a pensare alla
teoria della deriva dei continenti già a partire dal 1910. Ritenendo che questi due
continenti potessero essere stati un tempo uniti cerca conferme di questa teoria nella
corrispondenza tra gli elementi geologici e paleontologici messi in luce dallo studio
delle rocce oggi affioranti lungo le coste dei due continenti.
Con paziente lavoro
Wegener ricostruisce
la configurazione delle
terre emerse come
doveva essere alla fine
dell’Era paleozoica
(circa 250 milioni di
anni fa), quando si
sarebbe formata la
Pangèa, e delinea le
tappe della deriva dei
continenti. A partire
dalla progressiva
frammentazione della
Pangèa, in meno di