Concetti Chiave
- La Lettera a Padre Castelli di Galileo sfida la visione tolemaica-aristotelica dell'Universo, considerata dogmatica dalla Chiesa, e promuove un'interpretazione corretta delle Scritture e della Natura.
- Galileo sostiene che sia le Sacre Scritture sia la Natura derivano da Dio e non possono essere in contraddizione, sottolineando la necessità di una corretta interpretazione teologica e scientifica.
- Le Sacre Scritture usano affermazioni semplificate per adattarsi alla comprensione delle classi meno istruite e devono essere interpretate da studiosi capaci di andare oltre il significato letterale.
- La Natura, secondo Galileo, è immutabile e segue le leggi divine, non richiede interpretazioni complesse e deve essere considerata superiore al senso letterale delle Scritture.
- Galileo vede le Scritture come prodotti storici con specifici contesti e scopi, influenzando la loro interpretazione e suggerendo un approccio scientifico e consapevole dei loro limiti storici.
Indice
La Lettera di Galileo e le Polemiche
La lettera, scritta il 21 dicembre 1613, si collega alle polemiche suscitate dalle scoperte di Galileo perché esse mettevano in discussione la tradizione concezione dell’Universo tolemaica-aristotelica, fatta propria dalla Chiesa, come fosse stato un dogma. Lo scritto ebbe una grande diffusione, suscitò diversi dibattiti fino a provocare nel febbraio 1615 la denuncia all’Inquisizione dei domenicani. Padre Castelli era un monaco benedettino, scienziato, uno dei maggiori allievi e collaboratori di Galileo. Il sintesi, il concetto espresso nella lettera è questo: la matura con le sue leggi e le Sacre Scritture derivano da Dio e non possono essere in contraddizione, perché derivano entrambe da Dio. Il problema consiste nel un’interpretazione corretta dei testi sacri e la novità introdotta da Galilei e considerata eretica dalla Chiesa riguarda propri questi criteri di interpretazione: gli scienziati devono dare un’interpretazione scientifica della Natura e gli studiosi di teologia interpretare le Sacre Scritture in modo giusto, svincolato dai condizionamenti legati contesto storico.
Interpretazione delle Sacre Scritture
Dal Verbo divino, ossia da Dio, derivano sia le Sacre Scritture che la Natura.
Per farsi comprendere dalle classi sociali meno istruite, le Sacre Scritture sostengono delle affermazioni difformi dal vero, come per esempio, l’antropomorfismo di Dio. Infatti nei testi sacri, spesso si parla di Dio, attribuendogli fattezze umane e sentimenti propri dell’uomo come l’ira, il desiderio di vendetta, ecc. Per questo motivo, esse devono essere interpretare da studiosi della materia. Tuttavia questi ultimi sbagliano , falsano la verità, perché si attengono al puro e semplice significato letterale dei libri sacri. Tali enunciati sono un modo di adattare la verità allo scarso livello intellettuale del volgo che, altrimenti, non sarebbe capace intellettualmente, di arrivare ad una effettiva e piena comprensione della verità. I commentatori dei testo sacri, quando si rivolgono alle persone colte devono spiegare il vero senso degli enunciati e chiarire perché determinate verità sono state semplificate ed espresso in un certo modo. Inoltre le Sacre Scritture si propongono espressamente di istruire gli uomini su questioni sovrannaturali che non possono con altro mezzo essere verificate, se non per rivelazione, mentre trascurano completamente questioni naturali, come per esempio, quella che riguarda i pianeti che non sono nemmeno nominati.
Natura e Leggi Divine
La Natura è immutabile ed osserva scrupolosamente le leggi divine. Essa non si preoccupa che le sur ragioni siano comprese dal volgo. Per questo motivo, non necessita di particolari interpretazioni e deve essere anteposta al senso letterale delle Sacre Scritture. Inoltre, Dio stesso ha dotato l’uomo di sensi e della ragione, fornendoci, così, dati precisive verificabili per comprendere fino in fondo le leggi della Natura.
Tutto ciò premesso, ci porta ad affermare che i passi in cui le Sacre Scritture trattano i fenomeni naturali non possono costituire argomento valido per negare le leggi naturali e sbagliano coloro che le invocano a questo fine. Viceversa, devono essere gli studiosi a dover trovare l’esatta interpretazione dei passi letterali delle Scritture. Una legge naturale scoperta scientificamente attraverso sperimentazioni e dimostrazioni non deve essere messa in dubbio o annullate perché le Scritture ne parlano diversamente, senza il rigore assoluto che, invece, è proprio delle leggi naturali stesse.
Galileo e il Testo Sacro
Galilei considera il testo sacro come un prodotto storico, cioè nato in un preciso contesto, destinato ad un pubblico particolare e il cui scopo è ben definito. Questo insieme di dati influisce, ovviamente sulla fisionomia del testo, la condizione in vari modi nel senso che certe cose debbano essere espresse in un certo modo per essere rese facilmente comprensibili al pubblico dell’epoca. La conseguenza di questa impostazione è che il testo sacro esaminato perde il suo carattere di sacralità, il suo valore di verità assoluta perché si configura come prodotto storico con tutti i suoi limiti e i suoi condizionamenti. Occorre aggiungere che, dietra questa impostazione filosofica di Galileo c’è tutto il lavoro svolto dalla filologia umanistica che era molto consapevole del divenire storico e soprattutto aveva esaminato i testi del passato, sia religiosi che letterari, con un atteggiamento scientifico.
Domande da interrogazione
- Qual è il concetto principale espresso da Galileo nella sua lettera a Padre Castelli riguardo il rapporto tra scienza e religione?
- Perché, secondo Galileo, le Sacre Scritture presentano affermazioni non letteralmente vere?
- Qual è il ruolo della Natura nell'argomentazione di Galileo e come dovrebbe essere interpretata?
- Come dovrebbero agire gli scienziati e gli studiosi di cose sacre secondo Galileo?
- Qual è la visione di Galileo sul carattere delle Sacre Scritture e come influisce sulla loro interpretazione?
Il concetto principale espresso da Galileo nella lettera è che la natura e le Sacre Scritture, entrambe derivanti da Dio, non possono essere in contraddizione. Il problema risiede nell'interpretazione corretta dei testi sacri, sottolineando che gli scienziati dovrebbero interpretare la natura scientificamente e gli studiosi di teologia le Sacre Scritture in modo appropriato, senza condizionamenti storici.
Secondo Galileo, le Sacre Scritture presentano affermazioni non letteralmente vere per rendere i concetti comprensibili alle classi sociali meno istruite, adattando la verità al loro livello intellettuale. Questo include l'uso di antropomorfismi per descrivere Dio, semplificando così la comprensione delle verità divine.
Nell'argomentazione di Galileo, la Natura ha un ruolo centrale ed è vista come immutabile, osservando scrupolosamente le leggi divine. Non necessita di interpretazioni particolari e deve essere anteposta al senso letterale delle Sacre Scritture, poiché Dio ha dotato l'uomo di sensi e ragione per comprenderla.
Secondo Galileo, gli scienziati dovrebbero concentrarsi sull'interpretazione scientifica della Natura, mentre gli studiosi di cose sacre dovrebbero cercare l'esatta interpretazione dei testi sacri, senza negare le leggi naturali scoperte scientificamente, anche se le Scritture ne parlano diversamente.
Galileo considera le Sacre Scritture come un prodotto storico, destinato a un pubblico specifico e con uno scopo ben definito, il che influisce sulla loro interpretazione. Questa visione, insieme al lavoro della filologia umanistica, porta a considerare i testi sacri con un atteggiamento scientifico, riconoscendo i loro limiti e condizionamenti storici.