Concetti Chiave
- Leon Battista Alberti è considerato il primo architetto umanista, con un forte spirito di innovazione rinascimentale, proponendo piani urbanistici concreti anche se raramente realizzati.
- Nel suo trattato "De re aedificatoria", Alberti esplora diverse modalità di costruzione delle città, enfatizzando l'importanza di soddisfare le esigenze sociali e spirituali degli abitanti.
- Alberti analizza varie opinioni urbanistiche, evidenziando la necessità di adattare le strategie difensive in risposta all'evoluzione delle tecniche belliche, come l'uso di bastioni sporgenti.
- Suggerisce di evitare città troppo dense, proponendo un equilibrio tra edifici e spazi aperti per consentire attività lavorative e ricreative.
- Alberti sottolinea l'importanza di progettare città che non siano solo luoghi di residenza, ma ambienti che favoriscano il benessere complessivo dei cittadini.
Indice
Leon Battista Alberti e l'umanesimo
Leon Battista Alberti può essere considerato il primo architetto umanista. I nuovi ideali architettonici e urbanistici del Rinascimento non furono quasi mai tradotti in una realtà concreta, per cui, la città rinascimentale rimase, per la massima parte dei casi, soltanto un’idea.
Comunque essa non era qualcosa di fantastico o di astratto: veniva proposto un piano di intervento fattibile, possibile e concreto, anche se raramente realizzato. Alla base esisteva un forte spirito di iniziativa e una ferma convinzione che il reale poteva essere modificato: in questo senso, si può affermare che l’architettura era veramente figlia dello spirito innovativo dell’Umanesimo. Non è un caso, se fra i più grandi rappresentanti della cultura umanistica, troviamo il primo teorico di una nuova idea di città e nel contempo uno dei massimi architetti: Leon Battista Alberti.Il De re aedificatoria
Fra le opere di Leon Battista Alberti, abbiamo il De re aedificatoria, composta in latino intorno al 1450. Fin dal titolo e dalla struttura, essa riprende il celebre trattato architettonico dell’antichità del latino Vitruvio che lo aveva dedicato ad Augusto. Si tratta di un ampio trattato sul tema dell’architettura, la cui traduzione in lingua volgare fu curata nel 1550. Fra le pagine più interessanti abbiamo quella in cui l’autore fornisce istruzione sul come e dove costruire una città, tenendo conto delle varie esigenze. In sintesi questa è la idea: non esiste un unico modo valido di progettare una città: meglio, però tenere conto delle esigenze di socialità della popolazione. L’Alberti rifiuta, infatti, l’idea di quella che oggi chiameremmo “città dormitorio”, perché priva di altra funzione che non sia quella abitativa. La città moderna, per l’autore, deve rispondere alle esigenze di benessere dei cittadini, comprese quelle spirituali e ludiche.
Progettazione urbana e fortificazioni
L’autore passa in rassegna opinioni diverse sul modo di progettare una città, tentando di individuare le ragioni che possono fare propendere per una soluzione piuttosto che per un’altra. In tema di fortificazioni, per esempio, ammette che gli spigoli che interrompono la linearità delle mura sono certamente un elemento di debolezza in quasi tutte le situazioni in quanto attaccabili da più parti e in più modi. Con questa osservazione, lo scrittore coglie nel vivo l’evoluzione della tecnica bellica che avrebbe ben presto portato a rivedere l’antica strategia difensiva. La potenza distruttiva delle nuove artiglierie, di cui presto anche le città italiane avrebbero fatto esperienza, è destinata, infatti a dimostrare l’inefficacia delle mura difensive dritte e a indurre la costruzione di bastioni difensivi sporgenti, in grado di spezzare la linea di fuoco dei nemici. Ritiene, invece che esse abbiano una funzione importante nelle città di montagna, se dominano le vie di accesso.
Moderazione nella pianificazione urbana
Per quanto riguarda la quantità e la disposizioni degli edifici, egli valuta le due tesi di chi vorrebbe le città stipate e di chi, invece, preferirebbe contemplare spazi vuoti, per le evenienze future. Alberti trova saggio attenersi al principio della moderazione (qualsiasi soluzione ha una sua validità, purché senza eccessi), ma annette che, se costretto a prendere posizione, propenderebbe verso una città meno affollata di edifici. Il motivo è che una città non può essere concepita solo come un luogo di residenza, ma deve prevedere anche gli spazi necessari alle attività lavorative e ricreative da tenersi in comune.
Domande da interrogazione
- Chi era Leon Battista Alberti e quale era il suo contributo all'umanesimo?
- Qual è il significato del "De re aedificatoria" di Alberti?
- Quali sono le opinioni di Alberti sulla progettazione urbana e le fortificazioni?
- Come vede Alberti la moderazione nella pianificazione urbana?
- Qual è la visione di Alberti sulla funzione delle città moderne?
Leon Battista Alberti è considerato il primo architetto umanista, rappresentando una nuova idea di città rinascimentale che, sebbene raramente realizzata, era concreta e fattibile, riflettendo lo spirito innovativo dell'Umanesimo.
Il "De re aedificatoria" è un trattato architettonico scritto in latino intorno al 1450, che riprende il lavoro di Vitruvio e discute come progettare città tenendo conto delle esigenze sociali, spirituali e ludiche dei cittadini.
Alberti esamina diverse opinioni sulla progettazione urbana, sottolineando la debolezza degli spigoli nelle mura difensive e suggerendo l'uso di bastioni sporgenti per migliorare la difesa contro le nuove artiglierie.
Alberti sostiene la moderazione nella pianificazione urbana, preferendo città meno affollate di edifici per includere spazi per attività lavorative e ricreative, oltre alla semplice residenza.
Alberti ritiene che le città moderne debbano rispondere alle esigenze di benessere dei cittadini, includendo funzioni sociali, spirituali e ludiche, rifiutando l'idea di città che servono solo come luoghi di residenza.