Concetti Chiave
- Machiavelli scrisse il nucleo de "Il Principe" nel 1513, continuando a lavorarci fino al 1517-18, come racconta in una lettera a Francesco Vettori.
- Il titolo originale dell'opera era "De principatibus", cambiato in "Il Principe" durante la prima stampa avvenuta nel 1532 a Roma.
- "Il Principe" si ispira al genere medievale e umanistico dello speculum principis, ma si distingue per un approccio innovativo alla politica basato su esperienze e dati di realtà.
- L'opera di Machiavelli si differenzia per l'argomentazione centrata sul presente, utilizzando riferimenti storici e classici come Tito Livio e Cicerone.
- "Il Principe" rompe con la tradizione etica e religiosa dei modelli di governo, proponendo una visione politica pragmatica.
La Genesi del Principe
Machiavelli scrive il nucleo del Principe nel giro di pochi mesi, nel 1513, per poi continuare il lavoro sulla sua opera fino al maggio 1514, e forse ancora per alcuni anni (almeno fino al 1517-18). È l’autore stesso a raccontare fasi e modalità della composizione in una lettera a Francesco Vettori datata 10 dicembre 1513.
Il Titolo e la Prima Stampa
Nella stessa lettera a Francesco Vettori Machiavelli utilizzava per la sua opera il titolo De principatibus (Dei principati), con il quale la conobbero i primi lettori. Il titolo con cui essa è oggi universalmente diffusa, Il principe, è invece quello introdotto in occasione della prima stampa, uscita a Roma nel 1532, cinque anni dopo la morte di Machiavelli.
Tradizione e Innovazione
Alle spalle, inoltre, Il principe ha una ricca trattatistica di età medioevale e umanistica sull’arte del governare. Si tratta di un genere che, designato come speculum principis, ossia “specchio del principe”, mira a fornire un modello di comportamento ideale per chi è al governo (così, ad esempio, nel De principe dell’umanista Giovanni Pontano), modello in cui le virtù politiche si definiscono a partire da valori morali e religiosi. Pur legandosi a questa tradizione per la forma testuale e per il destinatario, l’opera di Machiavelli se ne distacca radicalmente per l’impostazione concettuale e per l’idea della politica di cui è portatrice, interamente votata alla valorizzazione dell’esperienza e dei dati di realtà. Inoltre, la modalità stessa dell’argomentazione machiavelliana, centrata sul presente ma inquadrata nella fitta trama dei riferimenti storici - per cui azioni, errori e astuzie dei politici contemporanei sono analizzati in parallelo con quelli dei loro predecessori -, chiama necessariamente in causa gli autori classici: Tito Livio e Cicerone su tutti.