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Concetti Chiave

  • Il Principe di Machiavelli, scritto nel 1513 e pubblicato nel 1532, rompe con la tradizione degli "specchi del principe" proponendo indicazioni pratiche per il mantenimento dello Stato.
  • Il trattato è suddiviso in 26 capitoli che esplorano vari tipi di principati, milizie, comportamenti politici e il rapporto tra virtù e fortuna.
  • Machiavelli è considerato il fondatore della moderna scienza politica, sottolineando l'autonomia della politica dalla morale e l'importanza della "verità effettuale".
  • La concezione di Machiavelli è naturalistica e pessimistica, vedendo l'uomo come mosso da interessi egoistici e proponendo leggi universali per l'azione politica.
  • La virtù nel contesto politico include l'adattabilità e la capacità di sfruttare le circostanze, ponendosi in contrasto con le forze della fortuna.

L'opuscolo De principatibus (letteralmente Sui principati, ma conosciuto come il Principe) è un trattato politico. Fu composto nel 1513 e successivamente dedicato a Lorenzo de' Medici. L'opuscolo non fu dato alle stampe e venne pubblicato solo nel 1532, suscitando molto scalpore.

Indice

  1. Struttura e contenuti del Principe
  2. Analisi dei capitoli I-XI
  3. Critica delle milizie mercenarie
  4. Comportamento del principe e sudditi
  5. Perdita degli stati italiani
  6. Virtù e fortuna nel Principe
  7. Esortazione a un nuovo principe
  8. Machiavelli e la crisi politica italiana
  9. Teoria politica universale di Machiavelli
  10. Autonomia dell'azione politica
  11. Verità effettuale e metodo scientifico
  12. Concezione naturalistica e leggi universali
  13. Visione pessimistica dell'uomo
  14. Giudizio politico e morale
  15. Malvagità e disgregazione delle comunità
  16. Repubblica e continuità dello Stato
  17. Virtù e limiti dell'agire umano
  18. Fortuna e virtù umana
  19. Capacità di trasformare le circostanze
  20. Previsione e adattamento politico

Struttura e contenuti del Principe

Il Principe si collega ad una precedente tradizione di trattatistica politica, gli "specchi del principe" (specula principis). Questi delineano la figura del sovrano ideale. Tuttavia, il Principe non propone un modello morale ideale del regnante, bensì fornisce indicazioni pratiche e politici contemporanei, perché adottino i mezzi più efficaci per la conquista il mantenimento dello Stato.

Il Principe si articola in 26 capitoli di lunghezza variabile, con dei titoli in latino. La materia può essere divisa in diverse sezioni.

  • Analisi dei capitoli I-XI

    capitoli I-XI: vengono esaminati i vari tipi di principato e i mezzi che consentono di conquistarlo e mantenerlo.

  • Critica delle milizie mercenarie

    capitoli XII- XIV: sono dedicati al problema delle milizie. Critica gli eserciti mercenari, inaffidabili, in quanto combattono solo per denaro. Uno stato forte deve possedere un esercito composto dagli stessi cittadini.

  • Comportamento del principe e sudditi

    capitoli XV-XXIII: trattano dei modi di comportarsi del principe con i sudditi e con gli amici. Qui Machiavelli consiglia di essere buoni o non buoni a seconda delle circostanze, cosa per cui sarà condannato.

  • Perdita degli stati italiani

    capitolo XXIV: esamina il motivo per i principi italiani hanno perso i loro stati, incolpando la loro ignavia.

  • Virtù e fortuna nel Principe

    capitolo XXV: tratta il rapporto tra virtù e fortuna, cioè la capacità di arginare le variazioni della fortuna.

  • Esortazione a un nuovo principe

    capitolo XXVI: vi è un'esortazione ad un principe nuovo, che sappia guidare l’Italia.

  • Machiavelli e la crisi politica italiana

    Machiavelli non è un puro teorico: le sue concezioni scaturiscono dal rapporto diretto con la realtà. Alla base della sua riflessione vi è la crisi politica dell’Italia, priva di solidi organismi statali e divisa in deboli Stati regionali. Per Machiavelli la soluzione è un principe dalla straordinaria “virtù”, capace di costruire uno Stato solido e forte.

    Teoria politica universale di Machiavelli

    La riflessione non si limita ad una specifica circostanza storica, ma aspira ad avere una portata universale, fondata su leggi valide in tutti sempre e ovunque. Dunque, la sua teoria assume anche la fisionomia di una vera teoria scientifica.

    Autonomia dell'azione politica

    Machiavelli è considerato il fondatore della moderna scienza politica. La teoria politica medievale era subordinata alla morale: l’operato di un politico era giudicato in base ai criteri di bene e male. Invece, rivendica l’autonomia dell’azione politica, affermando che essa possiede delle proprie leggi specifiche: nell’operato di un principe va valutato se ha raggiunto il suo fine, cioè rafforzare e mantenere lo Stato e garantire il bene dei cittadini.

    Verità effettuale e metodo scientifico

    È una teoria di sconvolgente novità. Machiavelli proclama infatti di voler basare la propria indagine sulla “verità effettuale della cosa” anziché su una costruzione teorica. Scrive un’opera “utile a chi la intenda”, che fornisce informazioni applicabili.

    Il metodo della politica ha il suo principio fondamentale nell’aderenza alla “verità effettuale”: ogni sua affermazione è il risultato di un’indagine empirica sulla realtà concreta, secondo il metodo scientifico moderno.

    Concezione naturalistica e leggi universali

    Machiavelli ha una concezione tipicamente naturalistica: è convinto che l’uomo sia un fenomeno di natura pari agli altri e che quindi i suoi comportamenti non varino nel tempo. Per questo motivo crede che, studiando il comportamento umano, si possano formulare delle vere e proprie leggi universali e, sulla base di queste, una teoria dell’agire politico. Gli esempi sono tratti dalla storia antica: nella trattazione prova che il comportamento umano non varia.

    Visione pessimistica dell'uomo

    Machiavelli mostra una visione pessimistica dell’uomo come essere morale. Per lui gli uomini sono malvagi e ciò che li spinge è l’interesse materiale ed egoistico, non valori disinteressati e nobili. L’uomo politico deve agire nel mondo reale, non in una dimensione ideale, e poiché nella realtà concreta gli uomini non sono buoni, egli non può sempre comportarsi da buono.

    Giudizio politico e morale

    Machiavelli sa che certi comportamenti del principe sono riprovevoli moralmente, ma distingue il giudizio politico da quello morale: comportamenti “malvagi” secondo la morale, in politica possono rivelarsi “buoni” ed efficaci, se assicurano il bene dello Stato.

    Individua dei giudizi autonomi, basati su altri criteri: non il bene o il male, ma l’utile o il danno politico. Non consiglia la spregiudicatezza dei mezzi a tutti e in ogni circostanza: certi comportamenti immorali sono adottabili solo dal politico, se per il bene dello Stato e se necessari. La formula “il fine giustifica i mezzi” è inesatta: Machiavelli non “giustifica”, afferma solo che certi comportamenti, buoni o cattivi, sono indispensabili per mantenere lo Stato.

    Malvagità e disgregazione delle comunità

    La malvagità e l’egoismo dell’uomo sono la causa principale della disgregazione delle comunità . Lo Stato deve garantire il bene comune, cioè dalla salvaguardia della convivenza civile. Perché lo Stato sopravviva sono indispensabili precise istituzioni: la religione, le leggi, le milizie.

    Repubblica e continuità dello Stato

    Per Machiavelli la forma di governo che si avvicina maggiormente a questa idea di Stato è quella repubblicana. Il principato è una forma d’eccezione e transitoria, indispensabile solo in determinate circostanze, mentre la repubblica è può garantire la continuità, perché non si fonda sulle doti di uno solo, ma su istituzioni stabili.

    Virtù e limiti dell'agire umano

    Si delineano così due concezioni della “virtù”: la virtù eccezionale del politico e la virtù del buon cittadino. Machiavelli ha comunque una visione eroica dell’agire umano: ha fiducia nella forza dell’uomo, ma crede che esso abbia precisi limiti, dei fattori esterni, che non dipendono dalla sua volontà.

    Fortuna e virtù umana

    Questi limiti rappresentano la fortuna. Questo tema è frutto di una concezione laica che trascura la presenza della provvidenza e dà importanza a forze puramente casuali. Dalla tradizione umanistica Machiavelli eredita la convinzione che l’uomo può contrastare vittoriosamente la fortuna.

    La “virtù” umana può contrapporsi alla fortuna attraverso tre capacità.

  • Capacità di trasformare le circostanze

    Saper trasformare una circostanza fortuita in un’occasione per agire: le doti del politico restano puramente potenziali se egli non trova l’occasione adatta per affermarle.

  • Previsione e adattamento politico

    La capacità di previsione, il calcolo accorto.

  • Il saper adattare il proprio comportamento alle varie situazioni oggettive.

  • Domande da interrogazione

    1. Qual è l'obiettivo principale del trattato "Il Principe" di Machiavelli?
    2. "Il Principe" non propone un modello morale ideale del regnante, ma fornisce indicazioni pratiche per la conquista e il mantenimento dello Stato.

    3. Come Machiavelli vede il ruolo delle milizie mercenarie?
    4. Machiavelli critica le milizie mercenarie, considerandole inaffidabili poiché combattono solo per denaro, e sostiene che uno stato forte debba avere un esercito composto da cittadini.

    5. Qual è la visione di Machiavelli sull'uomo e la politica?
    6. Machiavelli ha una visione pessimistica dell'uomo, considerandolo malvagio e guidato dall'interesse egoistico. Distingue il giudizio politico da quello morale, affermando che certi comportamenti, sebbene moralmente riprovevoli, possono essere politicamente efficaci.

    7. Qual è la concezione di Machiavelli riguardo alla fortuna e alla virtù?
    8. Machiavelli crede che la "virtù" umana possa contrastare la fortuna attraverso la capacità di trasformare le circostanze, la previsione e l'adattamento politico.

    9. Qual è la forma di governo preferita da Machiavelli per garantire la continuità dello Stato?
    10. Machiavelli preferisce la repubblica come forma di governo per garantire la continuità dello Stato, poiché si basa su istituzioni stabili piuttosto che sulle doti di un singolo individuo.

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