Concetti Chiave
- "Dona lombarda" è una canzone popolare con variazioni regionali, che racconta di una donna che tenta di avvelenare il marito su istigazione di un amante.
- Costantino Nigra ha suggerito che la storia possa derivare dalla leggenda della regina longobarda Rosmunda, risalente all'alto Medioevo.
- Nella versione ligure, la donna è smascherata dal figlio neonato che miracolosamente parla, costringendola a bere il veleno.
- Il linguaggio della canzone ligure è italiano popolare, con termini dialettali e una metrica di ballata.
- "Pàtite, amore, adeo" è un'antica "alba" italiana conservata nei Memoriali bolognesi, descrivendo un addio tra innamorati al sorgere del sole.
Indice
Diffusione e varianti regionali
Se ne trovano varie versioni in Piemonte, in Lombardia, nel Veneto, in Emilia, in Toscana e anche in Puglia, in Campania e in Lazio. Ovviamente cambiano la lingua e i particolari della storia, ma il nocciolo è sempre lo stesso: una donna sposata viene convinta dal suo spasimante ad avvelenare il marito, che però scopre il tranello e si vendica uccidendola.
Origini e scoperta della canzone
Lo scopritore di questa canzone, Costantino Nigra, ipotizzò che la storia raccontata rielaborasse in chiave leggendaria la storia della regina longobarda Rosmunda, che è molto simile, e che quindi risalisse all’alto Medioevo.
Nella versione , raccolta in Liguria, la donna tenta di avvelenare il marito mescolando al vino “la lingua di un serpentin” ma viene smascherata dal figlio “di pochi mesi” che miracolosamente si mette a parlare ed è costretta a bere lei stessa il veleno.
La lingua non è il ligure, ma l’italiano popolare (“dona” per “donna”, “venireva” per “verrei”, “marì” per “marito”, “de lu tuo padre” per “di tuo padre”, “butala” per “mattila”, “riva” per “arriva”, “come la vale” per “come mai succede che”, “intorbolì” per “intorbidato”). La musica è straordinariamente drammatica e sembra sottolineare l’inevitabilità del destino d’amore e di morte della donna. Forma metrica: ballataPàtite, amore, adeo: un'alba poetica
Pàtite, amore, adeo: È uno dei primi documenti poetici in italiano: “vai via, amore mio, è già l’alba, vai via prima che ci troviamo qui assieme. Dio ti assista, che ci possiamo incontrare di nuovo presto”. Tecnicamente è un’”alba”: una canzone ambientata al sorgere del sole, quando i due giovani innamorati, che hanno trascorso la notte insieme di nascosto, si devono lasciare per non essere scoperti. La canzone si è conservata, insieme a molte altre di vario argomento, nei Memoriali bolognesi: serissimi documenti notarili del Duecento in cui gli spazi bianchi fra un documento e l’altro venivano riempiti con testi di canzoni popolari.
Domande da interrogazione
- Quali sono le varianti regionali della canzone e come differiscono tra loro?
- Qual è l'origine della canzone e a quale storia si ispira?
- Cosa rappresenta "Pàtite, amore, adeo" e dove è stata conservata?
La canzone presenta diverse versioni in regioni come Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia, Toscana, Puglia, Campania e Lazio. Sebbene la lingua e i dettagli della storia cambino, il tema centrale rimane invariato: una donna sposata viene convinta dal suo amante ad avvelenare il marito, che scopre il piano e si vendica uccidendola.
La canzone è stata scoperta da Costantino Nigra, che ha ipotizzato che la storia rielabori in chiave leggendaria la vicenda della regina longobarda Rosmunda, risalente all'alto Medioevo.
"Pàtite, amore, adeo" è uno dei primi documenti poetici in italiano, rappresentando un'alba poetica in cui due innamorati devono separarsi al sorgere del sole. È stata conservata nei Memoriali bolognesi, documenti notarili del Duecento che contenevano testi di canzoni popolari.