Concetti Chiave
- Il dialogo tra Ercole e Atlante si svolge in uno spazio cosmico, dove la Terra è una pallottola leggera, paragonata a un oggetto minuscolo.
- Ercole e Atlante discutono sulla leggerezza e sull'apparente inattività della Terra, con riferimenti mitologici e ironici.
- Ercole propone di risvegliare la Terra, ma alla fine giocano a palla con essa, usando nomignoli dispregiativi per descriverla.
- Atlante teme le conseguenze delle loro azioni, ricordando la punizione di Giove a Fetonte, mentre Ercole si sente immune da punizioni divine.
- L'operetta riflette sul pessimismo storico e la degenerazione del genere umano, contrapponendosi alla concezione idealistica di progresso infinito.
Indice
Dialogo e leggerezza della Terra
Linguaggio e sintassi cambiano, è infatti scritto in forma dialogale non in tono così formale come la prima. (27) La scena si svolge in uno spazio fisico, cosmico con grandezza spropositate che riducono la Terra ad un pallottola, essa è caratterizzata dalla leggerezza tale da far pesare di più il mantello per la neve di Atlante.
Tanto leggera da poter essere trasportata sotto l’ascella, in tasca o addirittura attaccata ad un pelo della barba di Atlante, Ercole vuole scoprire la ragione di questa leggerezza e del fatto che non fosse così tonda (ai tempi di Leopardi scoprirono infatti che il nostro pianeta fosse appiattito ai poli, ma qui l’autore esagera paragonandola ad una pagnotta). Atlante dice di poter verificare la leggerezza tenendola in mano (arte di chi sa dire cose gravi senza diventare noioso, come Leopardi nelle Operette morali). Ercole l’aveva già portata prima ma essa batteva più forte a quel tempo mentre ora la paragona ad un orologio con la molla rotta, dunque che non batte più, ed Atlante afferma che essa non faccia rumore da tempo, tanto da portarlo a credere che si fosse trasformata in pianta come Dafne.Ercole e la Terra dormiente
Ercole crede invece che essa stia dormendo, riportando esempi mitologici quali Epidemide con il suo letargo durato 50 anni, e Ermotimo, il quale riusciva a far uscire la propria anima dal corpo occasionalmente. Ercole vuole però verificare che la Terra sia viva, infatti Ermotimo venne bruciato dai suoi conoscenti, convinti che fosse morto.
Gioco e preoccupazioni divine
Propone quindi di risvegliarla con la sua clava di legno ma alla fine giocano a palla con il pianeta, spesso inoltre indicato con nomignoli dispregiativi quali “cialda” “uovo” o “sferuzza”. Ercole si dispiace solo di non aver portato racchette con sé mentre Atlante si preoccupa della reazione di Giove, il quale aveva fatto precipitare Fetonte nel Po dopo essersi lasciato prendere la mano coi cavalli del carro del Sole. Ercole dice che il figlio di Apollo, sminuito a “poeta”, deve stare attento al suo comportamento, mentre il figlio di un Dio no (convinto di godere di impunibilità). Inoltre, le loro intenzioni sono buone non come quelle di Fetonte, personaggio narcisista ed esibizionista, Ercole alla fine sottopone la sua volontà a Atlante. Usa la metafora “soffitta” per indicare il cielo delle stelle. Garbino è il Libeccio, ossia il vento, Atlante teme infatti che possano aumentare i danni alla Terra già ferita da i sismi che hanno formato i continenti. La terra è leggera e sgonfia, Atlante dice infatti che un tempo “saltava come un capriolo” (topos della Terra cambiata rispetto al passato) ed impreca perché non vuole che Ercole la faccia cadere, ma quando questo accade ed Ercole prova a chiederle come stia, non si ode un fiato. Riferimento ironico per citare un’ode di Orazio, poeta protetto da Augusto, in cui diceva che l’uomo giusto non si muove se cade il mondo, Giove aveva infatti questo poeta come suo poeta di corte.
Atlante e il pessimismo storico
Atlante esorta Ercole ad andare da suo padre per togliere la colpa da lui, teme infatti fulmine. Questa operetta può riferirsi al pessimismo storico: progressiva degenerazione del genere umano, fine di un’età eroica in cui l’uomo per far fronte alle difficoltà ambientali aveva dovuto battersi contro la natura, evidenzia il risvolto negativo del genere umano. Concezione idealistica di Hegel, progresso all’infinito, opposta a chi vede invece gli effetti degenerativi, tema poi ripreso da D’Annunzio in “Laudi: Elettra”, dove si trova una sezione dedicata alla città del silenzio con passato glorioso ed eroico ma seguito da decadenza, ma lui vuole invece aspettare la loro resurrezione con il recupero dei tempi passati.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale del dialogo tra Ercole e Atlante?
- Come viene descritta la Terra nel dialogo?
- Quali preoccupazioni esprime Atlante riguardo al gioco con la Terra?
- Qual è l'atteggiamento di Ercole verso la Terra e le sue azioni?
- Come si collega il dialogo al pessimismo storico?
Il dialogo esplora la leggerezza della Terra, paragonata a una pallottola o una pagnotta, e la curiosità di Ercole riguardo a questa leggerezza e alla forma non perfettamente sferica del pianeta.
La Terra è descritta come estremamente leggera, tanto da poter essere trasportata sotto l'ascella o attaccata a un pelo della barba di Atlante, e viene paragonata a un orologio con la molla rotta.
Atlante si preoccupa della reazione di Giove, temendo che possa punirli come fece con Fetonte, e teme che il gioco possa causare ulteriori danni alla Terra già ferita dai sismi.
Ercole è curioso e vuole verificare se la Terra sia viva, proponendo di risvegliarla con la sua clava, ma alla fine gioca a palla con il pianeta, sottoponendo la sua volontà a quella di Atlante.
Il dialogo riflette il pessimismo storico, evidenziando la degenerazione del genere umano e la fine di un'età eroica, in contrasto con la concezione idealistica di progresso infinito di Hegel.