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Indice

  1. Vita di Giovanni Verga
  2. I Malavoglia
  3. Solitudine

Vita di Giovanni Verga

Il poeta Giovanni Verga nasce a Catania il 2 settembre 1840, in una famiglia di importanti benestanti proprietari terrieri. Fin da giovane mostra una forte abilità narrativa infatti decide che la sua vita sarà interamente dedicata alla scrittura. Abbandona presto gli studi di Giurisprudenza e pubblica, a spese della famiglia, i suoi primi lavori. Verga capisce presto che per vivere del suo lavoro deve muoversi dove sta il centro culturale e editoriale dell’Italia. Così lascia Catania e soggiorna a Firenze, dove entra in contatto con il dibattito culturale sull’arte, la scienza e la letteratura. Qui scrive il suo primo grande successo, Storia di una capinera (1871), e la commedia Rose caduche, pubblicata postuma. Ma è a Milano, dove si trasferisce stabilmente dal 1872, che Verga trova vita culturale e giornalistica italiana. Proprio per questo sveglia Milano poiché è la città più moderna della penisola. Tuttavia, la vera svolta nella sua vocazione narrativa inizia proprio con la pubblicazione di Vita dei campi (1880), una raccolta di importanti novelle ambientate nelle campagne della sicilia. Qui Verga sviluppa la tecnica dell’impersonalità, che diventerà una caratteristica distintiva del suo stile.

I Malavoglia

Nel 1881 esce I Malavoglia, romanzo che avvia il cosiddetto ciclo dei Vinti, in cui Verga progettava di raccontare l’intera società italiana, dai ceti più umili all’aristocrazia, osservando la vita quotidiana e della sorte che condizionano le esistenze dei personaggi. La saga dei Vinti prosegue con Mastro-don Gesualdo (1889), incentrato sull’ascesa sociale di un uomo comune ossessionato dalla “roba”, cioè dai beni materiali. Verga, pur avendo successo con i romanzi, non abbandona mai il teatro. Dopo alcuni tentativi giovanili, raggiunge il successo con Cavalleria rusticana (1884), tratto dalla novella omonima, che ottiene un grande successo e gli garantisce stabilità economica. Negli anni successivi scrive altri drammi, tra cui In portineria e La lupa, e si interessa anche alle nuove forme di comunicazione visiva, come la fotografia e il cinema, adattando alcune delle sue opere per il grande schermo.

Solitudine

Anche la vita privata di Verga riflette la sua dedizione totale alla scrittura. Ama la solitudine e non cerca impieghi stabili né legami matrimoniali duraturi, pur avendo relazioni importanti con diverse donne. Mantiene invece un forte legame con la sua famiglia d’origine e con la Sicilia, che rimane sempre centrale nella sua narrativa. Solo negli anni 90, torna definitivamente a Catania, dove continua a scrivere fino agli ultimi anni della vita, tra teatro e progetti letterari rimasti incompiuti. Giovanni Verga muore nel 1922 a Catania, lasciando un’eredità letteraria molto importante che segna profondamente la narrativa italiana. Egli attraverso il suo realismo, la sua tecnica dell’impersonalità e l’attenzione alla vita dei più umili, riesce a raccontare con precisione e partecipazione le vicende di uomini e donne, intrecciando destino, ambiente e passione umana.

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